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domenica 24 aprile 2016

2^ PARTE DI 6 - TORTURATO PER CRISTO - di Richard Wumbrand

 2. “NESSUN HA AMORE PIÙ GRANDE”
2.1. TORTURE INDESCRIVIBILI
2.2. CHE COSA SIGNIFICA IL LAVAGGIO DEL CERVELLO
2.3. BREVE LIBERAZIONE – NUOVO ARRESTO
2.4. UN PATTO STRANO: NOI PREDICAVAMO-ESSI CI BATTEVANO
2.5. CHE COSA ACCADDE A MIA MOGLIE E A MIO FIGLIO?
2.6. "MIHAI, CREDI IN GESU'!"



2. “Nessun ha amore più grande”
Lavorai ufficialmente e clandestinamente fino al 29 febbraio 1948. Unadomenica, una bella domenica, mentre mi recavo in chiesa fui preso, "rapito" dalla polizia segreta. Molte volte mi ero chiesto che volesse dire l'espressione "un rapimento di uomini", menzionata più volte nella Bibbia. Il comunismo mi ha insegnato il suo significato. In quel tempo molti furono rapiti come me: un furgone della polizia segreta si fermò davanti a me, quattro uomini saltarono fuori e mi spinsero dentro. Scomparvi, per molti anni. Per oltre otto anni, nessuno seppe se io fossi vivo o morto. Mia moglie fu visitata da membri della polizia segreta che fingevano di essere stati miei compagni di prigionia. Le dicevano che avevano assistito ai miei funerali. Lei ne fu molto addolorata e il suo cuore si spezzò. Migliaia di fedeli delle chiese di tutte le denominazioni furono messi in prigione in quel tempo. Non furono incarcerati soltanto ecclesiastici, ma anche semplici contadini, giovani e ragazze che testimoniavano della propria fede. Le prigioni erano piene e in Romania, come in tutti i paesi comunisti, essere incarcerati significava essere torturati. Alle volte le torture erano orribili e preferisco non parlare troppo di quelle attraverso le quali sono passato io stesso. Quando ci ripenso non riesco più a dormire perché il ricordo è troppo penoso. In un altro libro racconterò in modo più particolareggiato le mie esperienze con Dio durante la prigionia.
2.1. Torture indescrivibili
Un pastore di nome Florescu fu torturato con roventi attizzatoi e con coltelli. Era stato battuto malvagiamente. Poi dei ratti affamati furono cacciati nella sua cella attraverso un tubo. Non poteva dormire, ma doveva difendersi continuamente. Se riposava un momento, i ratti lo attaccavano. Lo costrinsero a stare in piedi per due settimane notte e giorno. I comunisti volevano costringerlo a tradi-re i propri fratelli; ma egli resistette con fermezza. Alla fine gli portarono il suo figlio quattordicenne e cominciarono a frustarlo davanti al padre, dicendo che avrebbero continuato a batterIo finché il pastore non avesse detto ciò che essi volevano. Il pover'uomo era fuori di sé. Cercò di resistere il più possibile, ma alla fine gridò a suo figlio: "Alessandro, debbo dire ciò che vogliono! Non resisto più a vedere come ti battono!" Il figlio rispose: "Padre, non mi fare questa ingiustizia di avere per genitore un traditore! Resisti! Se mi uccidono, morirò con le parole: Gesù è la mia patria". I comunisti, pieni di ira, si gettarono sul ragazzo e lo percossero a morte. Il suo sangue si sparse sulle pareti della cella. Egli morì lodando Dio. Dopo aver assistito a questa scena il fratello Florescu perdette la ragione. I nostri polsi erano cinti da manette con chiodi appuntiti all'interno. Se rimanevamo totalmente fermi, non ci laceravano. Ma nelle celle freddissime, quando tremavamo dal freddo, i nostri polsi erano lacerati dai chiodi. I cristiani erano appesi a corde con la testa in giù e percossi così duramente che i corpi dondolavano per i colpi. Alcuni credenti erano perfino rinchiusi in celle "frigorifere" tanto fredde che gelo e ghiaccio li coprivano interamente. Anch'io fui gettato in una di queste celle con pochissimi indumenti addosso. Il medico della prigione ci sorvegliava attraverso un'apertura e quando vedeva segni di congelamento mortale, faceva un cenno alle guardie che accorrevano e ci portavano fuori per riscaldarci. Quando finalmente eravamo riscaldati, ci mettevano di nuovo nelle celle frigorifere per farci gelare da capo. Decongelamento, poi congelamento fino a un minuto o due soltanto dalla morte per poi subire un nuovo disgelo. Si continuava senza soste. Ancor oggi, alle volte, non mi riesce di aprire un frigorifero, tanta è l'angoscia del ricordo.
Noi credenti fummo messi in tramezzi di legno poco più grandi di noi, senza possibilità di fare alcun movimento. Dozzine di chiodi acuti erano fissati a ogni lato dello scompartimento con le loro punte taglienti come rasoi che sporgevano interiormente. Finché rimanevamo perfettamente immobili tutto andava bene. Ci costrinsero a stare in piedi in questi tramezzi per molte ore. Quando per la stanchezza facevamo qualche movimento, i chiodi penetravano nella carne. Se ci muovevamo o contraevamo un muscolo, c'erano gli orribili chiodi. Ciò che i comunisti fecero ai credenti sorpassa ogni possibilità di comprensione umana. Ho visto dei comunisti torturare i cristiani e i visi dei torturatori brillavano di una gioia sadica. Mentre torturavano i credenti gridavano: "Siamo il diavolo". Il nostro combattimento non è contro carne e sangue, ma contro i principati e le potenze malefiche. Abbiamo visto che il comunismo non viene dagli uomini ma da satana. Esso è una forza spirituale, una forza malefica che si può combattere soltanto con una forza spirituale maggiore, lo Spirito di Dio. Ho chiesto spesso ai torturatori: "Non avete nessuna compassione nel vostro cuore?" Solitamente mi rispondevano con una citazione di Lenin che "non si può fare la frittata senza rompere il guscio delle uova e non si può spaccare della legna senza che volino schegge". Replicavo: "Conosco questa citazione di Lenin. Ma c'è una differenza: quando si taglia un pezzo di legno esso non sente nulla. Ma qui si tratta di esseri umani. Ogni percossa produce dolore e ci sono delle madri che piangono". E' stato un parlare vano. Per loro non esiste altro che la materia e un uomo è come un pezzo di legno, come il guscio di un uovo. Con tale credenza scendono a una incredibile profondità di crudeltà. La crudeltà dell'ateismo è difficile a credersi. Quando l'uomo non crede nel premio dei giusti e nel castigo dei malvagi non ha motivo di essere umano. I torturatori comunisti spesso dicevano: "Non c'è Dio, non c'è un aldilà, non c'è punizione per la malvagità, quindi possiamo fare quello che vogliamo". Ho udito perfino un torturatore dichiarare: "Ringrazio Dio, in cui non credo, di essere vissuto fino a questo momento per poter dar sfogo a tutta la malvagità del mio cuore". Egli esprimeva la sua credenza infierendo sui carcerati con brutalità e torture incredibili. Mi spiace che un coccodrillo mangi un uomo, ma non posso rimproverare il coccodrillo. E' un coccodrillo e non un essere morale. Così non possiamo rimproverare i comunisti. Il comunismo ha distrutto ogni senso morale in loro. Essi si vantavano di non aver compassione nel Cuore. Imparai da loro. Mentre non riservavano nessun posto a Gesù nel loro cuore, io decisi di non lasciare nel mio Cuore il benché minimo posto per satana. Ho testimoniato davanti alla Sottocommissione per la Sicurezza Interna del Senato degli Stati Uniti d'America, descrivendo loro cose atroci, come i cristiani venivano legati alle croci per quattro notti e quattro giorni. Le croci erano poste a terra e centinaia di prigionieri dovevano compiere le loro necessità corporee sulla faccia dei crocifissi. Poi le croci venivano erette e i comunisti li deridevano e li beffavano dicendo: "Guardate il vostro Cristo! Quant'è bello! Che odore porta dal cielo!" Ho descritto pure come dopo essere stato lui stesso portato sull'orlo della pazzia per le torture subite, un sacerdote sia stato costretto a consacrare escrementi umani e urina per dare la santa comunione. Questo avvenne nella prigione romena di Ploesti. Dopo chiesi al sacerdote perché non aveva preferito morire piuttosto che partecipare a questo orrendo scherno. Mi rispose: "Non giudicatemi, vi prego, ho sofferto già troppo!" Tutte le descrizioni bibliche dell'inferno o i dolori dell'inferno di Dante sembrano nulla paragonati alle torture nelle carceri comuniste. Questa è una piccolissima parte di ciò che successe una domenica e molte altre domeniche nella prigione di Ploesti. Tante cose non si possono narrare. Il mio cuore non resisterebbe se dovessi raccontarle di continuo. Sono troppo terribili e oscene per descriverle. Questo è ciò che i vostri fratelli in Cristo subirono e subiscono tuttora! Un grande eroe della fede fu il pastore Milan Haimovici. Le prigioni erano sovraffollate e le guardie non ci conoscevano personalmente. Chiamavano solamente tutti quelli che dovevano essere puniti con 25 colpi di frusta per aver violato qualche regolamento del carcere. Innumerevoli volte il pastore Milan Haimovici andò volontariamente al posto di qualche altro. Così si guadagnò il rispetto degli altri carcerati, non soltanto per sé stesso, ma pure per Cristo che egli rappresentava. Se dovessi raccontare tutti gli orrori dei comunisti e tutto il sacrificio dei credenti, non finirei mai. Si conoscevano non solo le torture ma anche gli atti eroici. L'esempio eroico di coloro che soffrivano in prigione ispirò grandemente i fratelli rimasti liberi. Uno dei nostri operai della Chiesa clandestina era una giovane. La polizia comunista scoprì che essa distribuiva segretamente Vangeli e parlava di Cristo ai bambini. Decisero di arrestarla. Ma per far sì che l'arresto fosse più straziante e doloroso possibile, decisero di rimandarlo per qualche settimana, fino al giorno del suo matrimonio. Proprio il giorno del matrimonio, il più radioso giorno della vita di una ragazza, la giovane vestita da sposa fu arrestata. A un tratto la porta fu forzata e la polizia segreta entrò di colpo. Quando la sposa vide la polizia segreta, stese le sue braccia verso loro per essere ammanettata.Bruscamente misero le manette ai suoi polsi. Ella si volse verso il suo sposo, poi baciando le catene disse: "Ringrazio il mio Celeste Sposo per questo gioiello che Egli mi ha regalato nel giorno del mio matrimonio. Lo ringrazio di avermi fatta degna di soffrire per Lui". Fu trascinata via fra i pianti dei credenti e del suo sposo, i quali ben sapevano ciò che era solito accadere alle giovani credenti nelle mani delle guardie comuniste. Dopo 5 anni fu rilasciata. Era una donna distrutta, spezzata, che mostrava almeno trent'anni di più della sua vera età. II suo sposo non si era stancato di aspettarla. Essa dichiarò che le sue prove erano state il minimo che avesse potuto fare per il suo Redentore. Questa è la splendida fedeltà dei credenti della Chiesa clandestina.
2.2. Che cosa significa il lavaggio del cervello
Gli occidentali hanno udito certamente parlare del lavaggio del cervello, sia durante la guerra Coreana e sia durante la guerra del Vietnam. Ho subìto anch'io personalmente il lavaggio del cervello. E' una tortura spaventosa. Per anni e anni stavamo a sedere, per diciassette ore al giorno, costretti ad ascoltare questa litania: Il comunismo è buono! Il comunismo è buono! Il comunismo è buono! II comunismo è buono! Il cristianesimo è sciocco! II cristianesimo è sciocco! II cristianesimo è sciocco! II cristianesimo è sciocco! II cristianesimo è sciocco! Rinuncia! Rinuncia! Rinuncia! Rinuncia! Ripeto: per diciassette ore al giorno, giorno per giorno, settimana per settimana, mese per mese.
Alcuni credenti mi hanno chiesto come si possa resistere al lavaggio del cervello. C'è solo un metodo per resistere al lavaggio del cervello, ed è il "lavaggio del cuore". Se il cuore è lavato dall'amore di Cristo e se il cuore lo ama, potete resistere a tutte le torture. Che cosa non farebbe una sposa innamorata per il suo sposo? Che cosa non farebbe una mamma per il suo bambino? Se amate Cristo come lo amava Maria, che lo ebbe nelle sue braccia quando era bambino, se voi amate Gesù come una sposa ama il suo sposo, allora certamente potrete resistere a tali torture. Poiché Dio ci giudicherà non su quanto abbiamo sopportato, ma su quanto abbiamo amato. lo sono un testimone dell'amore mostrato da questi credenti nelle prigioni comuniste. Essi potevano amare Dio e gli uomini. In prigione, le torture e la brutalità continuavano senza interruzione. Quando perdevo la conoscenza o ero troppo stordito perdare ai miei torturatori la speranza della mia confessione, mi riportavano nella mia cella. Lì rimanevo, senza cure e mezzo morto, onde recuperare un po' di forza, per essere poi di nuovo "lavorato". Molti morivano a questo punto, ma in qualche modo le mie forze mi tornavano sempre. Gli anni successivi, in diverse prigioni, mi ruppero quattro vertebre della spina dorsale e altre ossa. Mi hanno tagliuzzato il corpo in non meno di dieci punti; mi hanno bruciato la carne con dei ferri, producendo diciotto buchi nel mio corpo. Dei medici nella città di OsIo, vedendo tutte queste cicatrici e anche quelle della tubercolosi polmonare che avevo pure avuto, hanno dichiarato che era un puro miracolo se ero ancora in vita! Secondo i loro libri di medicina sarei dovuto essere morto da anni. Sono convinto io stesso che ciò è un vero miracolo, perché Dio è Dio dei miracoli. Credo che Dio fece questa meraviglia affinché voi poteste udire la mia voce che grida a favore della Chiesa clandestina dietro la cortina di ferro. Egli permise che qualcuno sopravvivesse per proclamare ad alta voce il messaggio inviato dai fratelli fedeli e sofferenti della Chiesa clandestina.
2.3. Breve liberazione – nuovo arresto
Giunse l'anno 1956; ero stato in prigione già da otto anni e mezzo ed ero molto dimagrito. Ero ricoperto di ferite e cicatrici, ero stato brutalmente battuto e preso a calci, beffato, quasi ucciso dalla fame e dal freddo; avevo subìto molti interrogatori fino alla nausea, ero stato minacciato e abbandonato. Nessuno di questi maltrattamenti aveva prodotto il risultato che i miei torturatori desideravano. Infine, delusi, mi rilasciarono. Tra l'altro, avevano ricevuto continue proteste contro il mio imprigionamento. Mi fu concesso di ritornare alla mia vecchia attività pastorale, ma per una settimana soltanto. Predicai due sermoni; poi mi chiamarono per dirmi che non avrei più potuto predicare, né occuparmi di qualsiasi attività religiosa. Che cosa avevo detto? Avevo consigliato alla mia comunità di avere "pazienza, pazienza e ancora pazienza". "Ciò significa che tu stai dicendo loro di essere pazienti finché verranno gli americani a liberarli!" urlarono i poliziotti. Avevo anche detto che la ruota della storia continua a girare e che i tempi cambieranno. "Con questo vuoi dire loro che i comunisti non governeranno sempre! Queste sono bugie controrivoluzionarie!"essi gridarono ancora. Così ebbe fine il mio ministero pubblico. Probabilmente le autorità credevano che ora avrei avuto timore di sfidarle ancora e di continuare nell‟evangelizzazione. In questo si sbagliavano! In segreto ritornai al lavoro che avevo intrapreso e la mia famiglia mi sostenne, rimanendo al mio fianco. Di nuovo testimoniavo dell'Evangelo a gruppi nascosti di credenti, andando e venendo come un fantasma, sotto la protezione di quelli di cui potevo fidarmi, questa volta portavo su di me ferite e cicatrici per dare forza al mio messaggio concernente la malvagità dell'ateismo e per incoraggiare le anime vacillanti ad aver maggior fede in Dio e rimanere ferme.
Organizzai una rete segreta di evangelisti che si aiutavano a vicenda per spandere l'Evangelo sotto gli occhi dei comunisti, provvidenzialmente incapaci di vedere. Dopotutto, se un uomo è talmente cieco da non vedere la mano di Dio all'opera, è probabile che egli non veda nemmeno quella del suo messaggero. La sorveglianza incessante della polizia sulle mie attività e nei luoghi in cui venivo a trovarmi portò il suo frutto. Fui scoperto e messo nuovamente in carcere. Ci dovette essere una ragione, questa volta, per non incarcerare la mia famiglia, forse a causa di tutta la pubblicità che mi era stata fatta. Ero stato otto anni e mezzo in prigione e per tre anni in libertà. Adesso stavo per rimanere imprigionato per altri cinque anni e mezzo. II mio secondo arresto si presentava, sotto molti aspetti, peggiore del primo. Sapevo troppo bene quello che mi aspettava. Le mie condizioni fisiche diventarono subito pessime. Ma nonostante tutto continuammo il lavoro clandestino della Chiesa clandestina anche nel sottosuolo delle carceri comuniste.
2.4. Un patto strano: noi predicavamo-essi ci battevano
Era severamente proibito evangelizzare i prigionieri. Era inteso che chiunque fosse stato colto in quell'infrazione avrebbe subìto severissime battiture. Alcuni di noi decidemmo di pagare il prezzo per "acquistare" il "diritto" di predicare e così accogliemmo per buono il loro patto: noi predicavamo ed essi ci battevano. Eravamo felici di poter predicare ed essi erano felici di batterci. Così eravamo felici tutti. Così, più volte di quanto io possa ricordare si ripeté la seguente scena: un fratello in fede stava appunto predicando agli altri carcerati della stessa cella, quando le guardie lo interrompevano sorprendendolo a metà di una frase. Lo trascinavano fuori attraverso il corridoio, alla "camera delle battiture"; dopo una bastonatura che sembrava interminabile, lo riportavano sanguinante e livido e lo ricacciavano nella cella. Lentamente, benché sofferente e pieno di dolori, si rialzava e aggiustandosi il vestito diceva: "Ora, fratelli, dov'ero rimasto quando sono stato interrotto?" e continuava il suo messaggio su Cristo. Erano esperienze indicibili! Talvolta i predicatori erano laici, uomini semplici ma ripieni dello Spirito Santo, i quali annunciavano la Parola di Dio con potenza. Nelle loro parole c'era tutto il loro cuore, poiché predicare in tali circostanze proibitive non era cosa da poco! Le guardie venivano sempre a prendere il predicatore, per bastonarlo quasi a fin di vita. Nelle carceri di Gherla un credente di nome Grecu fu condannato a essere bastonato fino alla morte. La procedura durò alcune settimane. Lo battevano molto lentamente. Lo colpivano sotto le piante dei piedi con una mazza di gomma, poi lo lasciavano. Dopo alcuni minuti gli davano un altro colpo, e dopo una breve sosta ancora un colpo, infine un forte colpo ai testicoli che gli faceva perdere i sensi. Un medico lo rianimava con una iniezione. Appena ritornato in sé gli davano del cibo per fargli riprendere le forze, poi veniva di nuovo battuto. Morì sotto questa lenta e continua bastonatura. Una delle persone che diresse quella tortura era membro del comitato centrale del partito comunista e si chiamava Reck. Ora, a un certo momento, Reck soleva fare una comunicazione particolare che i comunisti ripetevano volentieri ai cristiani: "Sai, io sono Dio. Ho potestà di vita e di morte sopra di te”. “Colui che sta in cielo non può decidere se mantenerti in vita o meno. Tutto dipende da me. Se io voglio, tu vivrai; se io voglio, tu sarai ucciso. lo, dunque, sono Dio!" Così Reck si beffava dei credenti. In questa orribile situazione, il fratello Grecu diede a Reck una risposta molto interessante che io ho udito più tardi da Reck personalmente. Gli disse: "Tu non sai che parola profonda hai pronunziata. Tu sei veramente un Dio. Ogni bozzolo è, in realtà, una farfalla, se si sviluppa in modo regolare. Tu non sei stato creato per essere un torturatore, un uomo che uccide. Tu sei stato creato per diventare un essere simile a Dio. Gesù disse ai Giudei del suo tempo: 'Voi siete dei'. La vita della divinità è nel tuo cuore. Molti che sono stati come te, molti persecutori come l'apostolo Paolo, hanno scoperto, a un certo momento della loro vita, che per un uomo è cosa vergognosa commettere atrocità, perché potrebbe fare opere migliori. Così essi sono divenuti partecipi della natura divina. Credimi, Reck, la tua vera vocazione è quella di essere un figliolo di Dio, simile a Dio, e non un torturatore". In quel momento Reck non prestò molta attenzione alle parole della sua vittima, come neanche Saulo da Tarso aveva prestato attenzione alla magnifica testimonianza di Stefano assassinato in sua presenza. Ma le parole udite operarono nel suo cuore e, più tardi, anche Reck comprese che questa era stata la sua vera chiamata. Una grande lezione si determinò da tutte queste bastonature, torture e stragi: lo spirito signoreggia il corpo! Spesso, mentre venivamo torturati, sentivamo le torture, ma sembrava che fossero qualcosa di distante e di lontano dallo spirito che era invece immerso nella gloria di Cristo e della Sua presenza con noi. Quando ci davano una fettina di pane alla settimana, e un po' di zuppa sporca ogni giorno, decidemmo di dare fedelmente la decima anche di questo. Ogni decima settimana davamo la fettina di pane ai fratelli più deboli tra noi, come nostra decima al Signore. Un credente incarcerato venne condannato a morte. Prima dell'esecuzione della condanna, gli fu permesso di rivedere sua moglie. Le sue ultime parole a lei furono: "Sappi che io muoio amando coloro che mi uccidono. Essi non sanno quello che fanno, e l'ultima richiesta che ti rivolgo è di amarli anche tu. Non avere amarezza nel cuore perché essi uccidono il tuo sposo che ami. Ci rivedremo in cielo". Queste parole fecero un'impressione profonda nell'ufficiale della polizia segreta che aveva assistito alla conversazione tra marito e moglie. Più tardi egli mi raccontò questo fatto in prigione, dove venne a sua volta incarcerato per essersi convertito a Cristo. Nella prigione di Tirgu-Ocna c'era un prigioniero giovanissimo, di nome Matchevici. Era stato arrestato all'età di diciotto anni e per le torture subìte era ora malato di tubercolosi. In qualche modo, la famiglia era venuta a conoscenza del suo grave stato di salute e gli aveva mandato cento fiale di streptomicina che avrebbero potuto salvarlo dalla morte. Il commissario politico della prigione lo chia-mò e, mostrandogli il pacco, disse: "Ecco le medicine che potrebbero salvarti la vita. Ma non ti è concesso di ricevere pacchi dalla tua famiglia. Personalmente vorrei ben aiutarti. Tu sei giovane e non vorrei che dovessi morire in prigione. Aiutami ad aiutarti. Dammi le informazioni contro i tuoi compagni di carcere e ciò potrà giustificarmi davanti ai miei superiori per averti consegnato il pacco". Matchevici rispose senza esitazione: "Non voglio rimanere in vita per poi dovermi vergognare, guar-dandomi nello specchio, alla vista della faccia di un traditore. Non posso accettare una tale condizione. Preferisco morire". L'ufficiale della polizia segreta, stringendogli la mano, disse: "Mi congratulo con te. Non mi aspettavo un'altra risposta da te”.
Ma vorrei farti un'altra proposta. Alcuni dei prigionieri sono diventati nostri informatori. Dicono di essere comunisti e denunciano tutti voi. Fanno il doppio gioco. Non abbiamo nessuna fiducia in loro. Vogliamo sapere in che misura sono sinceri. E verso di te sono senz'altro traditori. Ti fanno tanto male, informandoci delle tue parole e azioni. Comprendo che tu non voglia tradire i tuoi compagni. Ma dacci informazioni intorno a quelli che sono contro di te e potrai salvare la tua vita!" Matchevici rispose prontamente come la prima volta: "lo sono un discepolo di Cristo ed Egli ci ha insegnato ad amare anche i nostri nemici. Questi uomini ci tradiscono, ci fanno tanto male, ma io non posso ricambiare il male con il male. Non posso darvi informazioni contro di loro. Ho compassione e prego per loro, ma non voglio avere a che fare con i comunisti". Matchevici ritornò dalla conversazione con il commissario politico e morì nella stessa cella dove io mi trovavo. Lo vidi morire lodando Iddio. II suo amore aveva trionfato anche della naturale sete di vita. Se un uomo di pochi mezzi ama molto la musica, dà anche l'ultimo denaro che ha in tasca per ascoltare un concerto. Anche se poi rimane senza soldi, non si sente affatto deluso, poiché ha ascol-tato qualcosa di meraviglioso. Non mi sento affatto deluso di aver perduto tanti anni in prigione. Ho fatto delle preziose esperienze. In carcere sono stato tra esseri deboli e insignificanti, ma ho avuto altresì il privilegio di essere nella stessa cella con grandi uomini di Dio, con eroi della fede che somigliavano ai credenti della Chiesa primitiva. Essi morivano lietamente per Cristo. La bellezza spirituale di tali uomini di Dio non potrà mai esser descritta. Le cose che ho raccontate fin qui non sono eccezionali. Le cose soprannaturali sono diventate naturali per i credenti della Chiesa clandestina. Essa è ritornata al suo primo amore. Prima di entrare in prigione, amavo molto Cristo. Ora che ho visto la vera "Sposa di Cristo", il suo corpo spirituale, direi che amo la Chiesa clandestina quanto io amo Cristo. Ne ho visto la bellezza e lo spirito di sacrificio.
2.5. Che cosa accadde a mia moglie e a mio figlio?
Fui tolto a mia moglie. Non sapevo che cosa le fosse accaduto. Solo dopo molti anni ho saputo che anche lei era stata incarcerata. Le credenti soffrono molto più degli uomini in prigione; le donne vengono seviziate brutalmente dalle guardie. Le ingiurie e le oscenità che sono costrette a udire sono orribili. Donne prigioniere furono costrette ai lavori forzati per un canale che doveva essere costruito, ed esse dovevano adempiere lo stesso lavoro degli uomini. Spalavano terra durante l'inverno. Delle prostitute erano costituite come ispettrici e facevano a gara nel torturare le fedeli. Mia moglie ha mangiato l'erba come una bestia, per rimanere in vita. Le prigioniere affamate, che lavoravano in quel canale, riuscivano a mangiare topi e serpenti. Uno dei divertimenti delle guardie, la domenica, era di gettare le donne nel Danubio, per poi pescarle fuori e deriderle quando ne vedevano i corpi bagnati, e quindi le gettavano di nuovo e le ripescavano ancora. Mia moglie fu gettata in questo modo nel Danubio. Mio figlio fu lasciato vagabondare per le strade quando sua madre e suo padre gli furono tolti. Fin dalla sua fanciullezza Mihai era stato molto religioso e tanto interessato alle cose della fede. Dopo, all'età di nove anni, quando i suoi genitori gli furono tolti, attraversò una crisi nella sua vita cristiana. Diventò cattivo e dubitò della sua fede. A quella ancor tenera età aveva un problema che i ragazziin genere non hanno: doveva pensare a guadagnarsi da mangiare. Era un crimine aiutare le famiglie dei martiri cristiani. Due signore che l'aiutarono furono arrestate e battute con tanta malvagità che oggi ancora, dopo quindici anni, sono invalide. Una signora che, rischiando la vita, prese Mihai nella sua casa, fu condannata a otto anni di prigione per il reato di aver aiutato le famiglie dei prigionieri. Tutti i suoi denti andarono in pezzi per i calci ricevuti. Le furono rotte le ossa ed è rimasta invalida per tutta la vita.
2.6. "Mihai, credi in Gesù!"
All'età di undici anni Mihai cominciò a guadagnarsi il pane lavorando regolarmente. La sofferenza gli aveva recato un indebolimento della fede. Dopo due anni che sua madre era stata imprigionata, gli fu permesso di vederla. Andò alla prigione comunista e vide sua madre dietro le sbarre di ferro. Era sporca, scheletrica, con le mani callose e indossava la lugubre uniforme dei carcerati. A stento la riconobbe. Le prime parole di lei furono: "Mihai, credi in Gesù!" Le guardie furenti strapparono mia moglie da Mihai e la portarono fuori. Mihai pianse a veder la mamma trascinata via. E questo fu il momento della sua conversione. Egli capì che se si può amare Cristo in tali circostanze è perchè sicuramente Egli è il Salvatore. Più tardi egli disse: "Se il cristianesimo non avesse altri argomenti a suo favore, il fatto che mia mamma crede in esso è sufficiente per me". In quel giorno egli accettò pienamente Cristo. Nella scuola era una continua battaglia per sopravvivere. Egli era un bravo studente e un giorno ricevette per premio una cravatta rossa, segno della sua appartenenza ai giovani pionieri comunisti. Mio figlio disse: "Non indosserò mai la cravatta di coloro che hanno imprigionato mia mamma e mio padre". Per questa ragione fu espulso dalla scuola. Dopo aver perduto un anno rientrò a scuola, nascondendo il fatto che era figlio di un prigioniero cristiano. Più tardi dovette svolgere un tema contro la Bibbia. Egli scrisse: "Gli argomenti contro la Bibbia sono deboli e le citazioni contro la Bibbia non sono vere. Sicuramente il professore non ha letto la Bibbia. La Bibbia è in armonia con la scienza". Di nuovo fu espulso. Questa volta fu costretto a perdere due anni di scuola. Infine gli fu permesso di studiare nel "seminario". Qui gli veniva insegnata "la teologia marxista". Tutto veniva spiegato secondo il pensiero di Karl Marx. Mihai protestò apertamente in classe. Altri studenti si unirono a lui. Il risultato fu che venne espulso e non potè terminare uno studio teologico serio. Una volta, a scuola, quando il professore tenne un discorso ateistico, mio figlio si alzò per contraddire il professore, e lo richiamò alla grave responsabilità che egli prendeva su di sé guidando tanti giovani su una via sbagliata. Tutta la classe prese le sue parti. Era stato necessario che qualcuno avesse avuto il coraggio di parlare per primo. Poi, tutti furono con lui. Per proseguire i suoi studi doveva costantemente nascondere il fatto che egli era il figlio di Wurmbrand, il prigioniero cristiano. Ma spesso ciò veniva scoperto e di nuovo si verificava la scena, ormai prevedibile, di essere richiamato nell'ufficio del direttore della scuola per essere espulso un'altra volta ancora. Mihai soffrì molte volte la fame. Le famiglie dei fedeli incarcerati nelle nazioni comuniste quasi sempre muoiono di fame, perché è un grande reato aiutarle. Vi racconterò soltanto un caso della sofferenza di una famiglia cristiana che conosco personalmente. Un fratello venne incarcerato a causa del suo lavoro per la Chiesa clandestina. Lasciava a casa moglie e sei figli. Le sue figlie di diciassette e diciannove anni non poterono trovare lavoro. L'unico a dare lavoro in una nazione comunista è lo Stato, e lo Stato non dà lavoro ai figli dei "criminali cristiani". Vi prego di non giudicare questa storia secondo il metro della morale! Accettatene soltanto i fatti! Le due figlie di questo martire cristiano che erano anch'esse cristiane, diventarono prostitute per sostenere i loro fratelli più piccoli e la loro mamma malata! Il loro fratello minore, che aveva quattordici anni, vedendo ciò impazzì e fu ricoverato in manicomio. Quando, dopo diversi anni, il padre fu scarcerato, la sua preghiera fu: "Dio, riportami in prigione, perché non posso sopportare questo". La sua preghiera fu esaudita ed egli ora si trova in carcere a causa del reato di aver testimoniato ai suoi figli. Le sue figliole non sono più prostitute. Hanno ricevuto un lavoro, avendo accettato la richiesta della polizia segreta, la quale voleva farne delle informatrici. Come figlie di un martire cristiano, esse sono ricevute con onore in ogni casa cristiana, ascoltano e poi riferiscono tutto quello che hanno udito alla polizia segreta. Non dite solamente che tutto ciò è brutto e immorale, e certamente lo è, ma chiedetevi se non è anche colpa vostra che avvengono simili tragedie e che tali famiglie cristiane sono abbandonate a sé stesse, senza l'aiuto di chi vive nella libertà. 

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