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giovedì 31 marzo 2016

Nei momenti di difficoltà dobbiamo affidarci a Dio

Risposta a una ragazza.


Cara sorella in Cristo,
                                              ho letto con molto interesse la tua e-mail. La tua storia mi sembra quella del “Figliol prodigo”, il quale si abbandonò a una vita sregolata, tuffandosi a capofitto nei divertimenti sfrenati, ma poi, quando toccò il fondo, si rese conto di aver sbagliato, e ritornò da suo padre, che lo accolse a braccia aperte. È commuovente osservare quanto è grande la Divina Misericordia nei nostri confronti! Nonostante ognuno di noi ha commesso degli sbagli nella vita, il Signore è sempre pronto a riabbracciarci e a perdonarci ogni volta che ritorniamo a Lui col cuore contrito, cioè sentendo dispiacere per aver compiuto delle azioni che hanno recato dispiacere a Dio, che è infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.

Ma ormai il passato è passato, adesso bisogna guardare al futuro. Puoi essere certa che con un po' di impegno e sacrificio riuscirai a risolvere questa situazione difficile, e a condurre una vita più serena e gioiosa. La tua medicina è una sola: Dio. Devi buttarti tra le sue braccia paterne e confidare nel suo aiuto onnipotente. Devi confidare anche nella Beata Vergine Maria, che è la nostra Mamma celeste. Mai nessuno dopo essere ricorso con fiducia alla Madonna, è stato da Lei abbandonato.

Sono contento che hai personato il tuo papà per gli sbagli commessi, e non hai nei suoi confronti sentimenti di odio e vendetta, anzi preghi anche per lui. Tu quel che potevi fare per migliorare il rapporto, lo hai fatto, se poi le cose non sono andate come speravi, non è colpa tua. Pazienza.

Comprendo che stai soffrendo molto, perché quando si soffre di incubi notturni è difficile riposare adeguatamente, e poi ovviamente durante il giorno si è stanchi. Non sappiamo se questi disturbi del sonno sono causati solo da motivi psicologici, oppure se c'è anche lo zampino del demonio. Diceva san Luigi Gonzaga che il diavolo cerca di seminare confusione, perché nel torbido pesca sempre qualcosa. È chiaro che a lui conviene il tuo attuale stato di difficoltà, infatti se tu cadessi nella malinconia o addirittura nella depressione, per lui sarebbe facile farti commettere qualche scelleratezza.

Santa Teresa d'Avila e altri santi, quando venivano disturbati dal diavolo, gettavano un po' di acqua benedetta, e il nemico del genere umano fuggiva via. Prima di andare a dormire, potresti provare ad aspergere un po' di acqua benedetta sul tuo letto. Io ho provato nella mia cameretta, e in genere ho dormito più tranquillo. Un'altra cosa che potresti fare è metterti al collo una medaglietta della Madonna Miracolosa (devi farla benedire da un prete o da un diacono), o meglio ancora se utilizzi anche lo scapolare della Madonna del Carmine (oltre ad essere benedetto, deve anche essere imposto da un sacerdote seguendo un rito approvato). La Madonna ha promesso a San Simone Stock che chi muore con addosso questo scapolare non andrà all'inferno, perché prima di morire riuscirà a pentirsi sinceramente dei peccati commessi.

Inoltre potresti portare addosso, oppure mettere sotto le lenzuola del tuo letto, qualche reliquia dei santi. Se non sai dove trovarle, posso regalartele io. Le reliquie non si possono vendere (sarebbe sacrilegio), si possono solo regalare. 

Infine di consiglio di fare delle buone letture spirituali, ad esempio potresti leggere questi libri: Riflessioni devote” di Sant'Alfonso Maria de Liguori, “Le Glorie di Maria” di Sant'Alfonso Maria de Liguori, “Imitazione di Cristo” (autore incerto), “Filotea” di San Francesco di Sales. 

Spero con tutto il cuore che tu riesca a risolvere i problemi che ti affliggono. Gesù ti ama assai, ricordati sempre che Lui per amor tuo si è immolato sulla Croce del Golgota, espiando così al posto tuo le pene meritate dalle colpe che hai commesso. Lui sapeva benissimo quali errori avresti fatto nella vita; ciononostante volle donare la sua vita in sacrificio per salvare l'anima tua. Ti rendi conto? La Seconda Persona della Santissima Trinità è venuta sulla terra per immolarsi e salvare la tua anima. Adesso, almeno per riconoscenza, sei obbligata ad amare con tutte le tue forze un Dio che ti ha tanto amato sino a dare la sua vita per te. 

Coraggio, devi farcela a superare questo periodo difficile della tua vita! Se posso esserti di qualche aiuto, non esitare a scrivermi, per me è una gioia incoraggiare le persone che sono alla ricerca di Dio.

lunedì 28 marzo 2016

Incertezza dell'ora della morte

Dagli scritti di Sant'Alfonso Maria de Liguori, Vescovo e Dottore della Chiesa.


Estote parati, quia qua hora non putatis, Filius hominis veniet (Luc 12,40)

PUNTO I

È certo che tutti abbiamo da morire, ma è incerto il quando. "Nihil certius morte (dice l'Idiota), hora autem mortis nihil incertius". Fratello mio, già sta determinato l'anno, il mese, il giorno, l'ora e 'l momento, nel quale io e voi abbiam da lasciar questa terra ed entrare nell'eternità; ma questo tempo a noi è ignoto. Il Signore, acciocché noi ci troviamo sempre apparecchiati, ora ci dice che la morte verrà come un ladro di notte e di nascosto: "Sicut fur in nocte, ita veniet" (1 Thess 5,2): ora ci dice che stiamo vigilanti, perché quando meno ce l'immaginiamo, verrà Egli a giudicarci: "Qua hora non putatis, Filius hominis veniet". Dice S. Gregorio che Dio per nostro bene ci nasconde l'ora della morte, acciocché ci troviamo sempre apparecchiati: "De morte incerti sumus, ut ad mortem semper parati inveniamur". Giacché dunque la morte in ogni tempo, ed in ogni luogo può toglierci la vita, se vogliamo morir bene e salvarci, bisogna (dice S. Bernardo) che in ogni tempo ed in ogni luogo la stiamo aspettando: "Mors ubique te exspectat; tu ubique eam exspectabis".

Ognuno sa che ha da morire, ma il male è che molti ravvisano la morte in tanta lontananza che la perdono di vista. Anche i vecchi più decrepiti e le persone più infermicce pure si lusingano di avere a vivere per tre o quattro altri anni di più. Ma all'incontro, io dico, quanti ne sappiamo noi anche a' giorni nostri morti di subito! chi sedendo, chi camminando, chi dormendo nel suo letto! È certo che niun di costoro credea di avere a morir così improvvisamente ed in quel giorno ch'è morto. Dico in oltre di quanti in quest'anno son passati all'altra vita, morendo nel loro letto, niuno s'immaginava di dovere in quest'anno finire i suoi giorni. Poche sono le morti, che non riescono improvvise.

Dunque, cristiano mio, quando il demonio vi tenta a peccare con dirvi che domani poi vi confesserete, rispondetegli: E che so io, se oggi è l'ultimo giorno di mia vita? se quest'ora, questo momento, in cui voltassi le spalle a Dio, fosse l'ultimo per me, sicché per me poi non vi fosse più tempo di rimediare, che ne sarebbe di me in eterno? A quanti poveri peccatori è succeduto che nello stesso punto che cibavansi di qualch'esca avvelenata, sono stati colti dalla morte e mandati all'inferno? "Sicut pisces capiuntur hamo, sic capiuntur homines in tempore malo" (Eccli 9,12). Il tempo malo è propriamente quello, in cui attualmente il peccatore offende Dio. Dice il demonio che questa disgrazia non vi succederà; ma voi dovete dire: E se mi succede, che ne sarà di me per tutta l'eternità?

PUNTO II

Il Signore non ci vuol vedere perduti, e perciò non lascia d'avvertirci a mutar vita colla minaccia del castigo. "Nisi conversi fueritis, gladium suum vibrabit " (Ps 7,13). Mirate (dice in altro luogo) quanti, perché non l'han voluta finire, quando meno se l'immaginavano, e vivean in pace sicuri di aver a vivere per molti anni, repentinamente è giunta loro la morte: "Cum dixerint pax, et securitas, tunc repentinus eis superveniet interitus" (Prov 29,1). In un altro luogo dice: "Nisi poenitentiam egeritis, omnes similiter peribitis". Perché tanti avvisi del castigo, prima di mandarcelo? se non perché Egli vuole che noi ci emendiamo, e così evitiamo la mala morte. Chi dice, guardati, non ha voglia di ucciderti, dice S. Agostino: "Non vult ferire, qui clamat tibi: Observa".

È necessario dunque apparecchiare i conti, prima che arrivi il giorno de' conti. Cristiano mio, se prima di notte in questo giorno doveste morire, e avesse da decidersi la causa della vostra vita eterna, che dite, vi trovereste i conti apparecchiati? o pure quanto paghereste per ottener da Dio un altro anno, un mese, almeno un altro giorno di tempo? E perché ora che Dio già vi dà questo tempo, non aggiustate la coscienza? Forse non può essere che questo giorno sia l'ultimo per voi? "Non tardes converti ad Dominum, et non differas de die in diem; subito enim veniet ira illius, et in tempore vindictae disperdet te" (Eccli 5,9). Per salvarti, fratello mio, bisogna lasciare il peccato; se dunque hai da lasciarlo una volta, perché non lo lasci ora? "Si aliquando, cur non modo?" (S. Agostino). Aspetti forse che giunga la morte? ma il tempo della morte non è tempo di perdono, ma di vendetta. "In tempore vindictae disperdet te".

Se alcuno vi dee una gran somma, voi presto vi cautelate con farvi fare l'obbligo scritto, dicendo: Chi sa che può succedere? E perché non usate poi la stessa cautela per l'anima vostra, che importa assai più di quella somma? perché non dite lo stesso: Chi sa che può succedere? Se perdete quella somma, non perdete tutto; e benché perdendo quella perdessivo tutto il vostro patrimonio, pure vi resterebbe la speranza di riacquistarlo; ma se in morte perdete l'anima, allora veramente avrete perduto tutto, e non vi sarà più per voi speranza di ricuperarlo. Voi siete così diligente in notare le memorie de' beni che possedete, per timore che non si perdano, se mai v'accadesse una morte improvvisa; e se per caso vi accade questa morte improvvisa, e vi trovate in disgrazia di Dio, che sarà dell'anima vostra per tutta l'eternità?

PUNTO III

"Estote parati". Non dice il Signore che ci apparecchiamo, quando ci arriva la morte, ma che ci troviamo apparecchiati. Quando viene la morte, allora in quella tempesta e confusione sarà quasi impossibile aggiustare una coscienza imbrogliata. Così dice la ragione. Così minaccia Dio, dicendo che allora Egli non verrà a perdonare, ma a vendicarsi del disprezzo fatto delle sue grazie. "Mihi vindicta, et ego retribuam in tempore". (Rom 12,19). Giusto castigo, dice S. Agostino, sarà questo per colui che potendo non ha voluto salvarsi, di non potere quando vorrà: "Iusta poena est, ut qui recta facere cum posset noluit, amittat posse cum velit". Ma dirà alcuno: Chi sa, può essere ancora che allora mi converta, e mi salvi. Ma vi gittereste voi in un pozzo con dire: Chi sa, può essere che gittandomi resto vivo e non muoio? Oh Dio, che cosa è questa? Come il peccato accieca la mente, che fa perdere anche la ragione! Gli uomini, quando si tratta del corpo, parlano da savi; quando poi si tratta d'anima, parlano da pazzi.

Fratello mio, chi sa se questo punto che leggete, è l'ultimo avviso che Dio vi manda? Presto apparecchiamoci alla morte, acciocché non ci colga improvvisamente. Dice S. Agostino che 'l Signore ci nasconde l'ultimo giorno di nostra vita, affinché in tutt'i giorni stiamo apparecchiati a morire: "Latet ultimus dies, ut observentur omnes dies". Ci avvisa S. Paolo che bisogna attendere a salvarci non solo temendo, ma anche tremando: "Cum metu et tremore vestram salutem operamini". (Philipp 2,12). Narra S. Antonino che un certo re della Sicilia per far intendere ad un privato il timore, col quale egli sedea nel trono, lo fece sedere a mensa con una spada pendente da un picciolo filo sulla testa, sicché quegli stando così, appena poté prendere qualche poco di cibo. Tutti noi stiamo collo stesso pericolo, mentre in ogni momento può caderci sopra la spada della morte, da cui dipende la nostra salute eterna.

Si tratta di eternità. "Si ceciderit lignum ad austrum, aut ad aquilonem, in quocunque loco ceciderit, ibi erit" (Eccl 11,3). Se venendo la morte ci troviamo in grazia di Dio, oh che allegrezza sarà dell'anima, potendo allora dire: Ho assicurato tutto, non posso perdere più Dio, sarò felice per sempre. Ma se la morte troverà l'anima in peccato, qual disperazione sarà il dire: "Ergo erravimus". Dunque ho errato ed al mio errore non ci sarà rimedio per tutta l'eternità? Questo timore fece dire al Ven. P. M. Avila, apostolo delle Spagne, quando gli fu portata la nuova della morte: "Oh avessi un altro poco di tempo, per apparecchiarmi a morire!". Questo facea dire all'Abbate Agatone, con tutto che moriva dopo tanti anni di penitenza: "Che ne sarà di me! I giudizi di Dio chi li sa!". S. Arsenio anche tremava in morte, e dimandato da' discepoli, perché così temesse: "Figli, rispose, questo timore non mi è nuovo; io l'ho avuto sempre in tutta la mia vita". Sopra tutti tremava il santo Giobbe, dicendo: "Quid faciam, cum surrexerit ad iudicandum Deus? et cum quaesierit, quid respondebo illi?".


[Tratto da "Apparecchio alla morte", di Sant'Alfonso Maria de Liguori]

mercoledì 23 marzo 2016

Riflettere sullo stato di vita da eleggere

Lettera a una ragazza


Cara sorella in Cristo,
                                     stai facendo benissimo a riflettere sullo stato di vita da eleggere. Si tratta di una decisione di grande importanza per il tuo futuro, pertanto spero ardentemente che tu possa abbracciare la volontà di Dio, qualunque essa sia. Viviamo in una società materialista ed edonista, nella quale regna un egoismo spaventoso. Mi fa piacere sapere che sei disposta a donare la tua vita a Dio mettendoti al servizio delle persone bisognose di aiuto e conforto.

Adesso stai riflettendo se donare il tuo cuore a un uomo della terra, oppure a Gesù, Re del Cielo e Redentore del genere umano. Io spero solo che tu faccia la volontà del Signore, però per il tuo bene mi auguro che tu sia stata prescelta per divenire sposa di Cristo, abbracciando la vita religiosa in qualche istituto fervoroso e osservante. Infatti, le donne più felici che ho conosciuto nella vita, sono le suore che vivono con devozione, zelo e fervore la vita consacrata.

Per capire se Gesù buono ti desidera tutta per sé, potresti trascorrere alcuni giorni di esperienza vocazionale in qualche convento di un buon istituto religioso. Se ti accorgerai di non essere chiamata a questo stato di vita, te ne tornerai a casa tua più serena, poiché almeno ti sarai tolta un dubbio. Se invece comprenderai che tra tante altre ragazze sei stata scelta dal Redentore Divino per divenire sua casta sposa, allora dovrai esultare di gioia per questo grande privilegio! Solo in Cielo comprenderai pienamente quanto grande sia stata la grazia di abbracciare la vita religiosa.

Però, se farai un'esperienza vocazionale, non dovrai scegliere un istituto qualsiasi, ma solamente qualcuno in cui vi vive in maniera fervorosa e osservante, non in maniera rilassata e secolarizzata, come purtroppo capita di vedere spesso qua e là.

Spero che Gesù buono riesca a catturarti presto e prenderti tutta per Sé! 

martedì 22 marzo 2016

CHI SONO