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martedì 14 giugno 2016

SCUOLA DI VERA FEDE DAL PROFONDO ROSSO DELLA CINA COMUNISTA

Risultati immagini per martiri cinesi chiesaAtti dei martiri nella Cina del XX secolo. Il documento

Integrale, un racconto di martirio dei cristiani cinesi di Taiyuan messi a morte dai Boxers, nel luglio del 1900. Riferito da un testimone d'eccezione

di Francis Li
[...]

Quanto segue è la testimonianza delle esperienze di mia madre e di mio padre in quei giorni.

Mia madre diceva: «Verso le 4 del pomeriggio del giorno 9 luglio, mentre recitavamo le preghiere, a un tratto abbiamo sentito una musica bellissima scendere dal cielo. Non avevamo mai sentito una musica simile. D'improvviso abbiamo visto una fila ordinata di striscioni bianchi venire da Taiyuan verso di noi. Quando gli striscioni passarono sulle nostre teste la musica divenne ancora più forte e più deliziosa alle orecchie. Tutti battemmo le mani nei nostri cuori e ci inginocchiammo. Cominciammo a incoraggiarci l'un l'altro, pensando che questo era di certo il segno che i vescovi e i sacerdoti avevano già donato la vita per la fede.

«Il giorno dopo una banda di soldati arrivò da noi e ci annunciò che i vescovi e gli altri erano stati uccisi. Allora tutti pensammo che anche per noi era giunto il momento di dare la vita per la nostra fede. Cominciammo a prepararci recitando preghiere di continuo. Dopo un po' un soldato ci urlò: "Rifiutate la vostra religione o no?". Non si udì nemmeno un suono di risposta. Quindi il soldato ordinò che due delle donne cristiane più anziane venissero legate e appese nel giardino. Egli faceva questo per istillare la paura della morte nelle ragazze più giovani. Le due donne anziane non avevano alcun timore. Esse incoraggiavano di continuo le più giovani dicendo: "Ragazze, non abbiate paura. La porta del cielo è aperta. Presto, preparatevi a salire in cielo!". 

«Il 12 luglio, alcuni ufficiali vennero ancora e cercarono di spaventarci e spingerci a rinnegare la fede. E incontrarono ancora un silenzio totale. Allora i soldati tirarono giù le donne anziane legate e le portarono fuori. Dopo un attimo i soldati rientrarono con due coppe di sangue e ci dissero che era il sangue delle due donne, che erano state uccise. Non ci uccisero, ma ci rimandarono nella chiesa».

E questo è il racconto di mio padre. Il 14 luglio, Yuxian, governatore dello Shanxi, pubblicò un ordine: «Tutti i maschi cattolici che non vogliono rinnegare la loro fede devono raccogliersi vicino alla Porta Nord». All'udire quest'ordine tutti i cattolici erano eccitati, i loro cuori pieni di gioia. Tutti insieme cominciarono a camminare verso il luogo stabilito. Lungo il cammino essi si sostenevano e si incoraggiavano l'un l'altro. Mio nonno era uno di questi ferventi cattolici. Appena udito l'ordine, disse a mio padre quindicenne e a mio zio: «Andiamo, oggi saremo nel cielo». Quindi disse addio alla sua famiglia e cominciò a camminare verso il luogo del martirio. Dalle loro case fino a quel luogo vi era soltanto 20 minuti di cammino, ma essi passarono attraverso alcune strade curvando qua e là.

Arrivati sul luogo del martirio, vi erano già molti cattolici radunati. La maggior parte si conoscevano tra loro. Il posto non era molto vasto e i cristiani erano tanti. Ognuno riusciva a malapena a trovare il posto per sé. Tutti si inginocchiarono, composti, e cominciarono a recitare le preghiere a cui erano più affezionati. Secondo il costume del tempo, gli uomini avevano [i capelli raccolti in] un codino. Per rendere più facile l'opera del boia nell'ucciderli, ognuno alzò il codino, tenendolo avanti a sé con le mani. Essi piegarono la schiena in avanti e allungarono il collo quanto possibile. In tal modo vi era abbastanza spazio perché la spada li colpisse con precisione.

Aspettarono per oltre tre ore nel mattino e non vi era alcun segno dei boia. I cristiani cominciarono ad agitarsi. Era possibile che venisse loro negata la corona del martirio? Verso mezzogiorno, una banda di boia, guidata da alcuni soldati, arrivò sul luogo. La voce delle preghiere dei cristiani divenne ancora più intensa. E allungarono il collo ancora di più. Al comando: «Uccidete!», i boia cominciarono a far volteggiare la spada di qua e di là. Mio nonno e mio zio erano in ginocchio, lungo il sentiero della piazza. Le loro teste vennero staccate di netto dai loro corpi.

Accadde invece che mio padre fosse in ginocchio vicino a una roccia. Perciò, quando la spada calò su di lui, colpì la roccia e tagliò solo una parte di carne dal suo collo. La sua gola non subì alcun danno. Poiché i cristiani erano tanti, i boia non badavano con attenzione se le teste erano separate dai corpi. In tal modo a mio padre venne negato il privilegio di vedere Dio faccia a faccia, come invece avvenne per mio nonno e mio zio.

Quando il comandante diede l'ordine di smettere, i boia avevano ucciso il 10 per cento dei cristiani presenti. I soldati e i boia tornarono al loro accampamento. I cattolici che non erano stati martirizzati erano molto contrariati. Essi fermarono i boia implorandoli di essere uccisi. Ma non se ne fece nulla. L'ordine era già stato dato. I boia non avrebbero più agitato le loro spade. I cristiani caddero nelle braccia gli uni degli altri e piansero. Mio nonno e mio zio erano fra i 39 martiri della fede di quel giorno.

Mio padre era ferito, ma sopravvisse. In seguito avrebbe commentato:«Quando la spada del boia scendeva sul mio collo, l'unica cosa che sentii era la freddezza della lama. Quindi persi i sensi. Rimasi in una pozza di sangue per due giorni e due notti». Non so quanto sangue abbia perso. Al mattino del terzo giorno, cioè il 16 luglio, un non cristiano passava di là e notò un piccolo movimento fra i cadaveri. Si avvicinò e vide qualcuno che lui conosceva. Quindi sentì mio padre che sussurrava con un fil di voce: «Ho sete». Questa persona di buon cuore, capendo che mio padre aveva perso tanto sangue, prese dell'acqua piovana da una pozzanghera e usando un coccio ne versò goccia dopo goccia sulle labbra di mio padre. Quindi corse da mia nonna per dirle che suo figlio era ancora vivo. Essa lo portò temporaneamente in un altro villaggio distante circa 10 miglia dalla città.

Sulla ferita di mio padre non fu applicata nessuna medicina, né la famiglia aveva soldi per comprare iniezioni o pillole. Mia nonna affidò mio padre alle cure di Dio. «Dio aggiusterà tutto», ella pensò. La ferità si chiuse miracolosamente e lui guarì in modo completo. In seguito, mio padre, narrando la storia del suo quasi-martirio, avrebbe detto: «Dal giorno in cui ricevetti la ferita fino alla guarigione non ho mai sentito alcun dolore. Non è una prova che Dio è sempre con me?».

[...]

(Dall'omelia di padre Francis Li pronunciata il 29 ottobre nella cattedrale di Hong Kong, durante la messa in onore deii 120 martiri cinesi canonizzati da Giovanni Paolo II il 1 ottobre 2000.)


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