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martedì 26 aprile 2016

4^ PARTE di 15 - I MIEI COLLOQUI CON LE POVERE ANIME

I MIEI COLLOQUI CON

 LE POVERE ANIME

EUGENIA VON DER LEYEN

4^ PARTE di 15

La Monaca.

9 Agosto 1921. Ore 5 pomeridiane, vidi in giardino fra due alberi una monaca in piedi. Poichè essa sembrava mi aspettasse e perchè credevo fosse una monaca che conoscevo da prima, mi affrettai a correrle incontro. Essa era sparita di colpo senza lasciar traccia. Io rifeci la strada di ritorno per vedere se poteva essere stato l'inganno del­l'ombra; ma il posto, lo spazio fra gli alberi era come sempre.
13 Agosto. La vidi venirmi incontro sulla strada che porta alla Chie­sa.
19 Agosto. La vidi passare proprio accanto a me in giardino così che potei vedere chiaramente che aveva l'abito delle Mallersdorfer .
NOTA. Le Suore Mallesdorfer (povere Francescane della Sacra Fami­glia) sono un Ordine Femminile molto diffuso in tutta la Baviera. La Casa Madre si trova nella Bassa Baviera, nella Marktgemeinde Mallers­dorf (nel Comune mercantile di Mallersdorf).
25 Agosto. Sulle scale dell'Oratorio.
30 Agosto. Mi aspetta sulla porta di casa.
11 Settembre. In giardino.
14 Settembre. Nell'Oratorio. Prima della S. Messa vidi qualche cosa specchiarsi sulla finestra davanti a me; pensai che la finestra dietro di me non fosse fermata e quindi il movimento davanti a me, e così mi voltai! Stava subito dietro di me, io vidi molto bene il suo viso; grandi occhi neri con una espressione triste, come una persona viva, non pallida, ma a me del tutto sconosciuta. Mi pareva che la fi­gura fosse senza braccia. Io provai una sensazione orrenda, perché essa era così vicina a me.
17 Settembre. Sgusciare accanto a me in giardino.
19 Settembre. Io giocavo a palla con un bambino, ed essa passò fra mezzo. Io devo aver fatto una faccia spaventata, perché il bambino mi domandò che cosa avevo visto.
22 Settembre. Essa stava seduta sulle scale dell'Oratorio.
2 Ottobre. Mentre raccoglievo dei fiori, lei stette sovrumanamente grande davanti a me. Non riuscii ancora a decidermi a parlare con lei, e quando ero arrivato a prendere coraggio, lei era sempre nuovamente sparita.
7 Ottobre. Essa arrivò purtroppo in camera mia; io mi svegliai con uno strano presentimento, accesi la luce, lei era accanto al mio let­to. Io ebbi una tale paura che non riuscii a rivolgerle la parola; mi di­fesi contro di lei con l'acqua santa, poi passando sopra di me essa spa­rì nella parete. Fu una cosa tremenda.
11 Ottobre. Quando andai a dormire alle 10 non pensavo affatto a lei, perché mi ero divertita parecchio (si era in tempo di caccia) io accesi la luce nella mia stanza. Lei era là. Io passai davanti a lei per andare all'acquasantino, l'aspersi e domandai: "Che cosa vuoi da me?" Essa mi guardò fisso negli occhi e disse senza muovere la bocca: "Io non ti ho mandato venti marchi per le Missioni".
NOTA Leggendo queste righe molti restano sorpresi, che una persona per venti marchi, debba subire un simile castigo. Qui c'é un errore. Quali peccati abbia commesso la monaca nella sua condizione non è detto. In ogni caso quei venti marchi sono soltanto un piccolo segno della sua consueta maniera di vivere, che rese la sua anima così infelice.
Io non potrei dire, se le feci un segno di si o se le promisi di provvedere; perché il momento fu troppo impressionante, in ogni caso lei fu contenta perchè mi venne molto vicina come se volesse dirmi ancora qualche cosa. Ma io ebbi tanta paura, che subito la cospersi con l'acqua santa, dopo di che lei sparì dalla finestra. Ben­ché fosse stato una cosa tremenda, io potei riposare benissimo do­po. I venti marchi furono consegnati alle missioni e furono celebrate delle Sante Messe per le povere anime.
Ebbi pace fino al 3 Novembre, in cui ebbi una grande gioia. Quando andai a dormire alle undici vidi l'interno della mia stanza illuminato.
Pensando che qualcuno avesse lasciato la luce elettrica accesa entrai. Ed ecco la monaca allo stesso posto come nell'ultima apparizione; ma quanto diversa! Usciva da lei come uno splendore di luce, il suo abito nero pareva come rivestito di splendore. Ma ciò che più riluceva era l'espressione del suo viso. Certamente i suoi occhi avevano già visto il Buon Dio. Essa mi guardò sorridente e fe­lice. Le mani, che io vidi per la prima volta, erano incrociate sul petto. Il suo viso era paragonabile soltanto a un opale, non potrei trovare una espressione diversa. Io fui così gioiosamente sorpresa, che rimasi come impietrita e non riuscii a domandare altro che: "Come ti chiami?" Allora essa fece soltanto festosamente il segno di croce, si fece buio e lei era sparita. Allora la luce non era rimasta accesa. Mi pare sia da escludersi una illusione, perchè dal nulla non si puó sentir nulla di ciò che io provai. L'apparizione mi sembrò piú grande del solito, e per la prima volta non stava in piedi sul pa­vimento. Questa fu l'ultima apparizione della monaca, ma forse es­sa mi aprì il senso per altra visione.

La Contessa Maria Schoenborn *

* NOTA. Come abbiamo già detto nella prefazione, la Principessa Eugenia von der Leyen nel suo diario ha scritto tutti i nomi per intero per cui il libro diventa assai aderente alla verità.
4 Febbraio 1922. Alle 9 di mattina mi venne incontro una Signora con un vestito scuro, colletto di pizzo bianco e una cuffietta, piut­tosto grande, slanciata che non conobbi, nella moda degli anni 50.
17 Febbraio. Di nuovo sulla scala.
Poi fino al 20 Maggio io fui assente; il giorno del mio ritorno a casa la vidi entrare in biblioteca al secondo piano; poiché tornavo dalla Comunione ebbi il coraggio di seguirla.
Quando aprii la porta essa stava là rivolta verso di me come se mi stesse aspettando.
Io chiesi: "Chi sei? essa rispose: "Maria Schoenborn".
Una mia pro zia che io non conobbi. Io: "Che cosa vuoi da me?" "Perché non puoi aver pace?" essa: "Qui ho peccato." Poi sparì. Si pregò molto per lei, ed io non la rividi più.
Come già accennato in marzo e aprile ero andata via.
Ad O......, dove era morta una mia parente molto cara, io abitai nella sua stanza, però non la vidi mai. Una volta andando a passeg­gio la vidi venirmi incontro in un prato. Essa portava un rastrello sulle spalle, era molto riscaldata e mi sorrise. Non credevo ai miei occhi, lei era come sempre e io avrei gridato per la gioia, se non fos­si stata con altre persone.
Purtroppo sparì subito.. Io non ne parlai. Quando tornai a casa e raccontai dove ero stata, mi dissero: "Oh, li Ortensia ha sempre aiutato una povera donna a raccogliere il fieno." Essa non sembra­va aver bisogno della mia preghiera, piuttosto io vidi in questa ap­parizione come un segno. Io avevo molta confidenza con lei e avevo scritto per lei la storia della monaca, lasciandole la libertà di creder­le o meno. Essa rispose che non poteva credere, senza parfarne con me. Ma non ci arrivò più perchè morì.

 "Gli Undici" e il Parroco Schmuttermeier

NOTA. Il Parroco Schmuttermeier, insegnante di Religione di una volta per la Principessa era morto nel 1899.
Il 4 Luglio 1922 vidi per la prima volta le undici ombre, che vedo spesso, sono colonne di nebbia di diversa grandezza, io le vedo sempre solo sulla terrazza davanti e giù fino al monte presso la casa della birra, qualche volta mi passano molto vicine. Non si riesce a distinguere una figura, esse sono come avvolte nella nebbia, sembrano asparagi giganti.
Io le vedo tanto spesso che non scrivo date, non mi importa niente di loro. La festa di Natale dopo la Messa del mattino mi ven­nero molto vicino, allora dissi loro: "Se siete anime, pregate Gesú Bambino", alchè esse si chiusero insieme come un colpo, come un coltello da tasca ed erano sparite. Fu una cosa molto strana, perché a tutto quello che finora io avevo detto a loro, esse non avevano mai reagito.
Il 27 Dicembre 1921 vidi il Parroco Schmuttermeier venirmi incontro in giardino, egli era solo come uno straccio ma non è possi­bile un errore. (3)
Il 9 Gennaio 1922 egli mi stava aspettando all'Oratorio, non bello da vedersi. Io chiesi: "Signor Parroco, posso aiutarla?" Egli mi chiese una S. Messa, che fu celebrata presto. La sera del medesimo giorno lo vidi di nuovo.
Il 25 Gennaio lo vidi per la quarta ed ultima volta. Mentre an­cora stavo in chiesa la sera, vidi pendere dal confessionale una mani­ca bianca. Io ne restai meravigliata, perché tutta la chiesa era vuota, ma pensai che la gente verrà pure. Un po' curiosa mi inginocchiai in un banco e ci ripensai, se non dovevo approfittare dell'occasione e andarmi a confessare. Circa 5 minuti dopo sentii aprirsi la porta del confessionale e.... esce il Parroco Schmuttermeier, mi passa vi­cino, mi sorride amichevolmente e sale lungo la corsia di mezzo. Sotto la lampada davanti all'altare si inginocchia. Dopo un po' viene il sacrestano per suonare l'Angelus. Io ho l'impressione che inciampi quasi nel Parroco. Fu accesa la luce, ed ora poteva vedere tutto molto bene. Era una cosa molto strana, il sacrestano passò come attraverso il Parroco, aveva l'aspetto di un mosaico a qua­dretti; io potevo distingurli tutti e due. Subito dopo era sparito non lo vidi piú.

Barbara e Tomaso.

Il nostro vecchio servo di casa lo vidi 17 volte sempre solo in ospedale, non ho mai parlato con lui.
Il 31 Gennaio 1923 io abitai per alcuni giorni in una stanza al terzo piano. Quando durante il giorno guardai nello specchio, vidi uscirne una testa di donna. Mi voltai, dietro di me stava una dama in rosa; ma all'istante era di nuovo sparita. Il suo vestito era il costume del XVI secolo, solo mi colpii subito il fatto che la sua petti­natura non si concordava col vestito.
La sera andai a dormire con presentimento non molto simpatico perché sentii nella camera vicina, che era disabitata, parlare la medesima voce, che se si è sentita una volta non si dimentica piú. Io dormii benissimo sino alle tre, quando mi risvegliai con un senso di spaven­to. Ora sapevo, lei è qui. Accesi la luce ed eccola e anche un uomo in costume di cavallerizzo accanto a lei, stavano alla porta. Io ricorsi all'acqua santa e domandai: "Chi sei?" - "Barbara". "Che vuoi?" nessuna risposta; essa mise il dito sulle labbra e mi fece cenno di uscire dalla porta con lei. Era tutto così naturale che mi vergognavo di uscire dal letto davanti all'uomo. Allora essi uscirono dalla porta ed io notai una ferita alla nuca di lei. Di qui la sua strana capigliatura. Io mi guardai bene di andare con loro; solo quando furono fuori guardai dietro e la vidi entrare nella cosidetta camera da letto. Non sarei potuta entrarvi, perché era chiusa a chiave.
Il 5 Febbraio avevo da fare di sopra ed ecco Barbara sul corri­doio che entrò di nuovo nella camera da letto. Io scesi di corsa pre­si la chiave e la seguii. La trovai che mi aspettava appoggiata alla parete. Io domandai: “Sei Barbara von L...V” (perchè nel frattempo avevamo guardato nella storia dove c'era pure un'altra Barbara) "Si' - "Vuoi pregare con me?". Essa mi fece cenno di sì con uno sguardo cattivo. Io recitai: "Anima Christi..." e quando io dissi: "Acqua del Costato di Cristo lavami", essa incominciò a piangere disperatamente e a singhiozzare nelle sue mani. Poi mi guardò ancora una volta con occhi pungenti e uscii fuori verso la torre. Ora da lun­go tempo non la vedo, perché non vado piú di sopra. Poi venne a stare di sopra una pittrice, noi saliamo spesso da lei per vedere, ma Barbara non la vedo.
Il 21 Febbraio all'una di notte mi sveglio con la precisa sensa­zione. Barbara e l'uomo sono lì in piedi. Io mi adirai proprio, perché di sotto io mi sentivo sicura da loro e dissi: "Perché non rimanete di sopra?" - "Perché quelli non possono vedere". Io domando all'uo­mo: "Come ti chiami?". Barbara risponde per lui: "Tomaso" "Che vuoi ancora da me?" - "Una S. Messa" dice Barbara. Io prego con loro e dico: "Non venite più, io vi prometto che si pregherà per voi". Poi essi se ne vanno non li vidi più. Mi fa sempre meraviglia quale forza emani dagli spiriti per potermi svegliare dal sonno più profondo. Lo svegliarsi è qualche cosa del tutto singolare; uno ca­pisce subito che cosa lo aspetta. Un vedere nel buio è escluso, una volta anche con Barbara io ho chiuso gli occhi per provare, ma allo­ra non si vede niente!

La vecchia cuoca Crescenza e la donna che uccise il suo bambino!

Alla medesima epoca di Barbara, ci fu anche un'altra apparizio­ne. Mentre il 1° Febbraio 1923 mi trovano con la cuoca in dispensa, ecco improvvisamente due donne in piedi fra noi. In una io riconob­bi subito la nostra cuoca Crescenza che era rimasta da noi 42 anni ed era morta nel 1888. Vicino a lei una sconosciuta, che aveva un aspet­to per niente simpatico. Crescenza aveva un sembiante molto bello, esattamente come da viva, molto simpatica. Due giorni dopo io le incontrai di sotto nel corridoio; ma poichè c'era qualcuno con me non potei parlare con loro.
24 Febbraio. Mi sveglio alle 4, accendo la luce ed eccola con la sconosciuta accanto al mio letto. Io dissi: "Cara Crescenza da dove vieni?" essa: "Dallo spazio". Io: "Come mi hai trovata?" Allora essa fece un movimento per aria con la mano. Io dico: "Non venire più da me. Ti prometto che sarà pregato per te. Sia lodato Gesù Cristo!" Lei se ne andò e insieme pure la sconosciuta.
28 Febbraio alle 4 e mezzo viene la sconosciuta (paurosa) * , lei si ferma più di 10 minuti, io le dò acqua santa, prego, lei non si muove, solo mi guarda adirata. Io ho molta paura, non so infatti perchè non risponda una parola. Finalmente se ne va. E' vestita po­veramente, ha un fazzoletto da testa e un grembiule come una donna da lavoro, non mi è simpatica. Essa mi fa pensare alla donna che vi­di in A..., che poi descriverò più tardi.
Io ho paura di quella espressione da donna depravata, non lo si può esprimere in altro modo!
* NOTA. Il lettore troverà lungo tutto il diario, come sono reali le parole religiose: "II peccato è orrendo, la virtù è bella". La vista della bruttezza dell'uomo in peccato ci viene in­contro in tutte le apparizioni. Ci deve far pensare, quale tipo di esistenza presenti la vita modema. Vita programmata di peccato e l'orrore programmato dalla pittura e dalla musica moderna si favoriscono e si sostengono l'una l'altra.

3 Marzo. Sono le due di notte. Mi sveglio con quella sensazio­ne che so che cosa mi aspetta e sono così vile, che non accendo su­bito la luce, ma poichè il Signore Iddio mi da forza, accendo. Ed ec­co quel viso ripugnante quasi curvo su di me; Ma poi essa si allonta­na. Io: "In nome di Gesù io ti ordino di rispondermi: perchè vai intorno?" Lei: "Io ho tolto di mezzo il mio bambino! – “Come ti chiami?” Lei: "Margherita". "Sarà fatta celebrare una S. Messa per te ed io non ti dimenticherò. Non devi più venire". Poi io prego con lei ed essa scompare. Fu una cosa molto dura da sopportare, ma sia come Dio vuole. Di giorno sopporterei più volentieri se que­ste dovessero venire.

 Venerdì  29 Aprile 2016  la prossima puntata , vi aspetto..

CORONCINA ALLA DIVINA MISERICORDIA

Attraverso questa preghiera noi offriamo al Padre Eterno tutta la Persona di Gesù, cioè la Sua divinità e tutta la Sua umanità che comprende corpo, sangue e anima. Offrendo al Padre Eterno il Figlio amatissimo, ci richiamiamo all'amore del Padre per il Figlio che soffre per noi. La preghiera della Coroncina si può recitare in comune o individualmente. Le parole pronunciate da Gesù a Suor Faustina, dimostrano che il bene della comunità e di tutta l’umanità si trova al primo posto: 
"Con la recita della Coroncina avvicini a Me il genere umano" (Quaderni…, II, 281) 

Alla recita della Coroncina Gesù ha legato la promessa generale: "Per la recita di questa Coroncina Mi piace concedere tutto ciò che Mi chiederanno" (Quaderni…, V, 124 ) 

Nello scopo per il quale viene recitata la Coroncina Gesù ha posto la condizione dell'efficacia di questa preghiera: "Con la Coroncina otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla Mia Misericordia"  (Quaderni…, VI, 93)
In altre parole, il bene che chiediamo deve essere assolutamente conforme alla volontà di Dio. Gesù ha promesso chiaramente di concedere grazie eccezionalmente grandi a quelli che reciteranno la Coroncina.

PROMESSA GENERALE :
Per la recita di questa coroncina Mi piace concedere tutto cio' che Mi chiederanno.

PROMESSE PARTICOLARI :
1) Chiunque reciterà la Coroncina alla Divina Misericordia otterrà tanta misericordia nell'ora della morte - cioè la grazia della conversione e la morte in stato di grazia - anche se si trattasse del peccatore più incallito e la recita una volta sola....(Quaderni…, II, 122)

2)Quando verrà recitata vicino agli agonizzanti, mi metterò fra il Padre e l'anima agonizzante non come giusto Giudice, ma come Salvatore misericordioso.Gesù ha promesso la grazia della conversione e della remissione dei peccati agli agonizzanti in conseguenza della recita della Coroncina da parte degli stessi agonizzanti o degli altri (Quaderni…, II, 204 - 205)

3) Tutte le anime che adoreranno la Mia Misericordia e reciteranno la Coroncina nell'ora della morte non avranno paura. La Mia Misericordia li proteggerà in quell'ultima lotta (Quaderni…, V, 124).
Poiché queste tre promesse sono molto grandi e riguardano il momento decisivo del nostro destino, Gesù rivolge proprio ai sacerdoti un appello affinché consiglino ai peccatori la recita della Coroncina alla Divina Misericordia come ultima tavola di salvezza .
Con essa otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla Mia volontà.

Nell’ottobre 1937 a Cracovia, in circostanze non meglio specificate da Suor Faustina, Gesù ha raccomandato di onorare l’ora della propria morte, che lui stesso ha chiamato "un’ora di grande misericordia per il mondo intero" (Q. IV pag. 440). "In quell’ora – ha detto successivamente – fu fatta grazia al mondo intero, la misericordia vinse la giustizia" (Q V, pag. 517).
Gesù ha insegnato a suor Faustina come celebrare l’ora della Misericordia e ha raccomandato di:
  • invocare la misericordia di Dio per tutto il mondo, soprattutto per i peccatori;
  • meditare la Sua passione, soprattutto l’abbandono nel momento dell’agonia e, in quel caso ha promesso la grazia della comprensione del suo valore.
  • Consigliava in modo particolare: "in quell’ora cerca di fare la Via Crucis, se i tuoi impegni lo permettono e se non puoi fare la Via crucis entra almeno per un momento in cappella ed onora il mio Cuore che nel SS.mo Sacramento è pieno di misericordia. E se non puoi andare in cappella, raccogliti in preghiera almeno per un breve momento là dove ti trovi" (Q V, pag. 517).
Gesù ha fatto notare tre condizioni necessarie perché le preghiere in quell’ora siano esaudite:
  • la preghiera deve essere diretta a Gesù e dovrebbe aver luogo alle tre del pomeriggio;
  • deve riferirsi ai meriti della Sua dolorosa passione.
"In quell’ora – dice Gesù – non rifiuterò nulla all’anima che Mi prega per la Mia Passione(Q IV, pag. 440). Bisogna aggiungere ancora che l’intenzione della preghiera deve essere in accordo con la Volontà di Dio, e la preghiera deve essere fiduciosa, costante e unita alla pratica della carità attiva verso il prossimo, condizione di ogni forma del Culto della Divina Misericordia Gesù a Santa Maria Faustina Kowalska



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