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venerdì 3 giugno 2016

15^ PARTE - I MIEI COLLOQUI CON LE POVERE ANIME dI Eugenia Von Der Leyen

Nostra Signora del Monte Carmelo

15^ PARTE di 15 

Giovanni

Da Agosto ne ho passate di ogni specie e precisamente diverse maniere di apparizioni, ed ho la precisa sensazione che io potei dare a loro poco... In tutte furono ventisette fantasmi, di cui undici assai duri...
Da otto giorni è di nuovo tutto diverso. Adesso viene un mio buon conoscente F.... ll..., padre di ... e vuole sempre toccarmi. L'ac­qua santa lo calma un tantino. E' difficile eppure sono contenta. La sua apparizione è come una lanterna cieca diretta su di me. Col tem­po si fece più buio intorno a lui. Di giorno lo vedo seduto su di un albero di fronte alla mia finestra mezzo bestia e mezzo uomo. Dopo alcuni giorni si slanciò con un urlo verso di me. Io: "Giovanni che co­sa vuoi da me?" - Lui: "La tua pace". - Io: "Va da tua moglie che prega tanto". - Lui: "Non la trovo". - Io: "Lei soffre moltissimo a causa di... forse andrebbe meglio se tu andassi da lei". - Lui: "Non posso lasciare la strada!" - Io: “Sai tutto dei tuoi?” - Lui: "No, le preoccupazioni umane rimangono lontane". - Io: "Come posso aiu­tarti?" - Lui:"Lasciami stare con te fin tanto che posso non parlare più!" - Poi venne davanti come se il mio parlare lo rattristasse. Mi fe­ce molta compassione. Ora è qui da molto ma io non parlo più. E' molto agitato.
Viene anche una donna e poi c'è tantissimo chiasso in camera. Ho visto in chiesa sette figure che mi aspettavano sulla porta.

7 Novembre. La sera all'imbrunire vado a passeggio nel viale, ed ecco venirmi incontro due donne che non conosco. Cerco di parlare con loro - sparite! Allora mi ha proprio preso un brivido e sono tor­nata in fretta a casa. Singolare: quanto più le apparizioni sono natu­rali tanto più ci si spaventa. Io l'ho provato spesso con me stessa. Appena tornata a casa trovo 

Una vecchia donna seduta alla mia scrivania

Seduta che si sostiene il capo. Io: "Che cosa fai qui?" - Lei: "Cerco". - Io: "Che cosa cerchi?" - Lei: "La mia promessa". - Per l'arte piacere ho aperto la mia scrivania. In un momento tirò fuori tutto insieme. Essa fissava con occhi di fuoco le cose. Non ho mai vi­sto cercare in quella maniera. Anche le sue lettere (sono lettere scrit­te alla Principessa dal Parroco Wieser), le teneva in mano. Finalmen­te sospirò: "Perduto!" - Ed era sparita. Non ho una idea di chi possa essere stata! Dal suo modo di vestire era una persona del nostro tem­po.

8 Novembre. Giovanni fu qui quasi tutta la notte. - Io: "Mi sem­bri contento!" - Lui: "Sono avanzato!" - Io: "Dove'?" - Lui: "Nella conoscenza". - Io: "Allora nel pentimento?" - Lui: "No, quello è passato. La conoscenza della luce". - Io: "Parlami di più di questa lu­ce! E' il Buon Dio?" - Lui: "Lo capiscono soltanto quelli che non hanno corpo!".

11 Novembre. La donna che cerca venne di nuovo in carnera mia durante il giorno. Le chiesi: "Posso aiutarti a cercare?" - Allora mi guardò e pianse. Un altro giorno stava davanti alla mia scrivania ed ecco l'Inspiegabile: i tiretti chiusi erano aperti. Allora provai davvero un brivido. Escluso qualsiasi inganno! Lei stava lì vicino sorridente, mi si avvicinò e posò la sua testa sulla mia spalla. Poi disparve. Nei cassetti era tutto in ordine come prima.
E' un qualche cosa di nuovo, che mi sveglio con un certo presentimento - ed ecco che vedo tutta la parete piena di teste. E' una cosa davvero molto brutta. Esse mi fissano con varie espressioni dolorose del volto.

27 Novembre. E' con me Giovanni H... più luminoso e conten­to, ho pregato con lui. Chiesi: "Che cosa posso fare ancora per te?" - Lui: "Offri la tua volontà!" - Io: "Io vorrei - ma è sempre tanto dif­ficile". - Lui: "Ti sarà data la forza". - Io: "Perchè non vai da tua mo­glie?" - Lui: "La strada mi è indicata!" - Io: "Dimmi qualche cosa di più dell'eternità!" - Lui: "Credi ed abbi fiducia!" - E disparve.

4 Dicembre. Non l'ho più visto e neanche la donna, soltanto un gran frastuono e tante figure anche di giorno.

Un testimone

11 Gennaio 1928. Mandai W... in stanza mia a prendermi un li­bro. Ritornò di corsa e disse: "C'è un mendicante dentro". Vi andai subito ed ecco un uomo, che davvero sembrava un mendicante, era assai mesto. Gli chiesi: "Da dove vieni?" - Lui: "Dalla tribulazione". Io: "Chi sei?" - Lui: "Giuseppe H..." (Anni fa è vissuta qui una fami­glia H... non so se uno si chiamasse Giuseppe). - Io: "Cosa posso fare per te?" - Lui:"Con... pregare per me!" - Io: "Quando sei morto?" - Lui: "1874" - Io: "Perchè devi soffrire così a lungo?" - Lui: "Calun­nie". - Io: "Posso fare qualche cosa di buono?" - Lui: "Sì, la.... di D.... M..." (un prete). - Io: "Che cosa?" - Ma venne qualcuno e lui disparve. Ora mi sembra di ricordarmi che si raccontava una storia ri­guardante il Sacerdote P... M... e mi mandavano sempre via quando ne parlavano.

La madre del Parroco

17 Dicembre. Mi pare molto strano che io deva fare la mediatri­ce con l'Aldilà. Pensi! La donna che venne da me quasi per tre setti­mane e che mi rispose: "Sua Madre" è sua madre. Segue un collo­quio, che per motivi personali non riproduco. Purtroppo non potei
più sapere altro che mia madre è salva. Noto ancora che la Principes­sa non ha conosciuto mia madre quando era viva.
La comunicazione del 17 Dicembre fu l'ultima che potei ottene­re! Lei stessa, che ha offerto tanti sacrifici per le povere anime nel­l'ultimo decennio della sua vita ora dimora nella visione di Dio, co­me io decisamente credo.
Lei morì, come già notato in altro luogo, il 9 Gennaio 1929.

Il Parroco Sebastiano Wieser

CONCLUSIONE

Lettori, che hanno studiato attentamente il diario, continuano a ripetere, che essi sono stati terrificati dalla natura non solo pietosa, perfino molto cattiva dei morti apparsi. Naturalmente tutti d'accordo che niente di impuro può arrivare alla visione di Dio, si credette co­munque che il defunto abbia ottenuto una importante visione nella realtà dello spirito e soffra di più esternamente per i suoi peccati. Specialmente i quadri generalmente contadineschi che rappresentano le povere anime del Purgatorio, hanno accentuato di più il tormento del fuoco, mentre le anime sarebbero persone che espiano sciente­mente. Così la pena esterna del fuoco del Purgatorio divenne la parte essenziale della raffigurazione del Purgatorio. Al contrario appare es­sere la natura delle anime non liberate solo un profondo desiderio di Dio e un pentimento.
Che esse possano essere ancora cattive non solo non si rileva in queste immagini ma contraddice a qualsiasi rappresentazione dell'Al­dilà. Perfino nell'Inferno Dantesco le anime erano più esteriormente travolte da tempesta di dolore e di disperazione, che non dovessero subire tutta la cattiveria nel loro proprio essere.
Ciò che per l'arte non sembrava possibile rappresentare non era tuttavia sfuggita all'intuizione degli uomini. Talvolta in certi casi di morte salì sconvolgente alle labbra la parola: come l'albero cade, ri­mane.
Come cade l'albero, tale resta (prediche 11, 3).
Tommaso D'Aquino raffigura l'anima dell'uomo a un foglio di carta non scritto, sul quale durante la sua esistenza scrive il suo con­tenuto morale e spirituale. L'anima diventa quindi durante la sua vi­ta, ciò che conosce e ama.
Ora però è lasciato al libero spirito dell'uomo ciò che ha fatto suo in conoscenza e amore. Per le persone religiose i contenuti di questa conoscenza e di questo amore sono sempre diretti a Dio e al prossimo. Tuttavia finché vive l'uomo può sempre capovolgere tutti i valori e considerare il mondo e se stesso come il massimo dei valori.
I valori della vita corporale, materiale diventano i più alti e predomi­nanti mentre i valori di ciò che è Santo vengono rimessi in una lonta­nanza irreale, oppure scompaiono completamente. Cosi l'uomo al quale è stata insegnata l'imitazione di Cristo come santificazione, di­venta in tutto il suo essere un assoluto avversario di Cristo. Il Mistero della S. Comunione con il Salvatore diventa per lui una disgraziata comunione con il principe di questo mondo. Il male sta sul foglio del­la sua anima quale essenza della sua esistenza.
Quando con la morte depone il suo corpo come un abito vec­chio, niente cambia di ciò che da vivo volle conoscere e amare.
La sua vita e le sue azioni sono diventati il suo vero essere. Egli entra nell'Eternità con la sua anima. Ciò che lui ha intimamente ama­to e gustato, tutte le virtù e i vizi, tutte le nascoste inclinazioni e pas­sioni sono il suo "io" con la sola differenza che i cambiamenti che erano possibili ai corpi ora non sono più possibili, ed egli deve vivere la sua anima senza il minimo linimento o sollievo.
Una cosa sola si è totalmente cambiata, la visione dei valori e dei non valori della vita. Ora egli sa che il Bene e Dio non sono separabili e elle i suoi peccati significano pianto e stridor di denti. Concupiscen­za o curiosità degli occhi, concupiscenza della carne e superbia della vita, cattiveria contro gli uomini, l'insorgere della propria volontà contro la volontà di Dio, che una volta erano ancora come qualche cosa di liberazione, ora egli esperimenta come un cancro e una leb­bra, come una vergogna spaventosa e dolore, come tenebra e dispera­ta solitudine.
I suoi peccati sono le fiamme, che scuotono tutto il suo essere, di più ancora che esprimono la sua immagine. Durante la vita tutte le azioni sembrano soltanto un qualche cosa che appare, sembrano esse­re solo esteriori, ma ora egli si è identificato con i suoi peccati.
Nel profondo sentimento che i peccati sono diventati una inson­dabile preoccupazione dell'uomo per la sua esistenza dopo la morte un poeta del XIII secolo ha composto la sequenza che una volta si trovava per la Messa dei defunti. Oppresso dallo stato peccaminoso dell'umanità davanti al suo Signore e Creatore e nella fede che qui segue un giudizio preghiamo con lui. Il "Dies Irae" Giorno d'ira sarà quello.
Il mondo in cenere andrà, come han detto David e la Sibilla. Quanto grande terrore sarà, quando il Giudice verrà e tutto con rigor discuterà! Mirando suono diffonderà la tuba nei campi dei sepolcri e tutto al trono porterà.
La morte stupirà e la natura, al risorger della creatura che al Gran Giudice risponderà. Sarà portato il libro scritto in cui tutto è contenuto e per cui giudicato sarà il mondo. Quando il Giudice siederà, quanto è nascosto apparirà nulla senza punizione resterà. Tremendo e maestoso che ai salvandi gratuita dai salvezza, salva pur me, Tu Fonte di pietà. Ricordati, Gesù Buono, che il tuo cammin per me facesti, e non mi mandar perduto in quel giorno. Stanco sostasti me cercando, mi redimesti sulla Croce soffrendo che non sia vano sii gran tormento. Giusto Giudice di vendicazione, donami delle colpe la remissione, prima del giorno di offrir motivazione.
Reo son e pien di gemiti e di rossor il volto ho pieno, o Dio a me che ti supplico perdona!
Tu, che Maria mandasti assolta, e del ladron la prece esaudisti a me ancor la speme offristi. Degne, ahimè! Non son le preci mie, ma tu, che buono sei e benigno fa che da eterno fuoco non sia consunto.
Fra le tue pecorelle fammi posto trovar, e dai capri lungi fammi star, alla tua destra donami posar. Condannati e ripudiati i maledetti, a divorante paurosa fiamma destinati deh! chiamami allor coi benedetti! Supplice ti prego ed umiliato, il cuore come cenere disfatto presta soccorso e salvami alla fine. Giorno pien di pianto sarà quello, quando dal fuoco risorgerà l'uomo reo e la sentenza sentirà! Orsù misericordioso Iddio perdona! E tu, pietoso Gesù Signore, a loro dona il riposo. Amen!
Anche il Libera me Domine, che si cantava all'Ufficiatura o de­posizione dei defunti, ora non si usa più, benchè la grandiosità e di­gnità di questo canto esprima la grandezza di Dio e il Suo universale dominio: Libera me Domine. - Liberami o Signore dalla morte eterna, in quel giorno tremendo, quando cieli e ter­ra saranno sconvolti al tuo arrivo per giudicare il mondo col fuoco.....

La morale sola non basta.

Noi ci domandiamo come verrà spiegata la situazione fra pecca­to e Divina Misericordia, chiusa entro un dilemma. Dalla spiegazione data due secoli fa il grosso peso della rivelazione venne sempre più riposto o ridotto a un semplice insegnamento morale. L'uomo deve e pub rispondere soltanto del suo comportamento morale. Soltanto la sua vita decide il suo futuro. La dottrina di un certo Monaco Pela­gio fu combattuta nel quarto secolo da S. Agostino, perchè in una re­ligione dove ci sia solo la Morale, Cristo e l'eterno amore di Dio non trovano più posto. Sarebbe bastato Mosè con i suoi Comandamenti. Oggi il moderno indirizzo della pietà ha percorso la strada-opposta; Cristo ci ha salvati. Mosè non c'entra più. Come prima si era giunti a un moralismo senza la grazia, oggi invece si va verso una grazia senza morale.
1 cristiani celebrano la Pasqua. Però non dovrebbero più medita­re la morte espiatrice di Cristo, o seguirlo su questa strada, ma solo accogliere il fatto della Pasqua, come contenuto della loro Fede.
Gli inesorabili moralisti che eliminano l'amore insieme con il ri­spetto e così mettono la coscienza in continua trepidazione, sono al­trettanto bugiardi, quanto i predicatori, che rendono tutto tanto faci­le, perchè Dio è Padre Nostro, e quindi certamente non pretende più di quanto possiamo fare. E il minimo che ancora si può chiedere, ri­duce quasi al nulla la cara voce piena di amore.
Qui l'amore diventa una stupidaggine poiché i moralisti hanno perduto il Divino Amore e il timore fa impallidire l'immagine del Crocifisso. E' pericoloso per lo spirito dell'uomo risolvere le cose così semplicisticamente, solo perchè ci si trova davanti un Dio "compia­cente". - Quanti insegnano che l'anima lascia il corpo uscendo dal fondo del cuore. Ciò sarebbe un segno, che l'arresto dei flussi del cerebro non indica la morte vera e propria e che il cuore importa assai di più per il destino dell'uomo che non la ragione.
La cura d'anime cattolica seppe anche che il segno esteriore della morte (o morte apparente) non impedisce al sacerdote di ammini­strare la S. Unzione.
La vita è affidata all'amore. Ciò che non è amore è un cammina­re in un paese perennemente straniero, anzi nel "Nulla", al quale tut­tavia è prestata anche un'eternità, l'eternità dello spaventoso tormen­to della separazione di tutto l'essere.
Se abbiamo speranza, non seguiamo nessuna persona. La Santa Madre Chiesa, Madre della Grazia può fare in modo che il penitente stia accanto al santo e precisamente nello stesso splendore come i santi ma qui sta la tragedia del cuore. Il demonio non può tollerare che l'amore di Dio si manifesti fra gli uomini. L'uomo deve venir tra­volto soltanto dall'antiamore del mondo.
Difficoltà e cattiveria, paura e straniamento, amarezze, preoccu­pazioni, istinti selvaggi, avidità e ambizione sono imposti, per render­ci incapaci di riconoscere l'amore di Dio. Bacco-Dionisio contro il Crocifisso, dice: "Nietzsche".
Dr. Pietro Gehering.

Le povere anime e il Purgatorio nell'insegnamento della Chiesa

di P. Gaspare Demmeler S.J.

La misericordia e l'Amore di Dio non si estende soltanto sui viventi, ma si manifesta anche verso i defunti, che sono sulla via che li porterà a lui: le povere anime.
Ci chiediamo innanzitutto: "che cosa avviene dopo la morte quando l'anima ha lasciato il corpo, essa si trova come abbandonata, come circondata da Dio. Essa viene talmente investita da una così grande Santità, che in un attimo essa rivede tutta la sua vita e di col­po ciò, che essa merita".
Se l'anima è perfettamente monda dai peccati e dalle pene ad es­si dovute, può immediatamente entrare nell'eterna visione di Dio. Essa è rivestita dello splendido e immacolato vestito di nozze. La luce di Dio in cui è immersa, la ricopre e riempie di una beatitudine ine­sprimibile, la porta su nei gaudii del Cielo.

Niente di impuro può entrare nel Cielo.

Ma per l'anima macchiata che non ha colpe gravi cioè senza pec­cati mortali, questa luce è già giudizio; perchè uno stato di colpa non va d'accordo con l'infinita santità e perfezione di Dio. L'unione con Dio, "sua eterna beatitudine" è quindi impossibile. L'anima non po­trebbe sopportare la sua vicinanza.
Certo la grande maggioranza delle persone non entrerebbe per­ciò mai in cielo se non ci fosse un luogo di purificazione nell'Aldilà. Dio dice chiaramente per mezzo della Chiesa: "dopo la morte le ani­me vengono purificate dai castighi che lavano le macchie ed esiste un purgatorio" (Concilio di Firenze e Concilio di Trento).
La Chiesa fonda la sua fede in questo non solo con le parole del­la Bibbia: "Santo e salutare è il pensiero di pregare e offrire sacrifici per i defunti, perchè siano liberati dai loro peccati".
Essa ricorda e si riferisce anche alle serie parabole del Salvatore nel Vangelo, dove si parla di una prigione, dalla quale nessuno esce, prima di aver pagato il suo debito fino all'ultimo centesimo. Anche Paolo rileva che ci sono anime, che soltanto "attraverso il fuoco ven­gono salvate" (I. Cor. 3,15).
"Un'anima macchiata all'istante della morte si sente come an­nientata alla presenza di Dio, come frantumata dal peso della sua col­pa, che è da espiare, sicché da se stessa si getta nel purgatorio. Soltan­to dopo essa comprende che cosa è per Iddio e il suo amore alle ani­me e quale sfortuna è il peccato agli occhi della sua Divina Maestà". Essa vorrebbe gettarsi con la velocità del vento nelle braccia di Dio, ma si sente del tutto indegna, è come incatenata, frantumata dal pentimento e dal dolore, sospira e anela verso Dio ed è piena di pro­fonda riconoscenza, perchè essa può ancora riparare ed espiare, ciò chele manca.
Essa lo sa, essa è salva e questo pensiero la conforta nel suo tormento. Certo è una immensa misericordia di Dio, che anche dopo la morte ci sia un luogo, dove si possa riparare. Il Purgatorio è quindi un mistero della grazia, un fuoco della misericordia divina.

Anche tormenti corporali.

All'indescrivibile doloroso desiderio per la maggior parte delle anime si aggiunge il tormentante castigo per i loro particolari peccati, perchè con il pentimento e la confessione viene bensì perdonato il peccato, ma non viene tolto il meritato castigo.
Il fuoco purificatore, che le brucia dentro, tormenterà soprat­tutto quelle parti del corpo che furono la causa del peccato. Benché il corpo sia stato lasciato sulla terra, la povera anima avrà la sensazio­ne di averlo ancora, affinché esso abbia parte al doloroso castigo, che il Signore ha inflitto all'anima.
Questo è un atto della Divina Giustizia perchè il purgatorio do­po il Giudizio Finale cesserà, e il corpo, che ha peccato insieme con l'anima, rimarrebbe altrimenti impunito.

Suor Maria della Natività (morta nel 1798) a complemento di ciò dice: "Parecchi anni prima del Giudizio Universale la pena del luogo di purgazione aumenterà per ogni anima in proporzione alla grandezza della sua colpa. Dio può far soffrire un'anima in un solo anno più che in un periodo di tempo di cento anni. Gli angeli comu­nicheranno alle anime, che esse devono patire così tanto, perchè si avvicina il Giudizio Universale, e che Dio per questo aumenta la gravi­tà delle loro sofferenze, per poterne ridurre la durata".

Le povere anime sono veramente povere.

Le anime del purgatorio si chiamano giustamente "povere ani­me", cioè le anime che hanno un gran bisogno di essere aiutate. Esse non possono più offrire alla Divina Giustizia opere con le quali sod­disfare ai loro errori, come quando erano sulla terra.
Il Vescovo Mons. Keppler di Rottemburg un grande predicatore sulle povere anime, dice: "L'orologio del Purgatorio ha sempre il me­desimo colpo del pendolo: soffrire, aspettare! - Soffrire, aspettare". Per questo avviene che le povere anime soffrono senza meritare. In­vece sopportare pazientemente i dolori sulla terra merita l'Eternità Beata. Le sofferenze e le pene delle povere anime, secondo S. Agosti­no, sono peggiori dei tormenti dei martiri. Secondo S. Tommaso d'Acquino e S. Bonaventura le povere anime si struggono in un fuoco come quello dell'inferno (come i dannati) - con la sola differenza, che le anime del Purgatorio lodano e ringraziano Dio per la loro salvezza, mentre le anime dannate nell'inferno maledicono Dio.
Le povere anime quindi sono molto povere più di un mendican­te, perchè possono unicamente soffrire.
Secondo Anna Caterina Hemmerich e Maria Anna Lindmayer soffrono la maggior solitudine e la maggior pena quelle povere anime, che non appartennero alla Chiesa Cattolica perchè esse sono assoluta­mente senza aiuto; perchè i loro familiari, che non credono al Purga­torio, compresi i protestanti, non pregano per loro e non compiono alcuna opera buona in loro favore.

Le povere anime pregano per gli uomini.

Dobbiamo ora, a seguito di quanto sopra, farci ancora alcune domande e darne risposta. Esse sono prese in parte dalla rivista: "Vo­ci dell'Aldilà" che è segnata con diversi Imprimatur della Chiesa e quindi possiede una grande credibilità (Edizioni Hacker - Monaco). Una Monaca francese pregò e offrì molto per una consorella de­funta. Per bontà di Dio e a nostra istruzione questa si poté esprimere. Ella disse. "Ci sono anime che soffrono del Purgatorio nei luoghi do­ve hanno peccato; altre ai piedi dell'altare, però non per eventuali er­rori che abbiano commesso là, ma come adorazione, e nel contempo quale premio della loro devozione al SS. Sacramento e per il loro ri­spetto verso i luoghi sacri.
Esse soffrono meno, che se fossero nel Purgatorio e Gesù, che contemplano con gli occhi della Fede e insieme dell'anima, alleggerisce con la sua invisibile presenza, i dolori che esse soffrono".
Le anime del Purgatorio non sono soltanto occupate nei loro tormenti; esse possono pregare moltissimo e per i grandi interessi di Dio, per gli uomini, che abbreviano i loro dolori. Esse lodano e ma­gnificano il Signore per la Sua infinita misericordia che riguarda loro stesse, perchè i confini fra inferno e purgatorio sono molto piccoli per certe anime e non sarebbe mancato molto, ed esse sarebbero ca­dute nello spaventoso abisso. Puoi immaginarti quanto sia grande la riconoscenza di queste povere anime che in tal modo furono strappa­te a satana".

L'indulgenza plenaria è assai rara.

Un'altra domanda a questa monaca del Purgatorio era questa: "Come va con l'indulgenza plenaria?". Ecco la risposta: "Poche, po­chissime persone sono in grado di guadagnarla; è necessario una così profonda contrizione del cuore e della volontà, che è cosa rara, assai rara, più rara di quanto normalmente si crede, nel Purgatorio ricevia­mo le indulgenze che ci vengono offerte secondo i voleri di Dio. Se un'anima è al termine del suo desiderio, vicina al cielo, essa per mez­zo di una indulgenza plenaria che le viene donata intera o in parte, può venir liberata. Ma per le anime in genere questo non succede. Se esse mentre erano in vita ebbero poca stima o poco pensavano alle indulgenze o non ne hanno fatto alcun uso, Dio giusto ed eterno le ricompensa secondo le loro opere. Esse possono ottenere la parte secondo la misura da lui data, ma quasi mai una totale indulgenza".

La Santa Notte è la grande Festa delle povere anime.

Una ulteriore domanda suona così: "Il tempo della commemo­razione di tutti i fedeli defunti porta la liberazione a molte anime del Purgatorio?" - Risposta: "Nel giorno dei morti molte anime lasciano il luogo dell'espiazione e per una speciale grande grazia entrano in cielo. Soltanto in questo giorno tutte le povere anime senza eccezione hanno parte alle pubbliche preghiere della Santa Chiesa. Molte po­vere anime nel tormento ricevono per mezzo della Giustizia di Dio, durante lunghi anni che devono passare in Purgatorio solo questo uni­co sollievo. Perciò non è il giorno dei morti che la maggior parte delle anime entrano in cielo, ma nella notte Santa.

Mille anni davanti a Dio sono come un giorno.

"Quanto durano le pene del purgatorio?" - Questo è diverso per ciascuna anima; i dolori più lunghi e più gravi sono per gli uomini du­ri di cuore; anche coloro dei quali il Beato Enrico Susone (morto 1365) attesta: "Ci sono persone che hanno fatto tanto adirare Dio che devono patire nel Purgatorio fino all'ultimo giorno. Sono i pecca­tori sacrileghi che hanno rimandato la loro conversione alla fine della vita, e i quali hanno avuto poi prima di morire un minimo di penti­mento".
Comunque il concetto di tempo per le povere anime è totalmen­te diverso dal nostro. Secondo Anna Maria Lindmayer un'ora sembra loro nel purgatorio più lunga di venti anni di grande dolore sulla ter­ra, altre ancora un tempo più lungo assai e altre ancora più breve. Io dico a te questo alla maniera con cui si calcola sulla terra; perchè da noi è diverso...
Io sono qui da otto anni, mi pare di esserci da diecimila anni... O mio Dio!"

San Michele Patrono delle povere anime.

S. Michele Arcangelo e le povere anime. Una povera anima affer­ma: "Egli non è soltanto il testimone quando viene proclamata la sentenza; è anche esecutore della Divina Giustizia... e accompagna l'a­nima dopo la completa soddisfazione nella beatitudine eterna. Egli è compassionevole con noi e ci incoraggia nel nostro dolore parlando­ci del cielo". Talvolta egli viene in compagnia della Beata Vergine che noi vediamo corporalmente nelle sue feste. Nelle sue feste essa viene a trovarci e poi ritorna in cielo con molte anime. Anche il nostro An­gelo Custode viene a trovarci...
Noi possiamo aiutare le anime del Purgatorio in molte maniere.

Come possiamo venire in aiuto alle povere anime?

1 - Prima di tutto con la S. Messa che non può essere sostituita da nessuna altra cosa. Noi non dovremo quindi soltanto farla celebra­re per loro, ma noi stessi celebrare insieme. Nella S. Messa, l'incruen­to sacrificio di Cristo, noi offriamo al Padre Celeste i meriti e le sof­ferenze del suo Divin Figliolo, le sue sacre ferite, il suo Sangue pre­zioso. La sua morte tormentosa espiatrice. Nel suo amore Misericor­dioso per le povere anime egli ci permette di devolvere loro questo tesoro infinitamente prezioso e di ricevere e offrire per loro la S. Co­munione - naturalmente solo per mezzo della nostra Madre Celeste. Maria Anna Lindmayr accentua decisamente questo: "Lei deve affi­dare tutte le buone opere alla Madre di Dio e non dovrebbe donare niente alle povere anime secondo la propria volontà.
"Giovano loro in maniera del tutto particolare le "Messe Grego­riane" durante le quali per 30 giorni consecutivi viene offerta la S. Messa per un defunto. Esse risalgono al Papa Gregorio Magno (590 - 604).

2 - Per mezzo della sofferenza riparatrice. Ogni sofferenza che viene offerta per le povere anime porta loro un grande sollievo. Anna Caterina Emmerich dice: "Non si può descrivere quale grande conso­lazione possono trarre le povere anime dal nostro autodominio e dai piccoli sacrifici". Si sa del Santo Curato d'Ars, che egli ha pregato Dio di poter soffrire di notte per le povere anime.

3 - La recita del S. Rosario dopo la S. Messa è il mezzo più im­portante per aiutare le povere anime. Per mezzo del S. Rosario ogni giorno vengono liberate numerose anime, che altrimenti dovrebbero patire per molti anni. Con questo mezzo le raccomandiamo alla po­tente intercessione della cara Madre di Dio, la quale aiuta volentieri le povere anime lei che è la più grande Consolatrice.

4 - Anche il compiere la Via Crucis porta alle povere anime una grande diminuzione dei loro tormenti. Se noi con questa preghiera o divozione offriamo per loro i dolori e la morte di Gesù e le lacrime della Sua Madre Addolorata.
Ad ogni stazione noi possiamo aggiungere: "Signore Gesù Cristo Crocefisso abbi pietà di noi e delle povere anime del Purgatorio". E' di grande aiuto anche l'uso di recitare le preghiere delle cinque piaghe di Cristo, specialmente davanti alla bara del defunto.

5 - Inestimabili sono le indulgenze, dicono le povere anime a Maria Simma. Certamente perchè esse abbreviano soprattutto ed e­sclusivamente le loro pene; infatti le indulgenze è la remissione valida davanti a Dio della pena temporale che qui sulla terra o nell'Aldilà non è ancora stata espiata.
Chi guadagna da vivo molte indulgenze per le povere anime an­che in punto di morte otterrà più delle altre la grazia, di ottenere l'in­dulgenza plenaria in articolo mortis. Attingiamo quindi con zelo a questo tesoro di grazia che Gesù ha meritato per noi con la sua pas­sione e ci viene donato per mezzo della sua Chiesa.

6 - Esercizi di virtù e buone opere. Gesù per mezzo di Maria Anna Lindmeyr ci raccomanda: "Noi dovremmo proporci ogni setti­mana una precisa virtù ed esercitarci in essa davanti a Dio ed agli uo­mini, a seconda che si offre l'opportunità. Questi atti però dobbiamo trasmetterli alla Madonna per mezzo del nostro Angelo Custode af­finché lei devolga i meriti alle povere anime: per esempio atti interni di umiltà e di rinuncia di se stessi per quelle anime, che soffrono a causa della loro superbia e hanno disprezzato gli altri. Lei dice espres­samene: "Proprio con l'umiltà si può essere di grande aiuto alle ani­me, assai di più che con altre opere di penitenza".
La sorte delle anime che sulla terra peccarono per il troppo mangiare e bere possono essere sollevate con il digiuno; altre invece hanno bisogno di atti di pazienza e dolcezza, per essere liberate dalle pene per l'impazienza e l'ira. I tormenti dello spirito dei duri di cuore possono essere mitigati con le opere di misericordia, a ciò aggiungia­mo di fare elemosine specialmente offerte per le missioni nel Mondo.

7 - Un altro mezzo molto facile per aiutare le povere anime è la buona intenzione, per esempio prima di fare qualche cosa dire: "In nome di Dio" oppure "Gesù tutto per te" oppure "Tutto per Te Sa­cro Cuore di Gesù per mezzo della Tua SS. Madre".
Una defunta monaca accentua la loro importanza dicendo: "Nel mondo e perfino nel monastero succede, che molte azioni, buone in se stesse, nell'ora del rendiconto non vengono ricompensate, perchè prima non furono offerte a Dio. (vedi la N.d.T.)
Delle buone intenzioni fanno parte anche l'atto eroico di amore a conforto delle povere anime.
In una offerta volontaria che dura per sempre noi devolviamo tutte le buone opere che noi stessi facciamo e che verranno offerte per noi dopo la morte, alle anime del purgatorio. Non ci perdiamo niente in questo modo, perchè: "Ciò che voi farete al più piccolo dei miei fratelli, lo avete fatto a me".

8 - Come molto utile per le povere anime Maria Anna Lind­meyr, indica l'acqua santa. Spesso dallo stesso Salvatore le fu indica­to di aspergere acqua santa. Essa aveva la pia abitudine prima di met­tersi a letto di dare l'acqua santa alle povere anime.
Una volta, essa racconta, me ne dimenticai e andai a dormire; ma le povere anime girarono tanto a lungo attorno al mio letto, fin­ché mi alzai e diedi loro l'acqua santa. Soltanto allora ebbi pace". Quindi se noi diamo l'acqua santa alle povere anime sale di nuovo al cielo la preghiera della Chiesa e attira grazie su di loro, perchè questa acqua è appunto benedetta dal Sacerdote ed è un sacramentale della Chiesa.

Il valore e l'azione dell'acqua santa però poggia anche sulla fede e la fiducia di ciascun singolo cristiano. Le povere anime sentono la forza purificatrice e santificatrice dell'acqua santa, ma anche l'amore con cui viene loro data.
(Nota del Traduttore). S. Maria Maddalena de Pazzi soleva dire alle sue novizie: "Animine, non scendete inultimente le scale!" voleva dire: anche la più piccola cosa, fatela come atto di ubbidienza e con retta intenzione, offrendola a Gesù Amore, per amore a Lui!.

9 - Anche l'ardere delle candele giova alle povere anime. Non ul­timo perchè è un gesto di attenzione e di amore, poi perchè le cande­le sono benedette e la loro luce illumina le tenebre delle povere anime.
Se con la nostra meditazione abbiamo riconosciuto la miseria e la sfortuna del peccato, anche dei cosiddetti peccati veniali, allora noi dobbiamo nuovamente fare il fermo proposito di combattere le no­stre debolezze e le nostre mancanze.
Viviamo quindi ogni giorno consapevoli della Divina presenza di Gesù in noi, perchè noi siamo riempiti del Suo Amore, che tutto ab­braccia, e siamo completamente conformati in lui. In questa intima unione con Dio noi potremo donare anche di più a coloro che non possono più far niente per se stessi: le povere anime.

Preghiera di offerta per le povere anime.


Amabilissimo e buono Iddio, poiché è Tua volontà che noi pre­ghiamo per le povere anime, noi Ti offriamo per le mani purissime di Maria tutte le S. Messe che oggi vengono celebrate, per il Tuo altissi­mo onore e per la liberazione delle anime del purgatorio. Noi Ti pre­ghiamo umilmente, cancella la loro colpa per i ricchissimi meriti del Tuo Amatissimo Figlio, ed abbi pietà di loro. - Amen.

Fine

Nostra Signora del Monte Carmelo
Offerta della giornata per le anime del purgatorio
Mio Dio eterno ed amabile, prostrato in adorazione della tua immensa Maestà umilmente Ti offro i pensie­ri, le parole, le opere, le sofferenze che ho patito e quelle che patirò in questo giorno. 
Mi propongo di compiere ogni cosa per tuo amore, per la tua gloria, per adempiere alla tua divina volontà, così da suffragare le Anime sante del Purgatorio e sup­plicare la grazia di una vera conversione di tutti i pec­catori. 
Intendo operare ogni cosa in unione alle purissime intenzioni che nella loro vita ebbero Gesù, Maria, tutti i Santi che sono in Cielo ed i giusti che sono sulla terra. 
Ricevi, mio Dio, questo mio cuore, e dammi la tua santa benedizione insieme alla grazia di non commet­tere peccati mortali durante la vita, e di unirmi spiri­tualmente alle Sante Messe che oggi si celebrano nel mondo, applicandole in suffragio delle Anime sante del Purgatorio e specialmente di (nome) affinché siano purificate e finalmente libere dalle sof­ferenze. 
Mi propongo di offrire i sacrifici, le contrarietà e ogni sofferenza che la tua Provvidenza ha stabilito oggi per me, per aiutare le Anime del Purgatorio e ottenere loro sollievo e pace. Amen.


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