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venerdì 22 aprile 2016

3^ PARTE - I MIEI COLLOQUI CON LE POVERE ANIME dI Eugenia Von Der Leyen



 I MIEI COLLOQUI CON LE POVERE ANIME

EUGENIA VON DER LEYEN

3^ PARTE di 15

Una prova per l'autenticità

Di solito il Signore Iddio non è prodigo nel dare delle prove sulla verità e realtà delle apparizioni, per il semplice motivo, che al­trimenti verrebbe eliminata l'esame della fede. Egli dà sempre una prova di verità nei casi di favori mistici. Margherita Schoeffer, morta il venerdì Santo nel 1949 a 86 anni nella casa ricovero per anziani, Baden, dopo 68 anni di sofferenze offerte in riparazione per le pove­re anime, come scrive il Prof. Giorgio Siegmund nel suo scritto - "Dei nostri morti" chiese a Dio un segno come prova, che essa non era vittima di un inganno, e anche per dissipare il suo stesso dubbio, di non essere magari vittima della propria fantasia o di influssi dia­bolici. Allora le apparvero due volte anime di defunti, che misero la loro mano in un fazzoletto lasciando impronta di bruciato e così lasciarono la prova desiderata.
Questa impronta della mano lei la dovette poi mandare all'Or­dinariato Arcivescovile a Friburgo in Bresgau per l'esame del fatto..." Anna Caterina Emmerich trasmise una prova di verità del tutto sin­golare: seguendo le cose o le tracce conosciute attraverso le sue vi­sioni furono fatti diversi scavi molto importanti (tomba di S. Pietro in Vaticano) per es.: l'ultima abitazione della Madonna a Efeso.
La prova di autenticità per Eugenia von der Leyen consistet­te nel fatte che un'anima del Purgatorio le predisse in maniera oscu­ra la data della sua morte. Il dr. Prof. Antonio Seitz dell' Università di Monaco nel suo studio: Principali valutazioni del diario di Eugenia von der Leyen ha studiato molto a fondo questo fatto.
Nel giorno della commemorazione di tutti i fedeli defunti nel 1925 Eugenia chiese a un Padre Domenicano: "Sai tu quando mori­ró? ed ebbe questa indicazione precisa per rispetto ai numeri: "3 vol­te 9".
Alla sua osservazione "non riesco a capire questa cosa" le fu ri­sposto: "non devi affatto capirla". Essa morì il 9 Gennaio 1929 infat­ti e troviamo in questa data tre volte il numero 9.

Il Pensiero del Cardinal Luciani circa le Rivelazioni Private

Il futuro Papa Giovanni Paolo I ha dato una splendida risposta a tutti coloro, che credono di poter far a meno o negare le apparizioni della Madonna, incontri con le anime dei trapassati ed altre cose simi­li, "perché sono rivelazioni private".
Quando Albino Luciani era ancora Patriarca di Venezia, egli concelebró il 10.7.1977 una S. Messa con Vescovo J. Venancio di Leiria a Fatima; il giorno seguente si recó a trovare S. Lucia, la veg­gente di Fatima nel Convento di Coimbra. In un racconto in propo­sito il Car. Luciani scrive: "A questo punto qualcuno potrebbe chie­dere: ma un Cardinale si interessa di rivelazioni private? non sa che il Vangelo contiene tutto? Non sa che anche le apparizioni ricono­sciute non sono articoli di Fede? "Certo, lo so benissimo. Ma appun­to in un articolo di fede contenuto nella Sacra Scrittura si dice pure (Marco 16.17): che coloro che crederanno, saranno seguiti da mira­coli!
Se oggi è diventato tanto di moda "cercare e studiare i segni dei tempi e che noi ci troviamo in una inflazione e desolazione di segni, io credo che ció sia un segno che ci si occupa di cose che vengono espressamente confermate con un segno".
Nota della Rivista "Il Cuore della Madre" organo dell'armata azzurra Gennaio 1978.
Anche il Concilio Vaticano II aveva posto sull'avviso di fronte alla minimizzazione o poca stima di questi carismi: "Questi doni di grazia, che siano di uno straordinario potere illuminante, o siano dif­fusi in maniera piú semplice e generale, dovrebbero essere accolti con riconoscenza e conforto, perché sono particolarmente adatti e utili ai bisogni della Chiesa....
Il giudizio della loro verità e il loro uso ordinato spetta a coloro che nella Chiesa hanno la guida e ai quali si conviene, non spegnere lo spirito ma esaminare tutto e tenere ció che è buono. (Vaticano II costituzione sulla Chiesa 13).

Il Diario ha una sua missione provvidenziale

Il diario di Eugenia è una provvidenza per i nostri tempi, un libro che ha già fatto passare a molte persone delle ore insonni, ma ha pure consolato molte persone perché esso ci mostra come perfino delle donne che uccidono o hanno ucciso il loro bambino ed altri grandi peccatori possono essere salvati dalla Misericordia di Dio. Non si tratta di racconti dell'orrore, offerti a poco prezzo e messi insieme come solletico per i nervi di lettori annoiati, è il rac­conto di fatti sofferti in maniera esistenziale, sulle apparizioni di defunti, che ci rende possibile un piccolo sguardo nel mondo del­l'aldilà, che un giorno sarà pure il nostro mondo. Molti cattolici oggi non sono piú nel pieno possesso della verità. Ci sono molte par­rocchie, nelle quali non si predicano quasi piú certe verità di fede, co­me i comandamenti, il peccato mortale, il purgatorio, l'inferno, gli angeli, il diavolo, Maria; così verità di fede della massima importan­za vengono sepolte o sottovalutate. E' nato così nella Chiesa un vuo­to pauroso; ora abbiamo soltanto una Chiesa Terrena, il popolo di Dio pellegrino sulla terra, solo questo si ha davanti agli occhi, ma po­co ci viene parlato della Chiesa Trionfante, dei Santi del cielo e della Chiesa purgante. Le povere anime nel luogo della purgazione. Perció questo diario, mi pare ha una missione e un compito provvidenziale: con la forza di un vero carisma esso puó nuovamente renderci sensibili verso quel mondo dell'aldilà, esso può aprirci gli occhi "i novissi­mi" che oggi sono tanto dimenticati.
Quanto poveri noi siamo, quando non conosciamo la beata co­munione con i nostri potenti amici del Cielo e con i nostri compagni di dolore nel Purgatorio, che tanto contano sul nostro aiuto.
Le povere anime non possono pregare per se stesse, ma in prati­ca tutto esse possono chiedere per noi a Dio, premesso naturalmente, che noi facciamo qualche cosa per loro. Questo è uno dei più meravi­gliosi misteri dell'economia salvifica di Dio.

La meravigliosa economia della salvezza da parte di Dio

Il celebre Gesuita Cornelio a Lapide di Steen (1567-1637), che insegnò a Lovanio e a Roma esegesi bibblica, ci ha descritto tanto bene questa economia della salvezza da parte di Dio quando egli spie­gò il passo del II libro dei Maccabei 12.43 come segue:
"Quindi santo e salutare è il sacrificio per i defunti, quando esso è of­ferto con santi pensieri al Santissimo Iddio. E' santo in riguardo delle anime che esso libera dai terribili tormenti delle fiamme del Purgato­rio e in vista dei Santi e dei beati, di cui esso aumenta il numero e di cui ne aumenta la gioia e la gloria, e poi per la Chiesa, per la quale esso crea nuovi avvocati e intercessori presso Dio, finalmente per il celebrante, che esse ricompenseranno implorando per lui molte grazie per averle salvate.
In questo libro non si dicono paroloni; si esprime la miseria e la sofferenza delle povere anime fino all'ultimo. Anna Catterina Emme­rich, senza dubbio, una delle più grandi mistiche del mondo, scrive: "Oh, è triste, che si aiutino tanto poco le povere anime; ogni azione offerta per loro, elemosine o atti di amore, giova loro immediatamen­te; esse sono allora così contente, così beate come una persona e­sausta, alla quale venga offerto un bicchiere d'acqua fresca".
Si noti la frase "immediatamente"! Perché Dio, il cui mulino di solito a nostro modo di dire va così adagio, fa in modo che le nostre azioni giovino immediatamente alle povere anime? Chi riflet­te un po' seriamente, lo capirà da sé; perché appunto Dio “umana­mente parlando”, anche lui attende con impazienza che le anime crea­te a sua immagine e somiglianza, siano finalmente del tutto pure, perchè le possa stringere al suo cuore di Padre! Ecco qui anche la spiegazione del perché le povere anime hanno un così grande potere. Se noi le aiutiamo, esse arrivano piú in fretta alla meta e perché, sempre uma­namente parlando, è anche nello stesso interesse di Dio, pagare per­ció un certo prezzo, cioé aiutare noi. Ecco qui la spiegazione del fat­to che le povere anime sono così potenti presso Dio, nemmeno un jota per loro, ma ogni potere per noi. Noi siamo così stupidi e non le vogliamo capire queste cose. E se i nostri predicatori, invece di par­lare tanto di psicologia e di altruismo, sapessero parlare di piú agli uomini della verità che concerne le anime del Purgatorio, e delle gran­di verità della Fede, allora le nostre Chiese le vedremmo di nuovo piene.
E tu, caro amico, se non credi alla verità di cui parla ogni mo­mento questo libro, allora fa una prova: se tu hai bisogno di aiuto in una cosa che ti riesce molto difficile, allora prometti alle povere ani­me un sacrificio che ti costi in modo particolare. Prega ardentemente Dio, che possa compiersi la sua volontà e vedrai che le anime del Purgatorio non ti lasceranno deluso, esse sono gli amici migliori e piú fedeli che Dio ti abbia dato su questo mondo.
L'editore Arnoldo Guillet

Commento dei dottor Pietro Gehring

Le sorgenti, da cui sgorgano i misteri, non si trovano mai la dove il posto e la potenza pretendono di aver diritto di possedere questi misteri, ma irrompono da un luogo dove nessuno se lo aspetta. Creature favorite di speciali doni, artisti, santi, musici appaiono a tempo e luogo come un dono dello Spirito Santo, e allora la loro esistenza desta in noi la preghiera riconoscente: "noi ti ringraziamo per tutte queste meraviglie della Sapienza e dell'Amore che proven­gono dalla tua luce e dalla sorgente del tuo Amore e ci vengono mani­festate per mezzo degli uomini".
Noi che da troppo tempo ci aspettiamo ogni salvezza dalla scien­za e che ora ci troviamo davanti a immense biblioteche che ci tor­mentano come gracchiante coro di selvagge dissonanze ci siamo ac­corti troppo tardi che questi ufficiosi professori erano teologi dello stato, e che già Goerres, vista la divinizzazione dello stato che da parte di Napoleone e della Prussia, grida e invoca Atanasio!
Atanasio sostenne e rivalutó i diritti di Dio contro l'ostilità dei potenti vescovi di corte e di Stato del IV secolo dichiarando che nessuna potenza del mondo e nessuna persona ha il diritto di innalzarsi al disopra del Signore. Tutta la luce della terra è luce di Dio. Ogni verità sgorga dalla sorgente unica. Tutto si spiega pregan­do davanti all'Unico Signore Gesú Cristo. Anche le autorità della Chiesa non hanno da vantare alcuna pretesa davanti a questo Uni­co Signore Iddio. Anche esse non sono sorgenti, ma sono persone che dalla sorgente traggono benefici.
Chi puó venirci in aiuto contro queste sabbie mobili?
La teologia accademica dopo la sublimità del XIII secolo ha sempre dato occasione a lagne. Così il mistico Enrico Suso si e la­mentato perché essa non poté dargli la vera tranquillità e la pace dell'anima, e che essa lasció il suo spirito completamente vuoto. La superba fiducia nella capacità della scienza dell'uomo proprio oggi si è nuovamente larvata come un tentativo di un mucchio di sabbia mobile di concetti accademici.
Cristo e le verità eterne non hanno piú un volto. Chi puó trasmettere la pienezza della speranza? In Giovanni 7 si legge: - "L'ultimo giorno, il grande giorno della Festa dei Tabernacoli Ge­sú stava gridando: chi ha sete venga da me e beva. Chi crede in me usciranno da lui torrenti di acqua viva".
Possedere lo spirito significa avere la massima premura per la propria eternità. Con questo religioso riconoscimento il filosofo Kierkegaard avverte senza esitazione coloro che credono che lo spirito così materialista dell'epoca della tecnica e della politica po­trebbe eliminare perfino il desiderio di vivere.
Sostenuto da questo spirito la casa Editrice pone davanti all'uo­mo ricercatore il libro piú significativo che riguarda le apparizioni dei defunti, libro che è visto dai migliori conoscitori della mistica cat­tolica come il piú vero e il piú puro di questo genere. Si tratta di an­notazioni del diario della Principessa Sveva von der Leyen degli anni 1921-1929 durante i quali essa dovette subire le straordinarie apparizioni di trapassati. Vivendo fra due epoche noi ci accorgiamo che un tempo volge verso la fine, il tempo di una arida teologia razio­nalista, di una mentalità e di un benessere borghese, dove una gran parte dei cristiani ha perduto la convinzione, che ci possono essere ancora parole di vita eterna. Sarebbe tuttavia ingenuo credere anco­ra parole di vita eterna. Sarebbe tuttavia ingenuo credere che dal­l'impallidimento della teologia razionale dell'antica fede si potesse nuovamente risvegliare in maniera facile e i credenti avrebbero una facile vittoria convinti di aver comunque avuto ragione.
Nel secondo periodo di tempo nel quale siamo entrati si fanno avanti grandi forze fuori della fede cattolica per esprimere l'intimo desiderio dell'uomo e per fare delle previsioni in proposito quali mi­steri sono nascosti nel morire e nella morte. Associazione di para­psicologia personaggi medianici molto avidi in Europa e in America, misteriose leghe di mistica non solo nel terzo mondo, pretesa scienti­fica in cliniche americane e avidità spiritistica del fantasma dell'uomo spiritualizzato pretendono dirci che potremmo facilmente e senza errori spiegare il problema della morte.
li principe di questo mondo, di cui parlava il Salvatore, non é soltanto un politicante, ma egli pretende essere curatore d'anime e tenta se non di risolvere a suo pro le profonde esigenze del cuore dell'umanità emerse alla fine del razionalismo, almeno renderle innocue, creando ovunque disorientamento. E molti teologi cattolici non lo disturbano affatto, perché essi si danno da fare per indebolire o ammalare il corpo sano della Chiesa Cattolica con esperimenti deleteri.

Se i poeti potessero parlarci?

E se i poeti tornassero ancora a dirci che dovremmo occuparci di piú e con piú passione delle sofferenze delle anime dei defunti? Ascoltiamo questo grido nelle parole del grande poeta tedesco Fede­rico Hebbel:
Anima, non dimenticarli. Anima, non dimenticare i morti! Ecco essi ti circondano leggeri, terrorizzati, abbandonati, e se tu, divenuto indifferente, li chiudi fuori, essi impietriscono dentro fino nel piú profondo.
Allora li travolge la procella della notte, alla quale, come raggomitolati in se, resistono in grembo all'amore, e quell'uragano li spinge violento attraverso il deserto infinito, dove piú non c'é vita, solo lotta di forze scatenate per un essere fatto nuovo! Anima, non dimenticarli. Anima, non dimenticare i morti!
Federico Hebbel 1813-1863.

Bisogna rigettare e combattere come grave errore la solita frase stantia: "non si sa niente della vita dopo la morte, perché finora nes­suno è ritornato dall'altro mondo".
E l'altra non meno infelice espressione: "credere non significa sapere!".
Questa profonda concezione del mondo propria del facile mon­do liberaloide, marxista e della gioventú da loro formata è stata ri­fiutata ormai da tempo, da molte persone, come Lodovico Klages perché egli sentì che la testa aveva compiuto una fatale divisione dell'insieme dell'uomo. Pure il riconoscere un errore, non è an­cora per se stesso un riconoscere la verità, e così questi poveri de­lusi non trovano una via che li porti alla sapienza dei geni religio­si, cioè dei santi, ma si aggrappano ai metodi e alle teorie dell'antro­posofia, dello spiritismo e addirittura alla droga per cercare di e­stendere il loro limitato sapere in un abisso sconosciuto. Lo scritto­re Aldous Huxley fece lui stesso il tentativo con Meskalin, egli vide figure eroiche, esseri favolosi, fantasmi, terreni e masserie visionarie e affermó che la capacità di discernere e di guidare del cervello scon­volto viene diminuita da veleni di stupefacenti, per cui si apre una interna serratura e una parete dapprima impenetrabile diventa pene­trabile. Ora la droga come distruttrice dell'uomo è smascherata e nessuno si aspetta piú, che l'aldilà si manifesti attraverso permeabi­li pareti.

Claudel ce ne da una spiegazione

Lasciando da parte gli abissi demoniaci della droga e gli altret­tanto demoniaci influssi delle sedute spiritiche, domandiamo perché il nostro spirito è così arido al poeta francese Paul Claudel, a un grande funzionario del Ministero degli Esteri di Francia, che si dibat­teva disperatamente nel dubbio della sua santità, che aveva potuto raccogliere esperienze in tutte le parti del mondo.
La sua storia di "Animus" (testa) e di "Anima" (l'anima) dimo­stra quanto fu difficile la sua strada.
Il lettore non pratico di simboli, come è oggi l'uomo comune, non potrebbe davvero pensare mai a un connubbio (matrimonio), ma alla tragedia del nostro intimo diviso e contrastante, che subisce i tormenti della disarmonia e così è diventato insensibile (senza cuore).
Claudel vuol mostrare lo sviluppo diffettoso del nostro spirito e chiarire, perché noi con la superficiale conoscenza della moderna cultura abbiamo infangato le sorgenti della conoscenza dell'Amore di Dio. Ecco la sua storia:
"Il matrimonio tra Animus (testa) e Anima (l'anima) non è dei migliori, il connubio fra lo spirito e l'anima.
E' ormai molto lontano il tempo "la luna di miele passó presto", quando "Anima" aveva il diritto di parlare secondo il proprio gusto, e "Animus" (la testa) la ascoltava con rispetto. Ma forse non è in fin dei conti Anima, che ha introdotto il veleno, e la vita di casa vive a sue spese? Ma Animus non si é lasciato soggiogare a lungo in questa posizione subordinata e ha subito mostrato la sua natura superba, (gonfia) pedante e tiranna.
Anima è un'oca stupida e ignorante, che non è mai andata a scuola mentre Animus sa un mucchio di cose, perché egli ha letto un muc­chio di cose nei libri... Tutti i suoi amici dicono, che nessuno sa­prebbe parlare meglio di lui... Anima non ha piú diritto di aprire bocca o di dire una parola… Lui sa meglio di lei ciò che essa vuol dire. Animus non è fedele, ma ciò non gli impedisce di essere geloso, perché in fondo egli sa benissimo (no, lo ha semplicemente dimenti­cato), che Anima è la signora proprietaria dei beni, e lui è solo un pitocco, e vive soltanto di ciò che essa gli somministra. Per questo egli la tormenta e continua a spillarle denaro fino all'ultimo. Essa se ne sta silenziosa in casa, per badare alla cucina e alle pulizie, meglio che può...
Ma una volta è accaduto qualche cosa di straordinario… Un giorno quando Animus arrivò inaspettatamente a casa... egli udii come Ani­ma tutta sola dietro la porta chiusa cantava una meravigliosa canzo­ne, qualche cosa, che egli non conosceva; e non ci fu mezzo di tro­vare le note o le parole o la chiave; un cantico insolito e meraviglio­so. Da allora egli ha tentato di tutto per muoverla (costringerla) a ripetere quel canto, ma Anima fece finta di non capirlo. Essa tace quando lui la guarda. L'anima tace, quando lo spirito la guarda. Ma ecco che Animus si è inventato un trucco e incomincia a metterlo in pratica in modo da farle credere che lui non è in casa... Un po' alla volta Anima si mette in pace, guarda fuori, ascolta, respira, si crede sola e va leggera e apre la porta al suo "Amante Divino".
E' quindi il nostro stato d'animo secolarizzato la cusa per cui non comprendiamo piú l'intimità della vita e l'amore donatoci da Dio ci è diventato estraneo. Fu l'avidità, la smania di potere, la pas­sione sessuale, che ci hanno fatto credere, che possiamo sciogliere tutti i misteri della vita con la nostra grande bravura? In ogni caso noi ci siamo separati da tutta l'umanità, che credette alla sopravvivenza dell'uomo, perché gli incontri con i trapassati non cessarono mai, così che si può dire, che non una credenza, ma una scienza animò in questo campo i popoli e le genti.
Che cosa fu il mistero dell'Egitto, se non l'infinita ansia del­l'eternità dell'uomo? La conoscenza della eterna grandezza della vo­cazione umana ha creato tutte le culture. Ma questa conoscenza era nel medesimo tempo piena di preoccupazione, inquietudine e sconforto, perché essi avvertirono, che l'uomo non è Dio, ma viene giudicato da Potenze dell'aldilà. E noi saremo giudicati secondo che saremo vissuti.
L'amore è però sempre partecipazione dell'amore di Dio. Arri­vare a riconoscere questo è la strada più faticosa dei defunti apparsi.

Non c'erano muri per Eugenia von der Leyen

La Principessa Eugenia von der Leyen partecipò assai duramente alla sorte delle povere anime, che durante la vita terrena non erano vis­sute nel vero amore di Dio. Per lei il muro che divide la Chiesa Pur­gante dalla Chiesa militante era caduto tanto, che divenne visibile ai suoi sensi la spaventosa gravità del peccato e divenne un peso tre­mendo per la sua anima piena di amore. Fu verificabile che essa vide dei defunti, perché essi manifestarono il loro nome, anche taluni che erano sconosciuti e dei quali fu rivelata la vita terrena. La persona della veggente è nota e dovrebbe essere un motivo di credibilità per il lettore di questa opera straordinaria sapere quale personalità stia dietro questo diario. La Principessa, che noi preferiremmo chiamare una cristiana per via della sua natura umile e amorosa, non parlò con nessuno dei fenomeni, di cui era oggetto e soggetto insieme, tran­ne che esclusivamente con il suo Parroco, nemmeno con la sua famiglia, ebbe la fortuna di avere per Parroco un uomo molto dotato e anche molto colto, che la consigliò a scrivere un diario. Prima di mo­rire, 9 Gennaio 1929 a 62 anni, essa consegnò il suo libro al suo Di­rettore Spirituale, che se lo portò via con se quando se ne andò dal­la sua Parrocchia. Prima di morire egli lo consegnò a sua volta allo scrittore Bruno Grabinski, molto esperto di mistici e di parapsico­logia, a cui dobbiamo la pubblicazione. A tutti e due vogliamo dire il nostro piú sentito grazie! Il Direttore Spirituale di Eugenia, uomo certamente dotato di grande prudenza e spirito critico, cì ha lasciato una dichiarazione e un giudizio giurato sulla Principessa: "Io ho co­nosciuto la Veggente negli ultimi 12 anni della sua vita ed ho avuto giorno per giorno la rivelazione delle sue esperienze ed incontri con le apparizioni. Dietro mio consiglio essa ha segnato in un diario giorno per giorno ciò che aveva veduto e ciò naturalmente non in vista di darle fuori alla pubblicità, e nemmeno io da principio ebbi questa idea.... la Veggente ha condotto una vita di santità. Essa era profondamente pia, un'anima umile come S. Francesco, zelante nel bene, illimitata nel fare del bene, pronta ad aiutare in qualsiasi mo­mento e pronta a qualsiasi sacrificio, pronta a offrirsi quasi oltre le sue forze, una creatura cara a Dio e agli uomini. Tutti coloro che l'hanno conosciuta hanno avuto un grande rispetto verso di Lei e una venerazione. 
Niente era più lungi da Lei della ricerca dì onori o di fama, essa volle soltanto rendere felici gli altri ed in questo era abilissima. La personalità della Principessa è il miglior fondamento di assoluta credibilità. lo dichiaro con giuramento di aver esortato la Principessa ad annotare in modo chiaro e preciso i fatti realì vis­suti, ma di non averle mai suggerito ed in nessun modo una mia personale visione delle cose. Io mi dichiaro garante sotto qualsiasi punto di vista per la credibilità di cui è degno il diario e prego il lettore di conservare della Principessa, che ora essa pure riposa nell'aldilà e certamente nella beata visione di Dio, un riconoscente e venerato ricordo".
Un parente di Lei Principe C.L. conferma il giudizio del Parroco Sebastiano Wieser con questa dichiarazione: "Io sottoscrivo in pieno il giudizio sulla sua personalità come lo esprime il Signor Parroco Wieser, è assolutamente conforme. La sua vita consistette nell'offer­ta di se stessa a prò degli altri. Questo essa lo ha fatto sempre volen­tieri e con gioia. Essa fu una persona assolutamente schietta e spon­tanea, mai preoccupata di se stessa. In più, saggia, vivace, molto alle­gra, e molto facile allo scherzo e piena di arguzia. Già per questo tut­ti le volevano bene e cercavano la sua compagnia. Era un idolo per i bambini".
Una cameriera scrive a Bruno Grabinski: "Io conobbi la Prin­cipessa solo come persona cara, serena e dimentica di se, che doveva per forza riuscir cara ad ognuno. Lei era sempre uguale, gioiosa e simpatica. Io ho l'impressione che già allora il pensiero di offrirsi e di espiare sia stato una sua particolarità, quando io incominciai a conoscerla.

Una felicità impensata mi porta via....

Quanto poco fossero di tipo parapsicologico i fatti vissuti da Eugenia lo dimostrano i periodi e le frasi da Lei scritte al Parroco sotto la data rispettivamente 4 Maggio 1924 e 18 Marzo 1925 e anno­tati quasi di sfuggita nel suo diario.
Sorprendono, perché vi si rileva come Lei sperimentasse una intima abitazione dello Spirito Santo del tutto sconcertante, e con umiltà, senza poter capire, essa chiede una spiegazione di ció, che accade nella sua anima. Non sono visioni, non sono estasi, é il senti­re l'unione intima con Dio, il piú alto grado dell'Amante di Lei che portava la Croce. "Io devo pregare e amare" qui non sono parole - è come un salire in qualche cosa di Divino. Io la prego - io! - Io non la voglio questa cosa, ma accade, mi prende, mi porta via in una fe­licità inimmaginata. Questo fenomeno che l'Amore Divino improvvisamente senza la sua cooperazione opera in lei e lei quindi non può pronunciare preghiere proprie, non è possibile spiegarlo naturalmen­te. L' "Anima" (l'anima) viene presa dal calore e dallo splendore di Dio e compenetrata. L'Amore di Dio brucia nel piú intimo dell'ani­ma, dopo che essa ha fatto della Croce una totale donazione della sua vita e del suo modo di pensare. Noi possiamo arrivare a conosce­re questa beatitudine negli scritti di Teresa d'Avila, dottore della Chiesa e di altri mistici, mentre con dolore e spavento dobbiamo constatare di quanto ci sono rimasti debitori in questo campo i teo­logi moderni. "Come potremo udire e credere se non c'é chi inse­gna?" (Rom. 10.14)
Molti lettori del diario, uomini che vollero conoscere, che cosa è vera religione, vi vedono appunto delle Rivelazioni, i cui frutti sono Fede, Speranza e Umiltà e che in tal modo portano l'anima verso se stessa. Un mondo tormentato da tutte le perfidie del mali­gno, degradato a sotto bestia, divorato dalla lebbra dei peccato, non è comunque del tutto senza speranza. "Io vengo da te come un am­malato dal medico della vita, come un cieco alla luce dell'eterno splendore", Tomm. d'Acquino.
Di quale Casa Editrice sarebbe a disposizione un autore, che po­tesse scrivere un tale libro?
Il mondo in cui viviamo é stato spesso interrogato. Era il mondo in cui viviamo? E' il tutto che ci circonda?
Noi siamo circondati dai trapassati che cercano con un dolore insondabile di rendersi percettibili, mentre noi abbiamo lo sguardo rivolto solo verso il mondo. Quale perdita!

Concorda con la dottrina della Chiesa

Affinché il lettore del diario possa comprendere qualche cosa del mistero dell'anima e qualche cosa della miseria del nostro spirito del mondo d'oggi, mettiamo in evidenza dall'abbondanza degli avve­nimenti misteriosi o dei misteri due cose: che si rilevano dalle appari­zioni: "musica e bellezza".
La Principessa ode dei suoni che provengono da qualche parte. Per quanto sia poco da credere allo spiritismo, sta di fatto comunque, che un medium difficilmente puó concentrarsi senza una musica re­ligiosa. Anche un popolo che vive una catastrofe e piange un morto deve rigettare il moderno programma radio TV perchè è semplice­mente impossibile conciliare l'amore e la dignità con la selvaggia mu­sica dei muscoli. Elwis Presley alla fine della sua vita deve essere giun­to a capire e riconoscere che una grande parte della musica moderna ha rovinato l'anima della gioventù. Per questo non ci può essere li­turgia senza una musica sublime; la musica dei muscoli giustamente va ritenuta come una bestemmia nel luogo sacro.
L'anima anela verso la melodia che apre gli occhi per lo sposo celeste, una gioia che non è di questo mondo. Essa vide anche con or­rore la bruttezza del peccato nell'uomo, e vide nel risalire delle anime verso la luce la riavuta bellezza della immagine di Dio.
I sapienti greci vedevano tre possibilità per raggiungere Dio: il Bene, il Bello e il Vero. Che cosa ci è piombato addosso, perché l'or­rore, il grottesco, lo sciocco, il perverso e il vergognoso venga presen­tato come cultura? Sono i figli delle tenebre i nostri maestri e i nostri capi? La profanazione della bellezza della creazione può soltanto de­stare in noi ripugnanza e guardarci dal - pensare che la deformità dell'arte possa creare una qualsiasi elevazione.
Il diario concorda perfettamente con la dottrina della Chiesa; e anche la teologia, fino a pochi anni fa, ha affermato ciò che fu vissu­to dalla Principessa. Solo che in questi circoli si pensava che "L'Al­dilà" fosse un ferro caldissimo che nessuno vorrebbe toccare.
Quanto poco però le alte scuole compresero gli uomini, e quan­to giustamente Kierkegaard protestò contro il rifiuto accademico della Sapienza vivente ed Enrico Suso si sentì del tutto "dissipato", questo ora noi lo viviamo, quando la gioventú ed anche persone adul­te si gettarono nel disordinato mondo delle sette, "delle religioni gio­vanili" ed anche del marxismo, e avendo perduto il Salvatore Croce­fisso si rifugiarono nel mondo selvaggio e disgraziato del Sangue. Selvaggia ubriacatura della profonda conoscenza affamata contro il Crocefisso! Così la vide Nietzsche.
Che cosa è la verità? Domanda Pilato. Ció che la Principessa visse come realtà e confidò al suo diario, questa è una verità, che ci rende capaci di liberarci dalla misteriosa intima paura dell'eternità e di comprendere la virtù della Speranza come un dono di Dio.
Sacerdote Dr. Pietro Gehring

Lindau sul Lago di Costanza

Martedì 26 Aprile 2016 la prossima puntata, vi aspetto..

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CORONCINA ALLA FIAMMA D’AMORE 
DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
Da recitarsi con una 
comune corona del Rosario. 

All’inizio, 

  • fare il segno della Croce cinque volte in onore delle Sante piaghe di Gesù.

Sui grani grossi

  • O Cuore Addolorato e Immacolato di Maria, prega per noi che ricorriamo a te!

Sui grani piccoli

  • Madre, salvaci con la Fiamma d’Amore del Tuo Cuore Immacolato

Alla fine

  • 3 Gloria al Padre 
  • Irradia, o Maria, su tutta l'umanità l'effetto di grazia della Tua Fiamma d'Amore adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.


CHI SONO