CHI SONO

Per contattarmi potete scrivere al mio indirizzo:  lanazarena62@gmail.com

Sono una donna cattolica. Se il blog ti piace e desideri aiutarmi economicamente affinché io possa avere il tempo necessario per aggiornarlo ogni giorno e rispondere alle e-mail dei lettori, puoi inviarmi una donazione libera. Grazie!


Visualizzazioni totali

lunedì 18 aprile 2016

UN SEMPLICE CONTADINO CONTRO HITLER

 UN SEMPLICE CONTADINO CONTRO HITLER

  
Beato Francesco Jagerstatter 
Laico, martire

St. Radegund, Austria, 20 maggio 1907 - Berlin -Brandenburg, Germania, 
9 agosto 1943

Un umile contadino, con tre figlie, nativo di un piccolo paesino austriaco il 9 agosto 1943 venne decapitato dopo la condanna a morte comminatagli per aver rifiutato risolutamente di essere coinvolto nella guerra di Hitler.(1)

La notte prima della barbara esecuzione che avrebbe posto fine alla sua vita Franz la trascorse da solo in cella in compagnia di un foglio di carta e di una penna. Il foglio di carta era un documento con il quale si impegnava a servire nell'esercito tedesco. Sarebbe bastata una firma per salvarsi la vita.

Quando il cappellano del carcere lo visitò lo implorò di firmare Franz rispose: «Sono in una completa e totale unione con il Signore».

Perché non firmò? Studs Terkel ha cercato di porsi questa domanda dandosi questa risposta: «Franz Jägerstätter fu un folle o un santo? Forse né l'una cosa né l'altra. Non vi è alcun dubbio tuttavia fu un 'impulso' che lo condusse ad essere un testimone solitario e che questo forse derivava da un essere umano pieno del potenziale morale dell'uomo».(2)

Studs risponde parzialmente alla domanda perché non sappiamo come questo 'impulso' crebbe sino alle sue estreme conseguenze. Per cercare di capirlo occorre ripercorrere le tracce del percorso umano.



Jägerstätter quando venne decapitato aveva compiuto da poco trentasette anni. Era nato il 20 maggio 1907 nel villaggio di Sankt Radegund in Stiria che ancora oggi non supera i 2.500 abitanti. Sarebbe stato un anonimo contadino austriaco se non avesse iniziato dopo il matrimonio a nutrire un interesse religioso sempre più vivo.

Religiosità che non rimase circoscritta al privato ma che da subito si estese alle sue scelte di vita.

Nel 1938 - quando l'Austria fu annessa alla Germania - fu l'unico del suo paesino a votare no alla fine della indipendenza austriaca. Scrivendo dal carcere quando oramai si profilava la condanna a morte scrisse alla moglie: «Preferisco senza tentennamenti rinunciare ai miei diritti sotto il Terzo Reich conservando la sicurezza di mantenere intatti i diritti garantiti dal regno di Dio». Quando nel 1943 il suo parroco cercò di convincerlo a desistere dal suo proposito Franz discusse con lui citando le Sacre Scritture in modo tale che il prete dovette rinunciare al suo tentativo. L'interpretazione dei passi che 'costringevano' Franz a rifiutare la guerra erano così chiari che nessuna obiezione era possibile.

Occorre dire che la decisione di Franz non fu una specie di 'illuminazione mistica' come può sembrare.

Nel giugno 1940 era stato chiamato al servizio militare ed aveva prestato giuramento di fedeltà a Hitler come tutti i soldati. Era stato pochi giorni in divisa e venne rimandato casa per 'insostituibilità'. A quei tempi - come d'altronde in tutti gli eserciti - un uomo era considerato insostituibile quando rappresentava l'unico sostentamento per la sua famiglia. Ancora nel 1940 e nel 1941 fu richiamato ma riuscì sempre dopo brevi periodi e senza mai essere impiegato in operazioni militari a rientrare a casa a causa della sua insostituibilità.

Nel 1943, quando all'esercito occorrevano tutti gli uomini abili, venne richiamato nuovamente. Inizialmente non si presentò in caserma poi. sotto la pressione, del parroco partì ma dichiarò al momento di essere inquadrato che non avrebbe portato armi. Combattere per il nazismo era contrario alla sua coscienza. Ovviamente questo atteggiamento lo condusse di fronte ai tribunali militari. L'unica concessione che Franz fece fu quella di rendersi disponibile ad essere impiegato come soldato addetto ai servizi sanitari.

Che avesse maturato le sue convinzioni pacifiste e di opposizione al Terzo Reich lo dimostra il fatto che durante uno dei processi intermedi cui venne sottoposto dichiarò che aveva maturato la sua decisione nel corso dell'ultimo anno e che era giunto alla conclusione che per lui «era impossibile essere contemporaneamente nazista e cattolico».

La radicalità della decisione morale di Jägerstätter fa riflettere sulla pericolosità che il suo atteggiamento rappresentò per il nazismo. La sua interpretazione del cattolicesimo come antitetico al nazismo avrebbe rappresentato un pericoloso precedente, un'inaccettabile prova di debolezza. Altro elemento importante è il fatto che Franz fu un uomo solo e - soprattutto - lasciato solo. Che l'abitudine di benedire cannoni fosse cosa illecita e immorale allora non sfiorava minimamente nessuno né laico né religioso.

Il suo atteggiamento fu pericoloso anche per la 'parte' che rappresentava. Ancora nell'agosto del 1945 il vescovo Fliesser indicava Jägerstätter come un modello da non seguire per le sue attitudini verso il servizio militare.(3)

Il contadino Franz venne giudicato da un'alta corte di giustizia composta dal consigliere Leuben, dal consigliere Ranft, dal generale della Luftwaffe Walther Musshoff, dal viceammiraglio Theodor Arps, dal maggior generale Schreiber. L'accusa fu sostenuta dal consigliere Kleint.

Di questi uomini che mandarono a morte Jägerstätter sappiamo poco. Il generale Walter Musshoff è morto nel suo letto nel 1971 mentre il viceammiraglio Arps - che ricoprì l'incarico di giudice militare dal gennaio 1940 sino all'8 maggio 1945 morì in prigionia nell'aprile del 1947 a Garmisch-Partenkirchen

NOTE

1) Oltre al già citato libro di Zahn va segnalato in italiano Erna Putz, Franz Jägerstätter. Un contadino contro Hitler, Editrice Berti, 2000. Esiste poi un cortometraggio realizzato dalla Associazione “Franz Jägerstätter” con la regia di Fulvio De Martin Pinter che si può richiedere alla Associazione "Franz Jägerstätter", c/o Caritas diocesana, via Endrici, 27, 38100, Trento.

2) Studs Terkel in Chicago Sun Times, 24 gennaio 1965.

3) «nicht als objektiv gültiges Vorbild für seine Haltung zur Militärpflicht hingestellt werden» cfr. Bischöfliches Ordinariat Linz, Seelsorgeamt, an Pfarramt St. Radegund, 11. August 1945, fatto citato anche nella versione originale tedesca del volume di Erna Putz, p. 149.



CRISTO O HITLER

Un uomo "coraggioso" che ha agito "secondo la sua coscienza". Così il Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo di Vienna, ha definito il beato Franz Jägerstätter, morto assassinato dal regime nazista durante la Seconda Guerra Mondiale.

"Il nostro tempo ha bisogno di questi testimoni", ha indicato il porporato.

La biografia del beato martire, intitolata "Cristo o Hitler?" (Edizioni San Paolo), è stata presentata il 10 dicembre scorso nella Basilica di San Bartolomeo Apostolo di Roma. Hanno presieduto l'evento, oltre al Cardinale, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, Jean-Dominique Durand, docente di Storia Contemporanea dell'Università Jean Moulin, e il giornalista Aldo Maria Valli.

Erano presenti anche l'autore del libro, Cesare Zucconi, e la moglie del beato, Franziska Jägerstätter, insieme alle tre figlie: Rosalía, María e Luisa.

"Franz Jägerstätter era un uomo sincero con se stesso e con gli altri, un uomo che cerca nella fede la forza e che quindi anche nella debolezza ha un grande forza davanti al male assoluto", ha detto Cesare Zucconi.

Il coraggio di dare la vita

Franz Jägerstätter, beatificato il 26 ottobre 2007, era nato il 20 maggio 1907 a St. Radegung, in Austria. Era un uomo pio e assiduo frequentatore dei sacramenti. Nel 1936 sposò Franziska.

Nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, fu costretto a far parte del regime hitleriano, ma era certo di non poter servire una guerra ingiusta. Sei anni prima, il beato aveva letto l'Enciclica "Mit Brennender Sorge" di Pio XI, che condannava il nazismo.

"Non era un rivoluzionario ma trova nel Vangelo la forza di dire 'non posso'", ha detto durante la presentazione del libro Jean-Dominique Durand.

Il docente ha affermato che il beato mostra un esempio di vera fede, diversa da quella di "tanti cristianisti, cioè i cristiani che vivono senza Cristo".

Arrestato per la sua opposizione al nazismo, in prigione scriveva lettere alla moglie Franziska, che ha deciso di donarne alcune alla Basilica di San Bartolomeo perché siano a disposizione dei pellegrini che visitano il tempio, che accoglie le reliquie di vari martiri del XX secolo.

"Rendo grazie al nostro Salvatore perché ho potuto soffrire per lui. Confido nella sua infinita misericordia. Spero che mi abbia perdonato e che non mi abbandoni nella mia ultima ora... Rispettate i comandamenti e, con la grazia di Dio, ci rivedremo presto in cielo", scrisse in una lettera citata dal Cardinale José Saraiva Martins nell'omelia della sua beatificazione.

Il beato Jägerstätter era un uomo semplice. Laico, padre di famiglia, "era un personaggio fortemente moderno perché in fondo si interroga su domande che occupano anche la nostra vicenda oggi. Penso quindi alla questione della coscienza, alla libertà del cristiano, al rapporto con la Scrittura e con il suo tempo", ha detto l'autore.

Franz venne processato per insubordinazione da un tribunale militare riunito a Berlino, che il 6 luglio 1943 lo condannò a morte. Da marzo a maggio rimase nella prigione militare di Linz.

Questo martire ha molto da dire ai cristiani del XXI secolo: "Noi cristiani possiamo vivere questa fede semplice che viveva Franz, leggendo la Scrittura, volendo bene agli altri, pregando; è quello che ha vissuto Franz fino all'estrema conseguenza e anche quello che può vivere ognuno di noi", ha concluso l'autore.

Nessun commento:

Posta un commento

CHI SONO