2.
“NESSUN HA AMORE PIÙ GRANDE”
2.
“Nessun ha amore più grande”
2.1.
TORTURE INDESCRIVIBILI
2.2.
CHE COSA SIGNIFICA IL LAVAGGIO DEL CERVELLO
2.3.
BREVE LIBERAZIONE – NUOVO ARRESTO
2.4.
UN PATTO STRANO: NOI PREDICAVAMO-ESSI CI BATTEVANO
2.5.
CHE COSA ACCADDE A MIA MOGLIE E A MIO FIGLIO?
2.6.
"MIHAI, CREDI IN GESU'!"
Lavorai
ufficialmente e clandestinamente fino al 29 febbraio 1948. Unadomenica,
una bella domenica, mentre mi recavo in chiesa fui preso, "rapito"
dalla polizia segreta. Molte volte mi ero chiesto che volesse dire
l'espressione "un rapimento di uomini", menzionata più
volte nella Bibbia. Il comunismo mi ha insegnato il suo significato.
In quel tempo molti furono rapiti come me: un furgone della polizia
segreta si fermò davanti a me, quattro uomini saltarono fuori e mi
spinsero dentro. Scomparvi, per molti anni. Per oltre otto anni,
nessuno seppe se io fossi vivo o morto. Mia moglie fu visitata da
membri della polizia segreta che fingevano di essere stati miei
compagni di prigionia. Le dicevano che avevano assistito ai miei
funerali. Lei ne fu molto addolorata e il suo cuore si spezzò.
Migliaia di fedeli delle chiese di tutte le denominazioni furono
messi in prigione in quel tempo. Non furono incarcerati soltanto
ecclesiastici, ma anche semplici contadini, giovani e ragazze che
testimoniavano della propria fede. Le prigioni erano piene e in
Romania, come in tutti i paesi comunisti, essere incarcerati
significava essere torturati. Alle volte le torture erano orribili e
preferisco non parlare troppo di quelle attraverso le quali sono
passato io stesso. Quando ci ripenso non riesco più a dormire perché
il ricordo è troppo penoso. In un altro libro racconterò in modo
più particolareggiato le mie esperienze con Dio durante la
prigionia.
Un
pastore di nome Florescu fu torturato con roventi attizzatoi e con
coltelli. Era stato battuto malvagiamente. Poi dei ratti affamati
furono cacciati nella sua cella attraverso un tubo. Non poteva
dormire, ma doveva difendersi continuamente. Se riposava un momento,
i ratti lo attaccavano. Lo costrinsero a stare in piedi per due
settimane notte e giorno. I comunisti volevano costringerlo a
tradi-re i propri fratelli; ma egli resistette con fermezza. Alla
fine gli portarono il suo figlio quattordicenne e cominciarono a
frustarlo davanti al padre, dicendo che avrebbero continuato a
batterIo finché il pastore non avesse detto ciò che essi volevano.
Il pover'uomo era fuori di sé. Cercò di resistere il più
possibile, ma alla fine gridò a suo figlio: "Alessandro, debbo
dire ciò che vogliono! Non resisto più a vedere come ti battono!"
Il figlio rispose: "Padre, non mi fare questa ingiustizia di
avere per genitore un traditore! Resisti! Se mi uccidono, morirò con
le parole: Gesù è la mia patria". I comunisti, pieni di ira,
si gettarono sul ragazzo e lo percossero a morte. Il suo sangue si
sparse sulle pareti della cella. Egli morì lodando Dio. Dopo aver
assistito a questa scena il fratello Florescu perdette la ragione. I
nostri polsi erano cinti da manette con chiodi appuntiti all'interno.
Se rimanevamo totalmente fermi, non ci laceravano. Ma nelle celle
freddissime, quando tremavamo dal freddo, i nostri polsi erano
lacerati dai chiodi. I cristiani erano appesi a corde con la testa in
giù e percossi così duramente che i corpi dondolavano per i colpi.
Alcuni credenti erano perfino rinchiusi in celle "frigorifere"
tanto fredde che gelo e ghiaccio li coprivano interamente. Anch'io
fui gettato in una di queste celle con pochissimi indumenti addosso.
Il medico della prigione ci sorvegliava attraverso un'apertura e
quando vedeva segni di congelamento mortale, faceva un cenno alle
guardie che accorrevano e ci portavano fuori per riscaldarci. Quando
finalmente eravamo riscaldati, ci mettevano di nuovo nelle celle
frigorifere per farci gelare da capo. Decongelamento, poi
congelamento fino a un minuto o due soltanto dalla morte per poi
subire un nuovo disgelo. Si continuava senza soste. Ancor oggi, alle
volte, non mi riesce di aprire un frigorifero, tanta è l'angoscia
del ricordo.
Noi
credenti fummo messi in tramezzi di legno poco più grandi di noi,
senza possibilità di fare alcun movimento. Dozzine di chiodi acuti
erano fissati a ogni lato dello scompartimento con le loro punte
taglienti come rasoi che sporgevano interiormente. Finché rimanevamo
perfettamente immobili tutto andava bene. Ci costrinsero a stare in
piedi in questi tramezzi per molte ore. Quando per la stanchezza
facevamo qualche movimento, i chiodi penetravano nella carne. Se ci
muovevamo o contraevamo un muscolo, c'erano gli orribili chiodi. Ciò
che i comunisti fecero ai credenti sorpassa ogni possibilità di
comprensione umana. Ho visto dei comunisti torturare i cristiani e i
visi dei torturatori brillavano di una gioia sadica. Mentre
torturavano i credenti gridavano: "Siamo il diavolo". Il
nostro combattimento non è contro carne e sangue, ma contro i
principati e le potenze malefiche. Abbiamo visto che il comunismo non
viene dagli uomini ma da satana. Esso è una forza spirituale, una
forza malefica che si può combattere soltanto con una forza
spirituale maggiore, lo Spirito di Dio. Ho chiesto spesso ai
torturatori: "Non avete nessuna compassione nel vostro cuore?"
Solitamente mi rispondevano con una citazione di Lenin che "non
si può fare la frittata senza rompere il guscio delle uova e non si
può spaccare della legna senza che volino schegge". Replicavo:
"Conosco questa citazione di Lenin. Ma c'è una differenza:
quando si taglia un pezzo di legno esso non sente nulla. Ma qui si
tratta di esseri umani. Ogni percossa produce dolore e ci sono delle
madri che piangono". E' stato un parlare vano. Per loro non
esiste altro che la materia e un uomo è come un pezzo di legno, come
il guscio di un uovo. Con tale credenza scendono a una incredibile
profondità di crudeltà. La crudeltà dell'ateismo è difficile a
credersi. Quando l'uomo non crede nel premio dei giusti e nel castigo
dei malvagi non ha motivo di essere umano. I torturatori comunisti
spesso dicevano: "Non c'è Dio, non c'è un aldilà, non c'è
punizione per la malvagità, quindi possiamo fare quello che
vogliamo". Ho udito perfino un torturatore dichiarare:
"Ringrazio Dio, in cui non credo, di essere vissuto fino a
questo momento per poter dar sfogo a tutta la malvagità del mio
cuore". Egli esprimeva la sua credenza infierendo sui carcerati
con brutalità e torture incredibili. Mi spiace che un coccodrillo
mangi un uomo, ma non posso rimproverare il coccodrillo. E' un
coccodrillo e non un essere morale. Così non possiamo rimproverare i
comunisti. Il comunismo ha distrutto ogni senso morale in loro. Essi
si vantavano di non aver compassione nel Cuore. Imparai da loro.
Mentre non riservavano nessun posto a Gesù nel loro cuore, io decisi
di non lasciare nel mio Cuore il benché minimo posto per satana. Ho
testimoniato davanti alla Sottocommissione per la Sicurezza Interna
del Senato degli Stati Uniti d'America, descrivendo loro cose atroci,
come i cristiani venivano legati alle croci per quattro notti e
quattro giorni. Le croci erano poste a terra e centinaia di
prigionieri dovevano compiere le loro necessità corporee sulla
faccia dei crocifissi. Poi le croci venivano erette e i comunisti li
deridevano e li beffavano dicendo: "Guardate il vostro Cristo!
Quant'è bello! Che odore porta dal cielo!" Ho descritto pure
come dopo essere stato lui stesso portato sull'orlo della pazzia per
le torture subite, un sacerdote sia stato costretto a consacrare
escrementi umani e urina per dare la santa comunione. Questo avvenne
nella prigione romena di Ploesti. Dopo chiesi al sacerdote perché
non aveva preferito morire piuttosto che partecipare a questo orrendo
scherno. Mi rispose: "Non giudicatemi, vi prego, ho sofferto già
troppo!" Tutte le descrizioni bibliche dell'inferno o i dolori
dell'inferno di Dante sembrano nulla paragonati alle torture nelle
carceri comuniste. Questa è una piccolissima parte di ciò che
successe una domenica e molte altre domeniche nella prigione di
Ploesti. Tante cose non si possono narrare. Il mio cuore non
resisterebbe se dovessi raccontarle di continuo. Sono troppo
terribili e oscene per descriverle. Questo è ciò che i vostri
fratelli in Cristo subirono e subiscono tuttora! Un grande eroe della
fede fu il pastore Milan Haimovici. Le prigioni erano sovraffollate e
le guardie non ci conoscevano personalmente. Chiamavano solamente
tutti quelli che dovevano essere puniti con 25 colpi di frusta per
aver violato qualche regolamento del carcere. Innumerevoli volte il
pastore Milan Haimovici andò volontariamente al posto di qualche
altro. Così si guadagnò il rispetto degli altri carcerati, non
soltanto per sé stesso, ma pure per Cristo che egli rappresentava.
Se dovessi raccontare tutti gli orrori dei comunisti e tutto il
sacrificio dei credenti, non finirei mai. Si conoscevano non solo le
torture ma anche gli atti eroici. L'esempio eroico di coloro che
soffrivano in prigione ispirò grandemente i fratelli rimasti liberi.
Uno dei nostri operai della Chiesa clandestina era una giovane. La
polizia comunista scoprì che essa distribuiva segretamente Vangeli e
parlava di Cristo ai bambini. Decisero di arrestarla. Ma per far sì
che l'arresto fosse più straziante e doloroso possibile, decisero di
rimandarlo per qualche settimana, fino al giorno del suo matrimonio.
Proprio il giorno del matrimonio, il più radioso giorno della vita
di una ragazza, la giovane vestita da sposa fu arrestata. A un tratto
la porta fu forzata e la polizia segreta entrò di colpo. Quando la
sposa vide la polizia segreta, stese le sue braccia verso loro per
essere ammanettata.Bruscamente misero le manette ai suoi polsi. Ella
si volse verso il suo sposo, poi baciando le catene disse: "Ringrazio
il mio Celeste Sposo per questo gioiello che Egli mi ha regalato nel
giorno del mio matrimonio. Lo ringrazio di avermi fatta degna di
soffrire per Lui". Fu trascinata via fra i pianti dei credenti e
del suo sposo, i quali ben sapevano ciò che era solito accadere alle
giovani credenti nelle mani delle guardie comuniste. Dopo 5 anni fu
rilasciata. Era una donna distrutta, spezzata, che mostrava almeno
trent'anni di più della sua vera età. II suo sposo non si era
stancato di aspettarla. Essa dichiarò che le sue prove erano state
il minimo che avesse potuto fare per il suo Redentore. Questa è la
splendida fedeltà dei credenti della Chiesa clandestina.
2.2.
Che cosa significa il lavaggio del cervello
Gli
occidentali hanno udito certamente parlare del lavaggio del cervello,
sia durante la guerra Coreana e sia durante la guerra del Vietnam. Ho
subìto anch'io personalmente il lavaggio del cervello. E' una
tortura spaventosa. Per anni e anni stavamo a sedere, per diciassette
ore al giorno, costretti ad ascoltare questa litania: Il comunismo è
buono! Il comunismo è buono! Il comunismo è buono! II comunismo è
buono! Il cristianesimo è sciocco! II cristianesimo è sciocco! II
cristianesimo è sciocco! II cristianesimo è sciocco! II
cristianesimo è sciocco! Rinuncia! Rinuncia! Rinuncia! Rinuncia!
Ripeto: per diciassette ore al giorno, giorno per giorno, settimana
per settimana, mese per mese.
Alcuni
credenti mi hanno chiesto come si possa resistere al lavaggio del
cervello. C'è solo un metodo per resistere al lavaggio del cervello,
ed è il "lavaggio del cuore". Se il cuore è lavato
dall'amore di Cristo e se il cuore lo ama, potete resistere a tutte
le torture. Che cosa non farebbe una sposa innamorata per il suo
sposo? Che cosa non farebbe una mamma per il suo bambino? Se amate
Cristo come lo amava Maria, che lo ebbe nelle sue braccia quando era
bambino, se voi amate Gesù come una sposa ama il suo sposo, allora
certamente potrete resistere a tali torture. Poiché Dio ci
giudicherà non su quanto abbiamo sopportato, ma su quanto abbiamo
amato. lo sono un testimone dell'amore mostrato da questi credenti
nelle prigioni comuniste. Essi potevano amare Dio e gli uomini. In
prigione, le torture e la brutalità continuavano senza interruzione.
Quando perdevo la conoscenza o ero troppo stordito perdare ai miei
torturatori la speranza della mia confessione, mi riportavano nella
mia cella. Lì rimanevo, senza cure e mezzo morto, onde recuperare un
po' di forza, per essere poi di nuovo "lavorato". Molti
morivano a questo punto, ma in qualche modo le mie forze mi tornavano
sempre. Gli anni successivi, in diverse prigioni, mi ruppero quattro
vertebre della spina dorsale e altre ossa. Mi hanno tagliuzzato il
corpo in non meno di dieci punti; mi hanno bruciato la carne con dei
ferri, producendo diciotto buchi nel mio corpo. Dei medici nella
città di OsIo, vedendo tutte queste cicatrici e anche quelle della
tubercolosi polmonare che avevo pure avuto, hanno dichiarato che era
un puro miracolo se ero ancora in vita! Secondo i loro libri di
medicina sarei dovuto essere morto da anni. Sono convinto io stesso
che ciò è un vero miracolo, perché Dio è Dio dei miracoli. Credo
che Dio fece questa meraviglia affinché voi poteste udire la mia
voce che grida a favore della Chiesa clandestina dietro la cortina di
ferro. Egli permise che qualcuno sopravvivesse per proclamare ad alta
voce il messaggio inviato dai fratelli fedeli e sofferenti della
Chiesa clandestina.
2.3.
Breve liberazione – nuovo arresto
Giunse
l'anno 1956; ero stato in prigione già da otto anni e mezzo ed ero
molto dimagrito. Ero ricoperto di ferite e cicatrici, ero stato
brutalmente battuto e preso a calci, beffato, quasi ucciso dalla fame
e dal freddo; avevo subìto molti interrogatori fino alla nausea, ero
stato minacciato e abbandonato. Nessuno di questi maltrattamenti
aveva prodotto il risultato che i miei torturatori desideravano.
Infine, delusi, mi rilasciarono. Tra l'altro, avevano ricevuto
continue proteste contro il mio imprigionamento. Mi fu concesso di
ritornare alla mia vecchia attività pastorale, ma per una settimana
soltanto. Predicai due sermoni; poi mi chiamarono per dirmi che non
avrei più potuto predicare, né occuparmi di qualsiasi attività
religiosa. Che cosa avevo detto? Avevo consigliato alla mia comunità
di avere "pazienza, pazienza e ancora pazienza". "Ciò
significa che tu stai dicendo loro di essere pazienti finché
verranno gli americani a liberarli!" urlarono i poliziotti.
Avevo anche detto che la ruota della storia continua a girare e che i
tempi cambieranno. "Con questo vuoi dire loro che i comunisti
non governeranno sempre! Queste sono bugie controrivoluzionarie!"essi
gridarono ancora. Così ebbe fine il mio ministero pubblico.
Probabilmente le autorità credevano che ora avrei avuto timore di
sfidarle ancora e di continuare nell‟evangelizzazione. In questo si
sbagliavano! In segreto ritornai al lavoro che avevo intrapreso e la
mia famiglia mi sostenne, rimanendo al mio fianco. Di nuovo
testimoniavo dell'Evangelo a gruppi nascosti di credenti, andando e
venendo come un fantasma, sotto la protezione di quelli di cui potevo
fidarmi, questa volta portavo su di me ferite e cicatrici per dare
forza al mio messaggio concernente la malvagità dell'ateismo e per
incoraggiare le anime vacillanti ad aver maggior fede in Dio e
rimanere ferme.
Organizzai
una rete segreta di evangelisti che si aiutavano a vicenda per
spandere l'Evangelo sotto gli occhi dei comunisti, provvidenzialmente
incapaci di vedere. Dopotutto, se un uomo è talmente cieco da non
vedere la mano di Dio all'opera, è probabile che egli non veda
nemmeno quella del suo messaggero. La sorveglianza incessante della
polizia sulle mie attività e nei luoghi in cui venivo a trovarmi
portò il suo frutto. Fui scoperto e messo nuovamente in carcere. Ci
dovette essere una ragione, questa volta, per non incarcerare la mia
famiglia, forse a causa di tutta la pubblicità che mi era stata
fatta. Ero stato otto anni e mezzo in prigione e per tre anni in
libertà. Adesso stavo per rimanere imprigionato per altri cinque
anni e mezzo. II mio secondo arresto si presentava, sotto molti
aspetti, peggiore del primo. Sapevo troppo bene quello che mi
aspettava. Le mie condizioni fisiche diventarono subito pessime. Ma
nonostante tutto continuammo il lavoro clandestino della Chiesa
clandestina anche nel sottosuolo delle carceri comuniste.
2.4.
Un patto strano: noi predicavamo-essi ci battevano
Era
severamente proibito evangelizzare i prigionieri. Era inteso che
chiunque fosse stato colto in quell'infrazione avrebbe subìto
severissime battiture. Alcuni di noi decidemmo di pagare il prezzo
per "acquistare" il "diritto" di predicare e così
accogliemmo per buono il loro patto: noi predicavamo ed essi ci
battevano. Eravamo felici di poter predicare ed essi erano felici di
batterci. Così eravamo felici tutti. Così, più volte di quanto io
possa ricordare si ripeté la seguente scena: un fratello in fede
stava appunto predicando agli altri carcerati della stessa cella,
quando le guardie lo interrompevano sorprendendolo a metà di una
frase. Lo trascinavano fuori attraverso il corridoio, alla "camera
delle battiture"; dopo una bastonatura che sembrava
interminabile, lo riportavano sanguinante e livido e lo ricacciavano
nella cella. Lentamente, benché sofferente e pieno di dolori, si
rialzava e aggiustandosi il vestito diceva: "Ora, fratelli,
dov'ero rimasto quando sono stato interrotto?" e continuava il
suo messaggio su Cristo. Erano esperienze indicibili! Talvolta i
predicatori erano laici, uomini semplici ma ripieni dello Spirito
Santo, i quali annunciavano la Parola di Dio con potenza. Nelle loro
parole c'era tutto il loro cuore, poiché predicare in tali
circostanze proibitive non era cosa da poco! Le guardie venivano
sempre a prendere il predicatore, per bastonarlo quasi a fin di vita.
Nelle carceri di Gherla un credente di nome Grecu fu condannato a
essere bastonato fino alla morte. La procedura durò alcune
settimane. Lo battevano molto lentamente. Lo colpivano sotto le
piante dei piedi con una mazza di gomma, poi lo lasciavano. Dopo
alcuni minuti gli davano un altro colpo, e dopo una breve sosta
ancora un colpo, infine un forte colpo ai testicoli che gli faceva
perdere i sensi. Un medico lo rianimava con una iniezione. Appena
ritornato in sé gli davano del cibo per fargli riprendere le forze,
poi veniva di nuovo battuto. Morì sotto questa lenta e continua
bastonatura. Una delle persone che diresse quella tortura era membro
del comitato centrale del partito comunista e si chiamava Reck. Ora,
a un certo momento, Reck soleva fare una comunicazione particolare
che i comunisti ripetevano volentieri ai cristiani: "Sai, io
sono Dio. Ho potestà di vita e di morte sopra di te”. “Colui che
sta in cielo non può decidere se mantenerti in vita o meno. Tutto
dipende da me. Se io voglio, tu vivrai; se io voglio, tu sarai
ucciso. lo, dunque, sono Dio!" Così Reck si beffava dei
credenti. In questa orribile situazione, il fratello Grecu diede a
Reck una risposta molto interessante che io ho udito più tardi da
Reck personalmente. Gli disse: "Tu non sai che parola profonda
hai pronunziata. Tu sei veramente un Dio. Ogni bozzolo è, in realtà,
una farfalla, se si sviluppa in modo regolare. Tu non sei stato
creato per essere un torturatore, un uomo che uccide. Tu sei stato
creato per diventare un essere simile a Dio. Gesù disse ai Giudei
del suo tempo: 'Voi siete dei'. La vita della divinità è nel tuo
cuore. Molti che sono stati come te, molti persecutori come
l'apostolo Paolo, hanno scoperto, a un certo momento della loro vita,
che per un uomo è cosa vergognosa commettere atrocità, perché
potrebbe fare opere migliori. Così essi sono divenuti partecipi
della natura divina. Credimi, Reck, la tua vera vocazione è quella
di essere un figliolo di Dio, simile a Dio, e non un torturatore".
In quel momento Reck non prestò molta attenzione alle parole della
sua vittima, come neanche Saulo da Tarso aveva prestato attenzione
alla magnifica testimonianza di Stefano assassinato in sua presenza.
Ma le parole udite operarono nel suo cuore e, più tardi, anche Reck
comprese che questa era stata la sua vera chiamata. Una grande
lezione si determinò da tutte queste bastonature, torture e stragi:
lo spirito signoreggia il corpo! Spesso, mentre venivamo torturati,
sentivamo le torture, ma sembrava che fossero qualcosa di distante e
di lontano dallo spirito che era invece immerso nella gloria di
Cristo e della Sua presenza con noi. Quando ci davano una fettina di
pane alla settimana, e un po' di zuppa sporca ogni giorno, decidemmo
di dare fedelmente la decima anche di questo. Ogni decima settimana
davamo la fettina di pane ai fratelli più deboli tra noi, come
nostra decima al Signore. Un credente incarcerato venne condannato a
morte. Prima dell'esecuzione della condanna, gli fu permesso di
rivedere sua moglie. Le sue ultime parole a lei furono: "Sappi
che io muoio amando coloro che mi uccidono. Essi non sanno quello che
fanno, e l'ultima richiesta che ti rivolgo è di amarli anche tu. Non
avere amarezza nel cuore perché essi uccidono il tuo sposo che ami.
Ci rivedremo in cielo". Queste parole fecero un'impressione
profonda nell'ufficiale della polizia segreta che aveva assistito
alla conversazione tra marito e moglie. Più tardi egli mi raccontò
questo fatto in prigione, dove venne a sua volta incarcerato per
essersi convertito a Cristo. Nella prigione di Tirgu-Ocna c'era un
prigioniero giovanissimo, di nome Matchevici. Era stato arrestato
all'età di diciotto anni e per le torture subìte era ora malato di
tubercolosi. In qualche modo, la famiglia era venuta a conoscenza del
suo grave stato di salute e gli aveva mandato cento fiale di
streptomicina che avrebbero potuto salvarlo dalla morte. Il
commissario politico della prigione lo chia-mò e, mostrandogli il
pacco, disse: "Ecco le medicine che potrebbero salvarti la vita.
Ma non ti è concesso di ricevere pacchi dalla tua famiglia.
Personalmente vorrei ben aiutarti. Tu sei giovane e non vorrei che
dovessi morire in prigione. Aiutami ad aiutarti. Dammi le
informazioni contro i tuoi compagni di carcere e ciò potrà
giustificarmi davanti ai miei superiori per averti consegnato il
pacco". Matchevici rispose senza esitazione: "Non voglio
rimanere in vita per poi dovermi vergognare, guar-dandomi nello
specchio, alla vista della faccia di un traditore. Non posso
accettare una tale condizione. Preferisco morire". L'ufficiale
della polizia segreta, stringendogli la mano, disse: "Mi
congratulo con te. Non mi aspettavo un'altra risposta da te”.
Ma
vorrei farti un'altra proposta. Alcuni dei prigionieri sono diventati
nostri informatori. Dicono di essere comunisti e denunciano tutti
voi. Fanno il doppio gioco. Non abbiamo nessuna fiducia in loro.
Vogliamo sapere in che misura sono sinceri. E verso di te sono
senz'altro traditori. Ti fanno tanto male, informandoci delle tue
parole e azioni. Comprendo che tu non voglia tradire i tuoi compagni.
Ma dacci informazioni intorno a quelli che sono contro di te e potrai
salvare la tua vita!" Matchevici rispose prontamente come la
prima volta: "lo sono un discepolo di Cristo ed Egli ci ha
insegnato ad amare anche i nostri nemici. Questi uomini ci
tradiscono, ci fanno tanto male, ma io non posso ricambiare il male
con il male. Non posso darvi informazioni contro di loro. Ho
compassione e prego per loro, ma non voglio avere a che fare con i
comunisti". Matchevici ritornò dalla conversazione con il
commissario politico e morì nella stessa cella dove io mi trovavo.
Lo vidi morire lodando Iddio. II suo amore aveva trionfato anche
della naturale sete di vita. Se un uomo di pochi mezzi ama molto la
musica, dà anche l'ultimo denaro che ha in tasca per ascoltare un
concerto. Anche se poi rimane senza soldi, non si sente affatto
deluso, poiché ha ascol-tato qualcosa di meraviglioso. Non mi sento
affatto deluso di aver perduto tanti anni in prigione. Ho fatto delle
preziose esperienze. In carcere sono stato tra esseri deboli e
insignificanti, ma ho avuto altresì il privilegio di essere nella
stessa cella con grandi uomini di Dio, con eroi della fede che
somigliavano ai credenti della Chiesa primitiva. Essi morivano
lietamente per Cristo. La bellezza spirituale di tali uomini di Dio
non potrà mai esser descritta. Le cose che ho raccontate fin qui non
sono eccezionali. Le cose soprannaturali sono diventate naturali per
i credenti della Chiesa clandestina. Essa è ritornata al suo primo
amore. Prima di entrare in prigione, amavo molto Cristo. Ora che ho
visto la vera "Sposa di Cristo", il suo corpo spirituale,
direi che amo la Chiesa clandestina quanto io amo Cristo. Ne ho visto
la bellezza e lo spirito di sacrificio.
2.5.
Che cosa accadde a mia moglie e a mio figlio?
Fui
tolto a mia moglie. Non sapevo che cosa le fosse accaduto. Solo dopo
molti anni ho saputo che anche lei era stata incarcerata. Le credenti
soffrono molto più degli uomini in prigione; le donne vengono
seviziate brutalmente dalle guardie. Le ingiurie e le oscenità che
sono costrette a udire sono orribili. Donne prigioniere furono
costrette ai lavori forzati per un canale che doveva essere
costruito, ed esse dovevano adempiere lo stesso lavoro degli uomini.
Spalavano terra durante l'inverno. Delle prostitute erano costituite
come ispettrici e facevano a gara nel torturare le fedeli. Mia moglie
ha mangiato l'erba come una bestia, per rimanere in vita. Le
prigioniere affamate, che lavoravano in quel canale, riuscivano a
mangiare topi e serpenti. Uno dei divertimenti delle guardie, la
domenica, era di gettare le donne nel Danubio, per poi pescarle fuori
e deriderle quando ne vedevano i corpi bagnati, e quindi le gettavano
di nuovo e le ripescavano ancora. Mia moglie fu gettata in questo
modo nel Danubio. Mio figlio fu lasciato vagabondare per le strade
quando sua madre e suo padre gli furono tolti. Fin dalla sua
fanciullezza Mihai era stato molto religioso e tanto interessato alle
cose della fede. Dopo, all'età di nove anni, quando i suoi genitori
gli furono tolti, attraversò una crisi nella sua vita cristiana.
Diventò cattivo e dubitò della sua fede. A quella ancor tenera età
aveva un problema che i ragazziin genere non hanno: doveva pensare a
guadagnarsi da mangiare. Era un crimine aiutare le famiglie dei
martiri cristiani. Due signore che l'aiutarono furono arrestate e
battute con tanta malvagità che oggi ancora, dopo quindici anni,
sono invalide. Una signora che, rischiando la vita, prese Mihai nella
sua casa, fu condannata a otto anni di prigione per il reato di aver
aiutato le famiglie dei prigionieri. Tutti i suoi denti andarono in
pezzi per i calci ricevuti. Le furono rotte le ossa ed è rimasta
invalida per tutta la vita.
2.6.
"Mihai, credi in Gesù!"
All'età
di undici anni Mihai cominciò a guadagnarsi il pane lavorando
regolarmente. La sofferenza gli aveva recato un indebolimento della
fede. Dopo due anni che sua madre era stata imprigionata, gli fu
permesso di vederla. Andò alla prigione comunista e vide sua madre
dietro le sbarre di ferro. Era sporca, scheletrica, con le mani
callose e indossava la lugubre uniforme dei carcerati. A stento la
riconobbe. Le prime parole di lei furono: "Mihai, credi in
Gesù!" Le guardie furenti strapparono mia moglie da Mihai e la
portarono fuori. Mihai pianse a veder la mamma trascinata via. E
questo fu il momento della sua conversione. Egli capì che se si può
amare Cristo in tali circostanze è perchè sicuramente Egli è il
Salvatore. Più tardi egli disse: "Se il cristianesimo non
avesse altri argomenti a suo favore, il fatto che mia mamma crede in
esso è sufficiente per me". In quel giorno egli accettò
pienamente Cristo. Nella scuola era una continua battaglia per
sopravvivere. Egli era un bravo studente e un giorno ricevette per
premio una cravatta rossa, segno della sua appartenenza ai giovani
pionieri comunisti. Mio figlio disse: "Non indosserò mai la
cravatta di coloro che hanno imprigionato mia mamma e mio padre".
Per questa ragione fu espulso dalla scuola. Dopo aver perduto un anno
rientrò a scuola, nascondendo il fatto che era figlio di un
prigioniero cristiano. Più tardi dovette svolgere un tema contro la
Bibbia. Egli scrisse: "Gli argomenti contro la Bibbia sono
deboli e le citazioni contro la Bibbia non sono vere. Sicuramente il
professore non ha letto la Bibbia. La Bibbia è in armonia con la
scienza". Di nuovo fu espulso. Questa volta fu costretto a
perdere due anni di scuola. Infine gli fu permesso di studiare nel
"seminario". Qui gli veniva insegnata "la teologia
marxista". Tutto veniva spiegato secondo il pensiero di Karl
Marx. Mihai protestò apertamente in classe. Altri studenti si
unirono a lui. Il risultato fu che venne espulso e non potè
terminare uno studio teologico serio. Una volta, a scuola, quando il
professore tenne un discorso ateistico, mio figlio si alzò per
contraddire il professore, e lo richiamò alla grave responsabilità
che egli prendeva su di sé guidando tanti giovani su una via
sbagliata. Tutta la classe prese le sue parti. Era stato necessario
che qualcuno avesse avuto il coraggio di parlare per primo. Poi,
tutti furono con lui. Per proseguire i suoi studi doveva
costantemente nascondere il fatto che egli era il figlio di
Wurmbrand, il prigioniero cristiano. Ma spesso ciò veniva scoperto e
di nuovo si verificava la scena, ormai prevedibile, di essere
richiamato nell'ufficio del direttore della scuola per essere espulso
un'altra volta ancora. Mihai soffrì molte volte la fame. Le famiglie
dei fedeli incarcerati nelle nazioni comuniste quasi sempre muoiono
di fame, perché è un grande reato aiutarle. Vi racconterò soltanto
un caso della sofferenza di una famiglia cristiana che conosco
personalmente. Un fratello venne incarcerato a causa del suo lavoro
per la Chiesa clandestina. Lasciava a casa moglie e sei figli. Le sue
figlie di diciassette e diciannove anni non poterono trovare lavoro.
L'unico a dare lavoro in una nazione comunista è lo Stato, e lo
Stato non dà lavoro ai figli dei "criminali cristiani". Vi
prego di non giudicare questa storia secondo il metro della morale!
Accettatene soltanto i fatti! Le due figlie di questo martire
cristiano che erano anch'esse cristiane, diventarono prostitute per
sostenere i loro fratelli più piccoli e la loro mamma malata! Il
loro fratello minore, che aveva quattordici anni, vedendo ciò
impazzì e fu ricoverato in manicomio. Quando, dopo diversi anni, il
padre fu scarcerato, la sua preghiera fu: "Dio, riportami in
prigione, perché non posso sopportare questo". La sua preghiera
fu esaudita ed egli ora si trova in carcere a causa del reato di aver
testimoniato ai suoi figli. Le sue figliole non sono più prostitute.
Hanno ricevuto un lavoro, avendo accettato la richiesta della polizia
segreta, la quale voleva farne delle informatrici. Come figlie di un
martire cristiano, esse sono ricevute con onore in ogni casa
cristiana, ascoltano e poi riferiscono tutto quello che hanno udito
alla polizia segreta. Non dite solamente che tutto ciò è brutto e
immorale, e certamente lo è, ma chiedetevi se non è anche colpa
vostra che avvengono simili tragedie e che tali famiglie cristiane
sono abbandonate a sé stesse, senza l'aiuto di chi vive nella
libertà.
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