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venerdì 6 maggio 2016

7^ PARTE - I MIEI COLLOQUI CON LE POVERE ANIME

Nostra Signora del Monte Carmelo

7^ PARTE di 15 

Caterina!

27 Ottobre. Ora riconosco una donna, anche se è ancora torbi­da, è molto inquieta.

28 Ottobre. La donna è orribile, specialmente la sua bocca tutta gonfia e ripugnante. Dà l'impressione di un'amarezza adirata, è avvolta da una specie di brandello scuro.

29 Ottobre. La trovai in camera la sera, i suoi occhi mi perse­guitano, non può parlare.

30 Ottobre. Essa venne che mi ero appena alzata. Io dissi: "Va, via, mi dai fastidio", ma lei non ci badò. Poi ho recitato assie­me le preghiere del mattino, lei se ne andò dopo. Ho paura a ve­dermela davanti, mi ripugna, potrei anche diventare dura con lei. Dove è il mio amor del prossimo? Queste cose mi opprimono sem­pre di più, specie, perchè durante il giorno devo sempre stare con la gente e non posso pensare a me stessa. Sono sempre divisa, la anima è nel mondo di là, cioè impegnata con loro e l'altro io deve mostrare interesse a cose, che, di fatto, non ne hanno. Questo sdop­piamento mi stanca ed io mi sento sempre meno coraggiosa.

31 Ottobre. Una notte tremenda: lei venne due volte e rimase sempre a lungo. Essa si appoggia alla parete e mi guarda con sfida, ha davvero un aspetto spaventoso. Non reagisce a niente. Mentre prego però sta quieta. La sua bocca è orrenda, un grande gonfiore rosso, e poi i capelli arruffati e neri. E' sempre indicibilmente e­stranea.

1 Novembre. Ho lottato con lei metà della notte, perché non mi venisse tanto vicina, ma naturalmente non ci sono impedimenti per lei. Allora la ho minacciata di non pregare piú per lei, se conti­nua a tormentarmi, ed essa disparve.

2 Novembre. Fu la notte peggiore, che io avessi mai passata. La figura è come una furia, io non sapevo più come difendermi, sono scappata fuori dalla camera. Ma io devo sopportarmi tutto da sola, non voglio svegliare nessuno. Lei mi inseguì nel corridoio, e allora io sono rientrata. Ho cercato di pregare, ma molto male, perché ero sconvolta dalla paura. Essa continua a venirmi tanto vici­na, che é quasi impossibile sopportare. C'é in lei qualche cosa di così orrendo, che non riesco a descriverlo, pur con la migliore buona volontà. Rimase da me dalle undici fino alle 5: sono stata molto impaurita.

3 Novembre. Essa venne solo alle 5, così ho potuto passare una notte un po' più tranquilla. Mi sono subito messa a pregare con lei senza guardarla, ed ecco di colpo la sua testa così vicina alla mia che percepii un mormorìo incomprensibile. Io dissi: "Se vuoi che io preghi ancora per te, stai lontana da me, io non posso sopportare la tua vicinanza." Allora si mise a gridare forte e disparve. Ora sono molto triste, perchè è chiaro che le ho fatto male.

4 Novembre. Sono molto contenta, lei mi ha perdonato ed è venuta di nuovo. Ha cercato di muovere le sue labbra orrende per parlare, ma io non capii niente. Le dissi: "Se posso aiutarti davvero, dammi un segno e vieni a svegliarmi alle cinque, dopo io farò anche molto di piú per te." Dopo ho dormito benissimo. In punto alle cinque sentii un grido e lei mi stava accanto. Sono stata tanto con­tenta di questo. Ora sono di nuovo disposta a sopportare tutto.
I bravi Undici stavano di nuovo vicino al monte, io non ho mai paura da loro.
Il cavaliere si può vedere quasi sempre in chiesa.

5 Novembre. Una notte molto difficile, perchè essa venne così spesso ed era così inquieta. Le ho fatto tante domande, ma non ho avuto nessuna risposta. Improvvisamente si gettò su di me e mi sof­fiò qualche cosa all'orecchio, che non potei capire. Quando glielo dissi incominciò a singhiozzare in modo da trafiggere il cuore: io le promisi tante cose, poi se ne andò.

6 Novembre. Venne in camera mentre suonavano le campane per la preghiera della sera, andò vicino al vaso dell'acqua santa e at­tese lì. Io le diedi l'acqua santa, poi se ne andò, ma tornò durante la notte di nuovo. Adesso è molto più chiara ed io non ho più tanta paura. Ho trovato che se rinuncio molto alla mia volontà, posso così aiutarla, perchè in questi giorni è più amabile; adesso sto attenta a tutto. Finora ho evitato di scrivere tutte queste cose: ma poichè mi sono richieste, così lo faccio.
Anche questa è una cosa che devo dire. Mentre lavoro ed anche quando mi trovo con altre persone, mi succede qualche cosa, che non mi so spiegare. E' un sentimento di altissima gioia, un salire in qualche cosa di diverso, un sentire la vicinanza di Dio, una cosa che non è possibile descrivere. Non so dire quando mi succede questo, spesso quando io non penso affatto a Dio. Io provo queste cose ormai da tanto tempo, ma forse è bene ora lo dica, per avere qualcuno che lo sa come me. Le cose stravaganti mi furono sempre antipatiche, ma ora devo cooperare con ciò, che succede in me, e prego accoratamente, che mi si dica ciò che non va. Anche la mia vita di preghiera è diversa, non so se in meglio o in peggio. E' come un'immersione nell'infinito senza formule di preghiera mi sento semplicemente nell'abisso del mio nulla davanti a Dio.

7 Novembre. La sconosciuta mi venne molto vicina e mi sussur­rò qualche cosa all'orecchio, ma purtroppo non ho capito niente. Ora riesco a vedere il suo vestito, fine secolo XVI, cavallerizza. Ho perduto quell'angoscia tremenda. Non riesco mai a capire, come mai sento subito, appena uno spirito si trova accanto a me. Anche da sveglia, al buio, senza sentire il minimo rumore, so con certezza che non sono più sola. Non mi sono mai sbagliata finora.

8 Novembre. Essa rimase con me quasi tutta la notte, assolu­tamente quieta. Ho inventato una nuova preghiera, che evidentemen­te va bene per lei: il suo sguardo divenne molto più simpatico. Ma non mi arrischio ancora a riprendere il sonno alla sua presenza.

10 Novembre. Lei mi ha nuovamente sussurrato qualche cosa all'orecchio, potrebbe essere "senza pace", ma non posso affermar­lo con sicurezza. Io le ho chiesto, ma lei ha scosso la testa con gran­de tristezza.

11 Novembre. Il cavaliere assistette alla messa solenne, tutta. E' ormai la seconda volta la domenica: che abbia forse da che fare con la reliquia di Santa Croce? Lei venne durante il giorno.

12 Novembre. Finalmente essa può parlare. Si chiama Caterina. Per il resto tornò ad essere muta, come un automa, continuava a ripetere: "Senza pace! Senza pace!" e correva intorno. Non ha più risposto a niente, spero tuttavia di poter sentire ancora qualche co­sa da lei.
Ho visto di nuovo anche gli Undici.

13 Novembre. Caterina rimase a lungo: ho incominciato diverse preghiere per vedere quale fosse quella da lei desiderata. Ma conti­nua a scuotere il capo, finchè mi venne in mente quella preghiera che già una volta avevo osservato, che le era gradita. Per la prima volta es­sa ha piegato il suo viso verso di me, destando una sensazione del tutto singolare. Poi domandai: "Sei vissuta qui al castello?" Lei: "Sì. Io: "Sei sepolta qui?" Lei: "No!". Alle altre domande rimase muta.

14 Novembre. Ho vissuto una cosa del tutto singolare. Ero molto stanca ed avevo il cattivo proposito di continuare a dormire e non andare in chiesa. Ed ecco che sognai una povera donna, che continuava a chiedere ed io non le davo niente. Mi svegliai spaventa­ta, ed ecco Caterina vicina al mio letto con le mani stese, come a chiedere l'elemosinà. Io dissi: "Ti ringrazio di avermi svegliata: come hai fatto a conoscere i miei pensieri?" Lei: "Io sono legata a te". Io: "In che modo?" Non mi rispose. Lei: "Farai ancora sacrifi­ci?" Io: "Sì, e che cosa devo fare ancora per te?" Lei: "Dammi la pace!" Io: "E come posso farlo?" Lei: "Con l'amore!". Poveretta, ora voglio proprio occuparmi di lei. Purtroppo io penso ancora molto alla mia comodità: potrei offrire tanti sacrifici, se non fosse cosa. Se potessi vivere unicamente per i miei spiriti, sarebbe più facile, ma de­vo stare con la gente, e perciò le mie energie fisiche spesso non re­sistono. Scrivere tutto questo è un sollievo per me, perchè non sono ancora tanto progredita, da poter fare senza conforto umano e so­prattutto ho la sensazione precisa, che qualcuno veglia su di me.
Io vorrei sempre tacere e non parlare di ció che mi succede di par­ticolare, ma se si vuole dipingere un quadro perfettamente, non si può trascurare nessun colore. Ed ora lo faccio per obbedienza. Nello scrivere si infiltrano alcuni pensieri di autocompiacimento, cioè io penso perchè anche altre persone non hanno questo? Sarebbe meglio! Ora sono costretta a pensare di piú a me stessa e allora il contrappeso si trova da se.

15 Novembre. Lei rimase qui a lungo senza parlare. Se non avesse quella bocca così ripugnante, non mi impressionerebbe così tanto. Io spero che diventera un po' piú comunicativa.
Ho visto gli Undici e il cavaliere.
Ho visto per la seconda volta in giardino il vecchio Gianni, ha un aspetto che mette paura.
Come fare ad aiutare tanti?!
Mentre mi trovavo assieme agli altri durante il giorno, ecco improvvisamente Caterina lì di fronte a me e mi fece cenno con la mano di andare, ma io non lo potei fare. Il fatto di aver visto tante cose mi rallegrò, perchè durante la Santa Messa avevo pregato il buon Dio, di mandarmene molti oggi, se questo servizio Gli era gradito. Ora sono tranquilla. Questo fu il più bel regalo per il mio onomastico!

Ho sempre creato divisioni fra la gente”

16 Novembre. Caterina venne alle una di notte. Pregai a lungo con lei poi le chiesi?: "Mi puoi dire che cosa hai alla bocca?" Lei: "Vedi questa cosa?" Io: "Sì, ma dimmi perchè è così" Lei: "Io ho sempre creato divisioni fra la gente". Poi incominciò a singhioz­zare disperatamente. Io: "Mi fai tanta pena! Devi soffrire ancora a lungo?" Lei: "Si!". Io: "Ti aiuto quando vieni da me?" Lei: "Sì. Io: "E come?" Lei: "Pace!" Io: "Spiegati meglio!" Lei: "Tu mi dai pace!" Io: "Ma come lo posso fare?" Allora mi venne molto vicina e mi sussurrò qualche cosa all'orecchio, non si poteva capire, e disparve. Strano, come passa il tempo con le povere anime! Quando lei venne il mio orologio segnava presto l'una e se ne andò alle 4 e mezzo. Pensavo che fosse rimasta qui al massimo mezz'ora. E' vestita bene con una lunga catenina d'oro: se potessi dipingere: non è vec­chia, forse 40 anni. Spero che venga ancora, ormai mi è quasi simpati­ca.

17 Novembre. Adesso lei viene a cercarmi anche in altre stanze, si fece vedere nove volte.

19 Novembre. Due giorni di continua pace, è stato molto co­modo.

20 Novembre. Caterina è rimasta con me quasi tutta la notte, sempre quieta, sta soltanto qui così. Gianni venne anche, ha un aspet­to orrendo, si riconosce molto bene. Egli non ha pace e sospira in una maniera angosciosa. Domandai a Caterina: "Vedi la povera anima che qui con te?" Lei: "No". Io: "Perché no?" Lei: "Perché io unita soltanto a te.".... e aggiunse ancora qualche cosa, che non capii. Io: "Verrai ancora spesso da me?" Lei: "Se posso". Io: "Chi è che te lo permette?" Lei: "La Misericordia!" Poi disparve.
Dopo pranzo vidi il cavaliere in chiesa. Andai da lui per doman­dargli qualche cosa, egli però non si muove, continua a pregare. Ho toccato la sua armatura, era dura. Non è un uomo vecchio, porta lunghi capelli biondi.

21 Novembre. Gianni qui molto a lungo e guarda come fosse adirato. Egli continua a piagnucolare. Il pregare lo rende ancora più inquieto direi quasi rabbioso. Caterina venne verso mattina. Io fui molto contenta di non essere più sola con Gianni. Essa inco­minciò da sola la preghiera, che le è cara, ne fui tanto commossa che dovetti mettermi a piangere. Mi sento tanto pentita di pensare ancora sempre a me stessa. Gianni era lì in piedi. La differenza fra i due è molto grande come giorno e notte, come l'ira e la mansuetu­dine. Caterina è del tutto cambiata. Io dissi: "Adesso stai meglio?" Lei: "Io vedo la luce!" Io: Allora io posso dedicarmi completamente alle altre povere anime?" Lei: "Non abbandonarmi ancora!" Poi sparirono tutti e due. Se io mi potessi raccogliere di più per aiutarle! Si, io potrei digiunare ancora di più, ma allora non posso più soddisfare tutti gli altri non ho più la forza di nascondere durante il giorno, ciò che soffro di notte.

Caterina morta il 1680­

22 Novembre. Ho una gran voglia di cancellare ciò che scrissi ieri, ma non lo faccio, perchè si sappia quanto poca carità abbia e quanto sia pusillanime. Come potei pensare che Dio non mi avrebbe dato la forza?
Furono qui di nuovo tutti e due. Gianni sente ripugnanza alla preghiera e lo dimostra in faccia. Ho notato un cambiamento nella bocca di Caterina: qualche volta lei sorride anche. Io dissi: "Ma dim­mi, quando sei morta?" Lei: "Hornung 1680". Io: "Dove sei se­polta?" Lei: "In Kempten."
Nota. Kempten è il Capoluogo dell'Allgiiu, nota soprattutto per la Basilica di San Lorenzo e il Castello principesco residenziale, costruiti dal celebre architetto dell'epoca barocca, Michele Beer del Voralberg.

Io: "Perché la tua anima è qui?" Lei: "Io ho messo discordie!" Io: "Conosci forse la Barbera?" Lei: "Sì" Io: "Dimmi di piú!". Ma lei era sparita. Gianni deve poterla vedere, perchè mentre lei parlava venne molto vicino a lei.

24 Novembre. Furono qui tutti e due a lungo, ma non ci fu niente da fare con loro. Sono molto contenta se è qui anche Cate­rina con Gianni, allora la cosa non è piùú così tremenda.

25 Novembre. Gianni solo qui. Egli era così violento, che io continuavo a pensare che sarebbe finito col cadere nel mio bagno. Io dissi: "Hai da dirmi qualche cosa?" Allora egli si inferocì e scap­pò via, tornò di nuovo e incominciò a sospirare paurosamente: fu una cosa veramente difficile da sopportare.

26 Novembre. Di nuovo i due. Io dissi a Caterina: "Credevo che la tua Patrona di cui porti il nome ti avesse liberata, perchè ieri non sei venuta". Allora lei disse: "Caterina da Siena!" e lo disse così in fretta che io quasi dovetti mettermi a ridere.

27 Novembre. Non stavo bene, ma non potevo dormire e aspet­tavo i miei amici. Non vennero, come sempre, quando ho dei dolori. E' straordinaria questa riservatezza.

28 Novembre. Di nuovo dolori senza spiriti!

29 Novembre. Gianni venne solo. Pregare e fare delle domande lo irrita.

30 Novembre. Caterina mi stava gia aspettando, quando andai a dormire, recitate con lei le preghiere della sera, dissi: "Perché sei stata così a lungo senza venire?" Lei: "Io ti ero vicina!" Io: "Perchè non ti ho vista?" Lei: "Tu mi hai donato molto, guarda qui, e indicò la sua bocca, dove tutto quell'orrore era sparito. Non posso descri­vere quanta gioia io provai! Io: "Adesso non devi più soffrire così tanto!" Lei: " No!". Io: "Dimmi quando ti posso aiutare di più?" Lei: "Quando non pecchi!" Io: "Purtroppo non ne sono ancora capace!" Lei mi sussurrò di nuovo qualche cosa all'orecchio che io non riuscii a capire! Forse una parola come "Unione o Comunione". poi disparve. Non peccare, solo che lo potessi! Qualche volta sono piena di risentimento dentro di me, che ribolle e allora sono tanto falsa che non lo lascio vedere!

Gianni violento. - Salvata dalle elemosine.

1 Dicembre. Passai una notte veramente brutta. Il vecchio Gianni rimase qui a lungo e faceva paura. Domandai se aveva spara­to lui a mio nonno allora.
Nota. Il nonno di Eugenia si chiamava Carlo Eugenio Ervino 1 (1798-1879), era sposato con Sofia Teresa Schónbom-Buchheim ( +1876). Il quadro del nonno é appeso nel salone.

Ciò lo fece inferocire. Prima che riuscissi a difendermi fece un balzo su di me e mi prese per il collo con tanta forza che credetti di soffocare. Fu solo un istante, ma fu spaventoso e rimasi completamente sconvolta. Non dimenticherò mai quegli occhi beluini. Ogni volta che uno spirito mi tocca o mi colpisce (Tre volte finora) io provo piuttosto una sensazione di disgusto che di dolore, o cure se dovessi accarezzare un rospo o un serpente.
Nota. Questa violenza è un mistero della cattiveria che l'uomo porta con se attraverso la sua morte. Poichè in vita volle il male, ora deve trascinarsi appresso tutta la bruttezza e l'orrore delle sue azioni, anche se non vuole. Da questa apparizione si può capire e spiegarci, perché i pagani avevano un immensa paura dei morti e li cacciavano via dai luoghi dove erano vissuti con fracasso e ma­schere. Il concetto "Rumore pagano" è timore - panico è rima­sto a noi non capito fino ad oggi.

Tutto questo non lo si può descrivere.

2 Dicembre. Egli rimase da me dalle due alle sei, ed era così impertinente, che a malapena riuscii a difendertisi. Gli misi davanti la Reliquia di Santa Croce, allora emise un urlo e si rifugiò in un angolo, dove rimase accovacciato come un cane che ringhia rab­bioso!
Fu una cosa molto penosa: Io desideravo tanto che venisse Cateri­na.
La domenica si potè veder di nuovo il cavaliere assistere a tut­ta la Santa Messa solenne. Ho visto gli Undici, che per me sono un vero indovinello.

3 Dicembre. Dapprima venne Gianni, poi Caterina. Io le do­mandai: "Non lo puoi vedere nemmeno adesso quell'altro spirito?" Lei: "No!" Io: "Perché non lo puoi vedere?" Lei: "Questa cerchia è superata per me!" Io: "Per favore, dimmi se è uno spirito catti­vo?" Lei: "Salvalo!" Ho pregato a lungo con lui. Gianni stette quieto, era tuttavia sempre ripugnante.

4 Dicembre. Al mattino un'ombra mi precedette, su per le sca­le e poi in camera mia, ma (quando entrai non c'era piú niente. Gianni venne di nuovo la notte, ho pregato con lui, cosa che gli é del tutto indifferente. Mi fa sempre una strana impressione il fatto che da principio i fantasmi sono sempre così scuri in vol­to: il viso si fa piú chiaro solo quando possono parlare.

5 Dicembre. E' venuta soltanto Caterina. Io:"Puoi pregare per me?" Lei: "Si," Io: "Vorresti pregare che le povere anime non venis­sero più da me?, perché così potrei avere ancora la mia pace?" Lei: "No!" Io: "Perché?" Lei: "E' volere di Dio!" Ora non ci devono più essere" "Perché?", e non devo più pensare a me stessa, perchè quelle parole mi colpirono come un ordine di Dio!
Allora le mostrai la Reliquia di Santa Croce e le chiesi: "Conosci questa?" Lei: "Si!" "Che cosa è?" Lei: "SANTO!".

6 Dicembre. La nuova ombra di nuovo sulla scala, assomiglia agli Undici forse è una di loro. Gianni qui quasi tutta la notte. La reliquia della Santa Croce è la mia difesa, allora non mi viene più così vicino.

7 Dicembre. La mia cara Caterina resta a lungo. Io: "Ma dimmi perchè sei dovuta restare tanto in Purgatorio? Hai creato proprio tanto male con la tua lingua?" Lei: "Sì, senza confessarmi, senza pentirmi!" Io: "Ma allora come fosti salvata?" Lei: "Elemosine!" Io: "Perché sei morta senza Sacramenti?" Lei: "Annegata!" Io: "Che cosa posso fare ancora per te?" Lei mi sussurra nuovamente qualche cosa all'orecchio: "Partecipazione al Corpo di Cristo", ma non posso affermarlo con sicurezza, di sicuro ho capito soltanto 'Partecipazione...a Cristo", poi andò via. Subito dopo venne Gianni, sempre il medesimo. Io riesco a fare sempre così poco per lui, sono sempre divisa, e il poco che posso offrire non basta per due. Mi accorsi che ora non mi spavento più, se succede qualche cosa, posso vedere anche al buio, però alla luce è più comodo per me.

8 Dicembre. Gianni sembrava una belva. Egli si gettò sul pavi­mento, io mi sono raccomandata alla Madonna, allora si quietò un pochino. Ma queste mie preghiere sono molto distratte, solo un pregare con le labbra perchè tutto il mio essere e il mio pensiero sono rivolti al fantasma, che per la paura che mi mette non perdo mai di vista.
Alle tre di notte se ne andò, ma ritornò alle 5. Io dissi: "Vatte­ne via, chè voglio andare in Chiesa, colà posso pregare meglio per te. Allora emise un urlo pauroso. Io ripresi a pregare per lui, e lui ha incominciato a singhiozzare tanto amaramente, che io gli volli dire qualche cosa di amichevole, una parola amica. Così gli dissi: "Io ti ringrazio ancora, perchè tu spesso mi hai procurato delle piccole gioie, quando ero bambina, ed io non lo ho dimenticato. Ma dimmi come ti posso venire in aiuto, che lo faccio volentieri. (Mi ero ricordata che quando ero piccola egli mi passava spesso delle pru­gne oltre la staccionata e così glielo ricordai). Egli come risposta fece come un suono gorgogliante e mi porse la mano: io la presi: era caldissima. Allora il suo viso si fece più amabile, se si può dire così, perchè è pur sempre ancora molto ripugnante. Io dissi:"ades­so va via, che devo andare in chiesa, ed egli se ne andò. Ora pen­so che la nostra amicizia sia incominciata, perchè appena gli mo­strai un po' di amore invece che paura, diventò più buono.

Gli Undici mi stavano aspettando ai piedi del monte: visti vicini alla neve, essi sono molto scuri.

Martedì  10  Maggio 2016  la prossima puntata , vi aspetto..

PREGHIERA DETTATA DA GESU' A SANTA MATILDE 
in suffragio delle povere anime del Purgatorio.

  • Padre nostro che sei nei cieli Io ti prego, o Padre celeste, perdona alle povere anime del purgatorio, perché esse non hanno amato Te, loro Signore e Padre, che Tu, per pura tua grazia, hai fatto tue figlie, e non ti hanno reso quell'onore, che ti dovevano, ma Ti hanno allontanato col peccato dal loro cuore, dove Tu volevi abitare sempre. Per lavare quei debiti io Ti offro quell'amore e onore, che il Tuo Unigenito Figlio Ti ha reso durante tutta la sua vita sulla terra, e tutte le azioni e gli atti di penitenza e soddisfazione, con cui Egli ha lavato i peccati degli uomini e li ha espiati. Amen! 
  • Sia santificato il tuo nome Io Ti supplico incessantemente, o buonissimo Padre, perdona alle povere anime, perché esse non sempre hanno degnamente onorato il Tuo Santo nome, ma invece così spesso lo hanno avuto superficialmente sulla bocca e con una vita di peccato si sono rese indegne del nome di cristiane. In riparazione di questi loro peccati, io Ti offro tutto l'onore, che il Tuo amatissimo Figlio Ti ha reso sulla terra con la sua predicazione e le sue opere per il Tuo Nome. Amen! 
  • Venga il tuo regno Io Ti prego, amabilissimo Padre, perdona alle povere anime, perché esse non sempre e con grande desiderio hanno cercato Te e il tuo regno con premurosa diligenza. Per riparazione della loro superficialità nel fare il bene, io Ti offro i santi desideri di Tuo figlio, con i quali Egli desidera e chiede, che anch'esse siano coeredi del suo Regno. Amen! 
  • Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra Io Ti prego, o benignissimo Padre, perdona alle povere anime perché non sempre hanno sottoposto la loro volontà alla Tua e non hanno cercato di compierla in tutte le cose, ma troppo spesso sono vissute secondo il proprio volere e così hanno agito. Per la loro disubbidienza io Ti offro la perfetta unione dell'amorosissimo Cuore di Tuo Figlio con la Tua santissima volontà, e la sua profonda sottomissione con cui Egli Ti fu ubbidiente fino alla morte in croce. Amen! 
  • Dacci oggi il nostro pane quotidiano Io Ti prego, Amabilissimo Padre, perdona alle povere anime, perché non sempre hanno ricevuto il Santissimo Sacramento dell'altare con profondo desiderio, ma spesso senza devozione o perfino indegnamente, oppure hanno trascurato di riceverlo. Per questi loro peccati io Ti offro la grande Santità e la devozione di Gesù Cristo, Tuo Figlio, come pure il suo grande amore con cui Egli ci ha fatto questo santissimo dono e ci ha dato questo altissimo Bene. Amen! 
  • Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori Io Ti prego, buonissimo Padre perdona alle povere anime del purgatorio tutti i debiti, che esse si sono assunti su di se con i sette peccati capitali, e soprattutto, perché esse non hanno amato i loro nemici e non hanno voluto perdonare loro. Per questi peccati io Ti offro l'amorosa preghiera, che Tuo Figlio ti ha rivolto sulla Croce per i suoi nemici. Amen! 
  • E non ci indurre in tentazione Io Ti prego, o benignissimo Padre, perdona alle povere anime, perché esse tanto spesso non hanno opposto alcuna resistenza alle tentazioni e alle loro passioni, ma hanno seguito il maligno nemico e hanno accontentato i desideri della carne. Per questi loro molteplici e diversi peccati io Ti offro la gloriosa vittoria di Gesù Cristo, con cui Egli ha vinto il mondo, e il suo lavoro, le sue fatiche, la sua santissima vita e la sua amara Passione. Amen! 
  • Ma liberaci dal male E per tutti i castighi per i meriti del Tuo amatissimo Figlio, e conduci le povere anime e noi nel Regno dell'eterna gloria, che sei Tu stesso. Amen!
Breve biografia di 
Santa Matilde di Germania
da http://www.santodelgiorno.it 

Nome: Santa Matilde di Germania
Titolo: Regina
Ricorrenza: 14 marzo

Di principesca famiglia, nacque S. Matilde nella Sassonia. I cristiani genitori, consci della vanità delle grandezze umane, affidarono la fanciulla all'abadessa di Erfurt, perchè la educasse all'amore e al desiderio delle virtù cristiane. Matilde corrispose alle premure dei genitori e alle sollecitudini della sua educatrice, e non ritornò in famiglia, se non quando seppe essere quella la volontà di Dio.

Nell'anno 913 ella giurava fedeltà di sposa al principe Arrigo, figlio di Enrico duca di Sassonia. Questo matrimonio fu di grande vantaggio per Matilde. Infatti il suo pio sposo, dopo la morte di Corrado re di Germania, nel 919, divenne imperatore. La modestia, l'umiltà, l'innocenza e tutte le egregie doti del suo nobile animo colpivano chiunque la mirasse, molto più di quanto l'abbagliasse la magnificenza delle vesti regali. Sovente la Santa si portava a visitare gli ammalati e i poveri. Le occupazioni del suo stato non permettevano d'occupare nelle pratiche di pietà tutto quel tempo che avrebbe desiderato e perciò nel cuore della notte, mentre nella reggia tutto taceva, essa si portava in chiesa e passava ore ed ore in unione con Dio nella preghiera e nella contemplazione. Il marito era pure profondamente cattolico e assecondava la pietà e le opere della consorte.

La Divina Provvidenza quando chiama un'anima ad un grado sublime di santità, la fa passare per il crogiuolo del dolore. E Matilde che era un'anima tutta di Dio, fu visitata con il flagello della desolazione. Ecco infatti che, per una paralisi cardiaca, venne improvvisamente a mancarle lo sposo Arrigo. Fu questo per la Santa un colpo assai doloroso, sia per l'amore che portava all'amato consorte, sia per le tristi conseguenze che sarebbero seguite a questo decesso. Matilde aveva avuto tre figli: Ottone, Enrico e Brunone. Il primo era stato designato dal padre come suo successore. Ma siccome l'impero di Germania era elettivo, Enrico insorse a contrastare il potere del fratello. La Santa, che prediligeva il secondo, si dichiarò per lui, il che fu causa che fra i due prìncipi fratelli scoppiasse la guerra. Il Signore punì la predilezione della Santa per il secondogenito e permise che i suoi figli si alleassero contro di lei, la spogliassero di ogni potere. e la costringessero a ritirarsi presso un monastero. Grandi sofferenze, dispiaceri e umiliazioni dovette sopportare la regina in questi avvenimenti, tanto più che le erano causati da persone da lei tenerissimamente amate: ma tutto sopportò in ispirito di penitenza. Questa umiliazione fu lunga, ma la virtù della santa regina trionfò e i suoi figli si riconciliarono con lei e tra loro e rimisero la madre nel primitivo stato. S. Matilde spese il restante della vita specialmente nella preghiera e nelle opere di carità. Piena di meriti e di opere sante volò al premio il 14 marzo dell'anno 968.

PRATICA. L'inizio della santità sta nel desiderarla, nel domandarla a Dio, e nello sforzarsi per averla.

PREGHIERA. Dio, che con l'umiltà e costanza della tua serva Matilde ci hai insegnato come si giunga al possesso delle vere grandezze, fa', ti preghiamo, che anche noi ne imitiamo l'esempio e che le cose non ci siano che stimolo per il tuo santo servizio.








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